Sostenibilità in agricoltura: il ruolo della genetica è fondamentale

La tecnica è la stessa che serve a curare le persone ma l’opinione pubblica continua a guardare con diffidenza le piante ottenute tramite TEA

Annalisa Polverari

 L’utilizzo di scoperte della ricerca genetica per curare l’uomo è molto apprezzato dall’opinione pubblica mentre non è così per l’agricoltura, anche se la tecnologia è esattamente la stessa. A dirlo è la professoressa Annalisa Polverari dell’Università di Verona, a margine della giornata di studio “Razionalizzazione delle attività di controllo dei parassiti nelle colture e negli allevamenti” che si è svolta lo scorso 6 novembre all’Accademia dei Georgofili.

Facendo riferimento al noto caso del bambino siriano affetto da una grave malattia genetica, l’epidermolisi bollosa giunzionale, che causa un progressivo distacco della pelle, il quale è stato curato grazie alla terapia genica, sottoposto ad un trapianto di pelle geneticamente modificata, ha dichiarato Polverari: “Il patrimonio genetico compromesso delle cellule di questo bambino è stato sanato inserendo le copie corrette dei geni difettosi. Eppure, nel caso delle malattie umane la percezione beneficio-costo da parte dell’opinione pubblica è molto elevata, mentre nel caso delle piante che tutti noi mangiamo questa percezione è molto vaga e il singolo consumatore è spesso inconsapevole di quanto può essere importante una produzione agraria più rispettosa dell’ambiente grazie alle nuove tecnologie che danno agli agricoltori gli strumenti per produrre in maniera sostenibile. Attualmente molti fitofarmaci sono stati revocati in quanto tossici e quindi mancano molecole attive efficaci, oltre a questo i cambiamenti climatici aumentano la pressione di molti patogeni: l’agricoltore non riesce più a produrre in quantità né ai costi ai quali siamo abituati. La sostenibilità deve necessariamente diventare un problema del singolo cittadino e consumatore in un mondo in cui c’è bisogno di produrre di più utilizzando meno input: questo possiamo farlo soltanto con la ricerca nel settore delle tecnologie di evoluzione assistita (TEA) che permettono di potenziare geni già presenti nel patrimonio genetico delle singole piante per renderle più resistenti nei confronti degli stress biotici e abiotici, soprattutto in tempi brevi. Le varietà resistenti si sono infatti prodotte da sempre tramite incrocio ma questa è una procedura che richiede troppo tempo, cosa che oggi non abbiamo”.

Fonte: Giulia Bartalozzi, Ufficio Stampa Accademia dei Georgofili
e-mail: ufficio.stampa@georgofili.it

Premio Laura Conti per tesi di laurea: scadenza presentazione lavori

Il Premio, promosso dall’Ecoistituto del Veneto Alex Langer e dalla Fondazione ICU – Istituto Consumatori Utenti, è giunto alla sua 26a edizione

L’ultimo giorno utile per la presentazione dei lavori è il 30 novembre 2025

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Il Premio è nato per ricordare l’importante figura di “Laura Conti”, pioniera delle tematiche ambientaliste negli anni sessanta. Laura Conti fu tra i fondatori della Lega per l’Ambiente e scrittrice e autrice di talento sulla questione dell’educazione, dell’assistenza sociale e d’ambiente.

Il Premio “Laura Conti” ha come obiettivo la valorizzazione e la divulgazione delle tesi di laurea che si occupano delle problematiche legate alla società sostenibile, alle energie rinnovabili, alla mobilità intelligente, al riciclo, ai rifiuti, alla bioedilizia, al commercio equo, alla difesa della natura, allo studio e alla difesa dei diritti dei consumatori e di molto altro ancora.

