Il lavoratore sovrano: Lavoro e cittadinanza democratica

Axel Honneth Il lavoratore sovrano Editore: Il Mulino Collana: Collezione di testi e studi Data di Pubblicazione: 11 aprile 2025 Pagine: 280 Formato: brossura Argomenti: Filosofia occidentale: dal 1600 al 1900, Sociologia del lavoro e dell’impiego Prezzo di copertina € 29,00 EAN: 9788815392091 ISBN:8815392092 |
Lavoratore Sovrano! Nella nostra costituzione il cittadino è sovrano e detiene un potere decisonale attraverso la partecipazione al voto. Ma nel ruolo di lavoratore che potere ha, sempre che ce l’abbia! Leggendo questo libro è la prima spontanea riflessione.
Viviamo un periodo di democrazia compromessa e questa incrinatura, secondo l’autore, filosofo e politologo, ha origine proprio nel mondo del lavoro. Un crescesente autoritarismo silenzia le voci di chi passa la sua vita in una fabbrica aspettando il riposo, malpagato e ancor di più malpagata, non riconosciuta nei diritti di madre e di cittadina. Chi governa è impegnato a far valere un nazionalismo che sembrava tramontato e poco si occupa di quanti, con fatica fanno andare avanti la macchina economica, ovvero il lavoratore.
Il titolo anticipa l’importanza del lavoratore, ma la filosofia sociale di Honnetth si spinge ben avanti. Il lavoratore è un cittadino sovrano, in una democrazia matura, ha diritto di scegliere attraverso il voto i suoi rappresentanti. Diverso è il ruolo dell’individuo lavoratore che per lo più sovrano non è affatto e anzi, oggi più di ieri, si trova a vivere rapporti non solo di dipendenza ma, in certi casi, di vero e proprio asservimento. La consapevolezza del ruolo sociale del lavoratore fatica a esprimersi, si lotta per un posto sicuro, per un salario equo e garantito ma forse è meglio dire si lottava. Attualmente ciascuno fatica da solo cerca sostegno individualmente, attraverso conoscenze e raccomandazioni.
Tra le riflessioni, dell’autore ne va evidenziata una in particolare: il reddito di cittadinanza non è strumento appropriato, non contribusice all’investimento individuale, all’inclusione nella produzione e quindi alla “partecipazione”. Da questo prende origine il distacco del lavoratore nei confronti delle tematiche sociali. Il disinteresse e la sfiducia verso la politica sono certamente correlati alla mancanza di riconoscimento nell’attività lavorativa, così come il carattere autoritario e non cooperativo delle relazioni di lavoro.
Non basta che i lavoratori godano di diritti ben codificati e di un certo potere negoziale, bisogna che già nell’adempimento dei loro compiti e nella organizzazione del lavoro vengano prese in considerazione le loro opinioni e le loro proposte e che viga anche nell’azienda una certa prassi di cooperazione democratica. La valorizzazione del contributo di ciascuno è una base fondamentale per alimentare il senso di autostima personale favorendo la partecipazione alla sfera pubblica facendo sentire la propria voce. «Chi non gode di riconoscimento sociale nel proprio lavoro, – sostiene Honneth – chi in esso non è considerato possessore di capacità generalmente apprezzate, e quindi portatore di un contributo socialmente prezioso, non disporrà nemmeno dell’autostima necessaria a esprimere la propria opinione in dibattiti politici». Queste affermazioni fanno pensare all’organizzazione lavorativa innovativa e umanistica, che anticipava le moderne teorie sulla responsabilità sociale d’impresa, introdotta da Adriano Olivetti nella sua azienda negli anni 60 dello scorso secolo. L’azienda non considerava i lavoratori come un semplice fattore di produzione, ma come parte di una comunità, con un focus sulla crescita personale, culturale e sociale dei dipendenti. Nel lavoro si tocca con mano il fatto che la società è un’impresa cooperativa, dove il sostentamento di ognuno dipende dall’attività degli altri. La molteplicità di relazioni sociali che inevitabilmente si crea sui luoghi di lavoro, rende manifesta la necessità di cercare insieme agli altri soluzioni a problemi comuni.
Alberta