Il coraggio e la visione.
Alessandro Magno e la leadership generativa
Di Andrea Lipparini e Gianfranco Di Pietro
Prefazione di Benedetto Vigna
Editrice Il Mulino
Pagine 307
In brossura
Prezzo di copertina € 24,00
ISBN: 9788815393098
Gli autori di questo testo prendono spunto dalle imprese di Alessandro Magno per avvicinarsi alle meno eclatanti ma sicuramente complesse organizzazioni e Imprese attuali.
Il macedone, descritto fin dall’infanzia come curioso e intraprendente, cresciuto nel rigore che il padre Filippo gli impone dal punto di vista fisico e militare, cui si unisce il rigore culturale e intellettuale del suo precettore filosofo Aristotele, che gli trasmette l’amore per la cultura e la strategia, fin da giovane mostrò doti di leadership e coraggio, come nell’addomesticare il famoso cavallo Bucefalo e nella sua prima reggenza del regno a soli 16 anni.
Arriviamo quindi alle parole chiave che ci accompagnano nella lettura: strategia e visione.
Un’impresa può fallire Queste parole sono fondamentali nelle imprese attuali come in quelle di Alessandro. La capacità di vedere oltre e di condividere le proprie visioni sono requisiti essenziali per quanti ricoprono ruoli manageriali. Pensiamo a un dirigente d’azienda che ha il compito preciso di individuare la “direzione” verso cui andare ma senza la condivisione, senza il coinvolgimento dei collaboratori, l’accoglimento delle critiche, dell’individuazione dei punti deboli sollevati dal dipendente più sensibile e accorto, beh l’impresa può finire ai confini del “regno” come per Alessandro sulle rive dell’Indo.
Quanto si è sentito ferito e sminuito Alessandro il grande di fronte al diniego dei suoi quattromila soldati di proseguire arrivati fino ai confini del mondo? Tanto fino a chiudersi nella sua tenda e non parlare con nessuno. Eppure il suo numeroso ed eterogeneo esercito lo aveva seguito con lo stesso coraggio e determinazione che egli aveva infuso durante tutte le battaglie e le conquiste. Alessandro non ha fatto tesoro dell’insegnamento di Aristotele sulla “moderazione”? Ora il suo esercito lo critica e lo “abbandona”. Si tratta solo di stanchezza o di incertezza su quanto c’è oltre? Oppure Alessandro non ha saputo cogliere e accogliere le critiche dei suoi più vicini collaboratori?
Questo episodio mette in luce un tema sempre attuale: la perdita di fiducia non avviene per un errore strategico, ma per un’incrinatura emotiva. Quando il leader si disconnette dalla propria squadra, quando smette di ascoltare e di cogliere i segnali deboli, si interrompe quel patto implicito che tiene coeso il gruppo. E anche la più brillante strategia rischia di fallire. Le persone non dimenticano mai come le facciamo sentire. La fiducia si gioca nei dettagli: uno sguardo, un’esclusione, un messaggio incoerente. La leadership generativa nasce proprio da qui: dalla consapevolezza che guidare significa prendersi cura delle connessioni che uniscono le persone verso una direzione. E’ strategico il leader che accoglie le osservazioni dei collaboratori, anche di quelli che fanno della critica un vessillo.
La vera sfida della leadership non è avere tutte le risposte, ma saper tenere unite le persone intorno a un senso condiviso.
Questo testo parte dalle epiche gesta di un “condottiero” che era dotato coraggio e capacità strategiche per avvicinarci al mondo imprenditoriale odierno in cui la leadership deve farsi carico non solo della visione ma dello sviluppo dell’intelligenza emotiva individuale e collettiva. Un codice affettivo che valorizzi la diversità. Il leader non è solo in grado di sviluppare “visione” ma “condivisione”. Il team che gli sta intorno conosce la direzione ma deve essere al corrente di possibili deviazioni e anche di un possibile “tornare indietro” quando serve. Far crescere un team, una squadra non significa solo seguire il leader ma accompagnarlo. Il team cresce se il leader mette in campo le sue hard skill unitamente alle soft skill. Solo un team dove esistono partecipazione e ascolto può superare le difficoltà e “andare oltre” l’Indo”. Perché il leader non è un super eroe ma un compagno di viaggio.
Gli autori
Gianfranco Di Pietro ha insegnato Filosofia e storia. Specializzato in Analisi Transazionale per le organizzazioni, i suoi interessi spaziano dalla leadership alla psicologia cognitiva e alla progettazione di strutture manageriali ottimali. Andrea Lipparini, Ph.D., è ordinario di Strategia d’impresa nell’Università di Bologna. È anche Associate Dean della Bologna Business School.
Benedetto Vigna è Amministratore delegato di Ferrari dal settembre 2021. Fisico di formazione, è un innovatore di rilievo internazionale con una lunga esperienza nei semiconduttori e nei sensori di movimento.
Alberta