Quando il cervello si emoziona

di Daniela Perani


Daniela Perani
Quando il cervello si emoziona. Dall’infanzia alla vecchiaia, viaggio nelle età della nostra vita emotiva.
Rizzoli editore, ottobre 2025
Pagine: 288
ISBN  9788817191340
Prezzo 18,00 €

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Le emozioni permeano tutta la nostra vita. Ci gui- dano, ci ispirano, spesso ci tormentano, coinvolgono mente e corpo in un’intricata rete di percezioni che ci lega all’ambiente, agli altri e al nostro sé. Sono una forza silenziosa e invisibile, come il vento che scuote le cime degli alberi e può rendere instabili anche i fusti con le radici più salde. Daniela Perani, tra i neuroscienziati italiani più conosciuti a livello internazionale, ci conduce in un viaggio affascinante all’interno del cervello e all’origine delle emozioni, ne svela la comples- sità e, grazie alle più avanzate tecniche di neuro- immagine e a esperimenti sulla musica, il linguaggio, l’empatia e la teoria della mente, ne mostra il funzionamento – e il malfunzionamen- to – nelle diverse età della vita.
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Codice di guerra. Etica dell’intelligenza artificiale nella difesa

Titolo:Codice di guerra
Sottotitolo: Etica dell’intelligenza artificiale nella difesa
Autore: Mariarosaria Taddeo
Argomenti: Filosofia della scienza
Collana: Scienza e idee
Editore:Raffaello Cortina
Pagine:320
Pubblicazione 08/2025
ISBN   9788832857894
Prezzo di copertina €25,00

Etica, morale, giusto o ingiusto. Etica basata sui valori e principi morali che guidano il comportamento umano.

L’autrice, già quindi anni fa, aveva avviato un progetto di ricerca sull’etica della guerra dell’informazione. L’esigenza di scrivere un testo legato all’etica dell’intelligenza artificiale nell’ambito della difesa nasce da questa ricerca. Analizzare, identificare, affrontare in modo sistematico e coerente le sfide etiche che nascono dall’uso corrente dell’Intelligenza Artificiale nel settore della difesa, diviene un imperativo categorico.

La guerra non è più solo un atto di forza di chi ha lo scopo di costringere un avversario a sottomettersi. Le nuove tecnologie non sono solo strumenti per ottimizzare l’uso della forza, diventano dirompenti nella concettualizzazione della guerra e delle implicazioni etiche e legali. L’autrice porta l’esempio della tecnologia nucleare. Gli ordigni nucleari sganciati su Hyroschima e Nagasaki hanno annullato la distinzione tra combattenti/soldati e non. I contendenti non corrono più rischi simili. Chi è più potente annienta chi lo è meno non in termini di solo esercito bensì di popolazione civile.

La digitalizzazione della difesa nazionale, iniziata con la prima guerra del Golfo, ha trovato nella guerra in Ucraina il suo punto di non ritorno. In questi anni è diventato evidente che la grande quantità di dati che produciamo ogni giorno unita all’intelligenza artificiale (IA) ha una notevole importanza nei processi decisionali e operativi della difesa e sicurezza nazionale: dall’intelligence, alle operazioni cibernetiche a quelle cinetiche (i veri e propri combattimenti). Tuttavia, al potenziale dell’IA si accompagnano seri rischi etici, sociali e legali, che spaziano dalle difficoltà di attribuire la responsabilità per le azioni compiute dai sistemi IA, alla loro limitata predicibilità e sicurezza, al problematico rapporto tra uso dell’IA nella difesa e Teoria della Guerra Giusta. Se la difesa è il banco di prova del rispetto dei valori democratico-liberali, l’adozione dell’IA in questo settore non può prescindere da una valutazione di tipo etico per un suo utilizzo responsabile.

Nel testo vengono sviluppati in modo puntuale i principi etici per l’IA nella difesa. L’autrice ne decrive cinque: uso giustificato e ridefinibile, sistemi e processi giusti e trasparenti, responsabilità morale umana che si esplicita nell’affermazione che gli esseri umani sono gli unici agenti moralmente responsabili degli esiti dei sistemi IA utilizzati a fini di difesa e relativo controllo, Sistemi, affidabili.

E’ estremamente urgente comprendere l’impatto dell’IA su tutte le funzioni della difesa nazionale e promuovere senza induigi l’uso etico delle tecnologie.