Oltre, ai premi in denaro di 1000 euro al vincitore, di 500 euro al secondo classificato e di 250 euro al terzo, il Premio “Laura Conti” assegna ogni anno una serie di premi speciali per categoria, inviando ai meritevoli di segnalazione uno specifico attestato. Questo perché la Fondazione ritiene che la maggior parte delle tesi siano il frutto di un grande impegno di ricerca e studio da parte degli studenti e meritano di essere conosciute.

Per tale ragione, i migliori lavori diventano libri editi dall’Ecoistituto del Veneto, o dalla stessa Fondazione ICU, mentre altri vengono fatti conoscere attraverso la rivista Gaia.

Inoltre, tutte le tesi di laurea, verranno nel tempo archiviate con parole chiave in un database on-line. In questo modo potranno essere trovate per soggetto e i vari autori avranno la possibilità di essere messi in contatto con chi volesse approfondire le tematiche affrontate.

Con oltre 4000 tesi visionate, da 25 anni, la Fondazione Icu, in collaborazione con l’Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”, attraverso il Premio Laura Conti, svolge un ruolo significativo nel diffondere e promuovere tematiche di interesse socio-ambientale che sono diventate anche utili strumenti in mano ad associazioni e comitati.

Sono ammesse tesi di tutti i livelli, comprese quelle di dottorato e Master, discusse nelle Università italiane, negli anni accademici dal 2010-2011 in poi, inviate entro il 30 Novembre 2025 (farà fede il timbro postale) presso la sede dell’Ecoistituto del Veneto e della Fondazione ICU.

La giuria è composta da Michele Boato, Anna Ciaperoni, Franco Rigosi, Paolo Stevanato.

Tutte le informazioni nel CS allegato
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Preservare le cupole del Santo di Padova: il progetto di potenziamento del sistema antincendio

Progetto presentato in Conferenza Stampa il 22 ottobre 2025

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Un intervento di grande rilievo, del valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro, interesserà le cupole, il sottotetto, l’Archivio storico della Veneranda Arca e la Biblioteca Pontificia Antoniana, nell’ottica di un piano di protezione integrata che coniuga sicurezza, innovazione e rispetto del valore storico-artistico dei monumenti. Il progetto, realizzato con strumenti di ultima generazione, è promosso dalla Delegazione Pontificia, dalla Veneranda Arca di Sant’Antonio e dai Frati della Basilica, con il fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
Ha come obiettivo la messa in sicurezza delle cupole della Basilica sotto il profilo dell’antincendio e risponde al desiderio di poter garantire al massimo delle possibilità l’incolumità di un edificio di culto così importante,ereditato da chi ci ha preceduto nei secoli e che abbiamo la responsabilità di consegnare alle future generazioni di fedeli e pellegrini, dice Mons. Diego Giovanni Ravelli, Delegato Pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova.
Bisogna evitare quello che l’incendio, che nel 2019 devastò la cattedrale di Notre-Dame di Parigi, ha significato per il mondo intero: un doloroso promemoria della fragilità dei grandi monumenti storici. In pochi minuti secoli di arte e di fede furono messi in pericolo, mostrando quanto sia necessario, per edifici di tale valore, dotarsi di sistemi di protezione all’avanguardia, capaci di garantire la massima sicurezza senza compromettere l’integrità delle strutture.
Il tema dell’innovazione tecnologica e della collaborazione istituzionale emerge nelle parole dell’ingegnere Fabio Dattilo, presidente della Veneranda Arca di Sant’Antonio, il quale pone l’accento sulla visione condivisa e responsabilità comune tra la Delegazione Pontificia, i Frati della Basilica e la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, e la Veneranda Arca di S. Antonio su un intervento capace di coniugare innovazione, tutela e senso di responsabilità verso il futuro.
La realizzazione, affidata a imprese specializzate e condotta con tecniche di edilizia acrobatica per evitare l’uso di ponteggi invasivi, prenderà avvio entro la fine del 2025 e si concluderà entro la primavera 2026, in tempo per la tradizionale manifestazione del “Giugno Antoniano”.
Il progetto prevede l’adozione della tecnologia Water Mist, sistema antincendio di ultima generazione già applicato in contesti di assoluto pregio, e si inserisce in un percorso di salvaguardia che guarda alla prevenzione come parte essenziale della tutela del patrimonio.