L’autrice mette a confronto i sistemi previsti dai Dipartimenti della difesa dei diversi stati: il DoD Department of Defense degli Stati Uniti dove si evidenzia il concetto di responsabilità. Il MoD Ministry of Defence del Regno Unito UK nel quale si concentra l’attenzione sugli esseri umani. La NATO Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord punta sulla Legalità. In tutti i sistemi previsti da tutti i dipartimenti sono presenti affidabilità e tracciabilità

Anche per il lettore più digiuno e sprovveduto sia a livello tecnologico che in tema di conflitto tutti i capitoli di questo corposo testo pongono domande “esistenziali”. L’etica, considerata come guida del nostro agire in tutti gli ambiti della vita dovrebbe essere guida a quanti hanno potere decisionale nell’uso dell’IA nel settore della difesa. Viene naturale pensare che chi ha potere decisionale deve avere la massima conoscenza di azioni e loro conseguenze.

Mariarosaria Taddeo presenta un’analisi concettuale e sistematica dei problemi che derivano dall’uso dell’IA, aprendo il dibattito su opportunità e rischi per la difesa. Fornisce raccomandazioni pratiche a decisori politici e professionisti. Sottolinea in modo esplicito che senza una governance etica dell’IA sarà impossibile mitigarne la pericolosità.

Biografia dell’autore

Mariarosaria Taddeo (PhD in Filosofia Teoretica e Pratica, Università degli Studi di Padova; Laurea Magistrale summa cum laude in Filosofia Università degli Studi di Bari) è Professore Associato e Senior Research Fellow presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford, dove è vicedirettrice del Digital Ethics Lab. È anche Defense Science and Technology Fellow presso l’Alan Turing Institute di Londra. Il suo lavoro si concentra principalmente sull’analisi etica dell’intelligenza artificiale, dell’innovazione digitale, della sicurezza informatica e dei conflitti informatici. Le sue aree di competenza sono la filosofia ed etica dell’informazione. La sua ricerca è stata pubblicata in più di 120 saggi apparsi in riviste come Nature, Nature Machine Intelligence, Science e Science Robotics.

Nel 2020 Mariarosaria Taddeo è stata ufficialmente nominata a rappresentare il Regno Unito come membro del NATO Exploratory Team on Operational Ethics: Preparation and Interventions for the Future Security Environment.

Alberta

Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo

di Renata Pepicelli

Il Mulino. Collana “Contemporanea”
Anno di pubblicazione 2025
pp. 168, in brossura
Prezzo: a stampa € 16,00
e-book € 11,99
ISBN 978-88-15-39129-2


Il superamento della concezione di Oriente e Occidente quale si è sviluppata dal secondo dopoguerra, e la critica alla più recente rigida contrapposizione tra un Occidente libero e avanzato e un Islam tutto e sempre fondamentalista, sono i temi focali del libro.
Dal secondo dopoguerra l’Occidente viene associato a Paesi quali l’Europa, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, accomunati da laicità degli Stati, economia di mercato, diritti e garanzie individuali e collettive, liberalismo insomma, in contrapposizione all’Oriente identificato con i Paesi tra Asia e Africa uniti da arretratezza culturale e sociale, sottosviluppo economico – fatta eccezione per i Paesi del Golfo – mancanza di democrazia e fondamentalismo religioso con conseguente minaccia per l’Occidente a causa dell’emigrazione in costante aumento. Non possiamo però continuare a pensarla così, in quanto viviamo in un mondo nuovo e complesso, con confini che non ci sono più. Persone, lingue, religioni e culture si mescolano, interagiscono e convivono. Milioni di giovani in Europa hanno una identità plurale, frutto proprio di mescolanza e interazione tra lingue, tradizioni, culture e religioni. Indipendentemente dal colore della pelle i figli delle migrazioni sentono di appartenere al paese in cui vivono, senza perdere l’identità d’origine. In questo mondo nuovo pertanto bisogna che impariamo a vivere liberandoci da stereotipi e pregiudizi. Non si può parlare di identità secondo vecchi schemi: “Oriente e Occidente si rincorrono, si compenetrano, sono l’uno dentro l’altro…e danno vita a un cerchio unico dove nessuna delle due parti può stare o essere compresa senza l’altra” (pag.11). Forse potremmo sostituire quella definizione con Occiriente”, suggerisce Pepicelli. L’autrice, che insegna Islamologia e Storia del mondo arabo contemporaneo al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, studia da tempo i cambiamenti sociali e in questo saggio sviluppa la sua tesi in un percorso di fatti storici, sociali, politici, economici e religiosi, che si snoda dall’Islam in Europa nel Medioevo fino alla contemporaneità. Storia, letteratura, arte e modelli di vita sociale caratterizzano ad esempio gli influssi reciproci e le interazioni tra la cultura araba e quella locale in Sicilia ai tempi dei re normanni Ruggero II d’Altavilla e Federico I di Svevia. La loro fu una politica di assimilazione e non di cancellazione. Venezia e Pisa sono un altro esempio.
Pepicelli non sottovaluta la gravità e tragicità delle azioni terroristiche di settori del mondo islamico che hanno colpito l’Occidente, le racconta e le analizza, ma confuta la catalogazione del mondo musulmano in un integralismo omogeneo tout court. Tale convinzione è conseguenza della mentalità coloniale che ha dominato l’Occidente: ad esempio, stereotipi e pregiudizi sull’Oltremare sono stati alimentati da missionari, viaggiatori e artisti che a partire dall’Ottocento, inferiorizzando con narrazioni e immagini i popoli d’Oriente e soprattutto le donne, hanno contribuito a consolidare la visione colonialista, giustificarne l’imperialismo e alimentare le discriminazioni. Pepicelli ci racconta la complessità del variegato mondo musulmano e ci porta anche a riflettere sugli episodi più vicini a noi di cronaca e crimini relativi a violenza di genere quale l’omicidio nel 2021 della giovane Saman Abbas uccisa dai genitori con la complicità di familiari per il suo rifiuto a sposare il cugino in Pakistan nel 2020, quando aveva 17 anni. La fede dei terroristi non c’entra niente con episodi del genere: “Sono le singole persone, che si nutrono di culture patriarcali e di pseudo giustificazioni culturali e religiose, e non le religioni a farsi autrici di crimini; così come sono persone specifiche a lottare per la propria libertà e a portare avanti movimenti di autodeterminazione e di lotta per i diritti delle donne (p. 95) .
I più non lo sanno, perché abbiamo lasciato prevalere l’idea di una cultura araba del tutto lontana da noi, ma tante donne musulmane hanno combattuto nel passato per i loro diritti: Fatema Menissi scrittrice e sociologa marocchina (1940 – 2015) ha lasciato un’impronta importante nel pensiero femminista islamico di cui è considerata una delle apripista; e  pioniera del femminismo egiziano fu Huda Shaarawi (1879 – 1947). C’è anche l’italiana Lidia Rafanelli che convertitasi all’Islam e contemporaneamente al movimento anarchico nei primi del novecento, malgrado nei suoi scritti descrivesse Oriente e Occidente come contrapposti, nella vita reale e intellettuale arrivò a un punto di convergenza e di sintesi tra i due movimenti.
I movimenti femministi delle donne musulmane sono oggi diffusi nel nostro mondo, ma se ne parla poco. L’Italia è attraversata dai cambiamenti socio culturali della nostra epoca e a dimostrazione di tale trasformazione ecco il riferimento a Sanremo 2024 con Ghali e Geolier. Il primo nelle serate delle cover ha cantato in arabo, che è la lingua della sua famiglia, e in italiano, con una perfetta sintesi della sua identità culturale; Geolier, un rapper napoletano, ha portato sul palco una canzone tutta in napoletano, considerata polemicamente una provocazione da molti. Questi giovani, e assieme a loro la campionessa Paola Egonu, hanno alimentato dibattiti sull’italianità. Per una parte del Paese il concetto è fermo nel tempo, caratterizzato dal riconoscimento di una certa bianchezza del popolo italiano che non fa i conti né col fatto che si tratta di una costruzione culturale e politica, né con la storia. Infatti “gli italiani emigrati, non venivano poi considerati così bianchi”, scrive Pepicelli, senza dimenticare che gli italiani del meridione venivano diversificati da quelli del nord come una razza distinta.
Bisogna guardare con occhi e mente nuovi la realtà, questo il focus del saggio, liberarsi dal retaggio mentale coloniale, puntare alla decolonizzazione di pregiudizi razzisti e stereotipi dominanti, penetrare nel mondo nuovo delle diversità che si intrecciano e amalgamano. Un saggio che affronta e apre tanti interrogativi, che invita alla riflessione sulla complessità del problema e sull’importanza di affrontarlo con lucidità. Un invito alla lettura anche per la ricchezza delle citazioni, delle note e della numerosa bibliografia, alla fine di ogni capitolo, che agevola il confronto con le tesi della scrittrice.

Etta Artale