Prevenzione e tecnologie moderne: il progetto Water Mist

La tecnologia scelta per questo importante lavoro di efficientamento è quella Water Mist, oggi tra le soluzioni più efficaci e sostenibili per la protezione degli edifici storici. Impianti basati su questo sistema sono già stati adottati in contesti di assoluto pregio come la Basilica di San Marco, la Scuola Grande di San Rocco, le Procuratie Nuove, Villa Pisani a Stra e Villa Contarini.

«La scelta della tecnologia Water Mist è frutto di una valutazione approfondita delle migliori soluzioni oggi disponibili per edifici vincolati di grande valore storico. Dopo un’ampia ricerca e confronto con esperienze già consolidate a Venezia e in altri contesti internazionali, abbiamo individuato un sistema in grado di assicurare la massima efficacia antincendio con il minimo impatto sulle strutture e sugli ambienti – sottolinea l’Ing. Fabio Dattilo, in qualità di incaricato della Direzione dei lavori L’intervento sarà eseguito nel rispetto più assoluto dell’architettura originaria, senza interferire con la vita quotidiana della Basilica. Per operare all’interno delle cupole si ricorrerà a tecniche di edilizia acrobatica, che permettono di evitare ponteggi invasivi e garantire la sicurezza dei lavoratori e dei visitatori. È un progetto complesso, ma condotto con la stessa trasparenza e cura che caratterizzano ogni attività della Veneranda Arca, in costante dialogo con la Soprintendenza e con tutte le istituzioni coinvolte.»

Il sistema Water Mist utilizza acqua nebulizzata ad alta pressione, che non viene erogata a diluvio ma sotto forma di una nebbia finissima. Questo consente un’elevata capacità estinguente, un impatto ambientale nullo, una drastica riduzione dell’ossigeno disponibile per la combustione e una maggiore sicurezza per gli ambienti vincolati.

La scelta di un impianto water mist, sviluppato in Italia da Tema Sistemi SpA per la protezione della Basilica di Sant’Antonio da Padova, rappresenta la sintesi tra eccellenza ingegneristica, efficacia testata e rispetto delle peculiarità storiche e architettoniche dell’opera.

L’impianto progettato si distingue per compattezza ed efficienza. Il cuore del sistema è costituito da un gruppo di pompaggio ad alta pressione gestito da un PLC, appositamente programmato per garantire la sequenza di attivazioni. Gli ugelli utilizzati sono in grado di erogare a 100 bar una nebbia d’acqua composta da goccioline di dimensioni idonee, che cambiando stato e aumentando di volume permettono un elevato abbattimento del calore e una drastica diminuzione delle temperature, prevenendo l’auto-alimentazione del fuoco stesso.

Il sistema è stato scrupolosamente ingegnerizzato per semplificare le operazioni di manutenzione e ridurre in modo significativo i costi operativi nel tempo. Particolare attenzione è stata posta nell’eliminare ogni possibile fonte di innesco di tipo elettrico, posizionando tutte le apparecchiature in apposito locale tecnico lontano dalle cupole e dal sottotetto.

Costi, tempi e prospettive

L’intervento, affidato alla ditta Tema di Taranto, specializzata in sistemi antincendio per edifici vincolati, prevede un investimento complessivo di circa 1,5 milioni di euro, integralmente sostenuto dalla Delegazione Pontificia, e dalla Veneranda Arca di Sant’Antonio, con il fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (850.000 euro). Dopo una fase di studio, progettazione e prove tecniche, l’avvio dei lavori è previsto entro fine 2025 con la prima cantierizzazione dedicata all’Archivio e alla Biblioteca Antoniana; in seguito, l’intervento sarà esteso progressivamente alle otto cupole della Basilica. L’operazione è stata condotta nel pieno rispetto delle procedure di evidenza pubblica, con la massima trasparenza e in costante confronto con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, che ha accompagnato tutte le fasi di progettazione e approvazione. L’impiego di tecniche di edilizia acrobatica, che permettono di lavorare all’interno delle cupole senza ricorrere a ponteggi invasivi, consentirà di mantenere invariata l’attività quotidiana della Basilica e di minimizzare l’impatto visivo del cantiere.La conclusione dei lavori è prevista entro la primavera 2026, in tempo per il Giugno Antoniano, restituendo alla comunità un complesso monumentale ancora più sicuro e protetto, garantendone la conservazione per i secoli a venire.
La salvaguardia delle cupole della Basilica non rappresenta soltanto un’opera di tutela architettonica, ma un gesto di responsabilità verso un patrimonio storico, culturale e spirituale che appartiene all’intera collettività. Proteggerlo oggi significa assicurare che questo inestimabile lascito continui a parlare alle generazioni future.

Un tesoro risalente al XIII secolo

Interno di una cupola della Basilica di Sant’Antonio di Padova

Le celebri cupole della Basilica di Sant’Antonio a Padova, così caratteristiche del loro profilo architettonico, sono già ricordate nel XIV secolo da Giovanni da Nono. Lo studioso padovano racconta la traslazione del corpo di Sant’Antonio, avvenuta nel 1265, sotto la terza cupola di forma troncoconica, ispirata al Santo Sepolcro di Gerusalemme.

I documenti conservati presso l’Archivio storico della Veneranda Arca testimoniano numerosi interventi di restauro nei secoli, tra cui i più significativi dopo l’incendio del 1749. Le analisi condotte su malte e strutture lignee hanno tuttavia evidenziato materiali databili proprio al XIII secolo, confermando un’ipotesi già avanzata nel 2010 dalla Prof.ssa Giovanna Valenzano, Direttore del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, docente di Storia dell’arte medievale e Presidente della Veneranda Arca di Sant’Antonio con delega al restauro e alle manutenzioni del complesso basilicale.

Secondo la studiosa, alcune delle cupole in muratura sono ancora quelle realizzate dal grande cantiere medievaleLe ricerche più recenti hanno messo in luce la sopravvivenza di travi lignee del XIII secolo: le cupole, costruite prima del 1263, nel tempo hanno subito modifiche e restauri, soprattutto nella parte superiore che, sopra le cupole in muratura, sostiene la “sopracupola” esterna in lamine di piombo che tutti ammiriamo. – spiega la Presidente ValenzanoNell’Archivio storico della Veneranda Arca si conservano centinaia di documenti che raccontano, lungo i secoli, la costante attenzione dedicata alla manutenzione e alla tutela di questo straordinario complesso architettonico.Le ipotesi di una datazione anticipata delle strutture hanno trovato conferma nelle analisi dendrologiche condotte dal Politecnico di Zurigo su tutte le cupole: per le conoscenze odierne, rappresentano uno dei sistemi costruttivi lignei più antichi d’Europa.»

Una scoperta che rafforza la consapevolezza della eccezionale importanza storica del sistema ligneo delle cupole del Santo e della necessità della loro tutela.

Sistema Cupole Basilica S Antonio @Veneranda Arca

Le cupole interne e le strutture verticali sono realizzate in muratura omogenea di mattoni, mentre la copertura esterna è sorretta da una complessa intelaiatura lignea in massello di larice, differente per forma e volume in ciascuna delle otto cupole. È proprio la presenza di queste strutture lignee che espone la Basilica – come molte altre architetture storiche – al rischio di incendi, un pericolo che nel corso dei secoli ha colpito edifici simbolici come il Palazzo Ducale di Venezia (1577), la Cappella della Sacra Sindone a Torino (1997), il Molino Stucky (2003) e, più recentemente, la cattedrale di Notre-Dame di Parigi (2019) e la Borsa di Copenaghen (2024).

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