Bere il mare

Da il post.it di lunedì 8 luglio 2024

foto da Il Post.it

In Sicilia da alcune settimane si discute sulla riapertura del dissalatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, per trattare l’acqua di mare e renderla potabile in modo da ridurre i forti problemi legati alla siccità degli ultimi mesi. La Regione ha previsto un milione di euro di spesa e alcuni mesi di lavoro per riattivare l’impianto fermo da 12 anni, ma sono stati espressi alcuni dubbi considerati i costi. I dissalatori consumano infatti molta energia e producono acque di scarto difficili da gestire: per questo sono ancora relativamente poco utilizzati in tutto il mondo, anche se negli ultimi decenni ci sono stati progressi nel miglioramento dei sistemi per renderli più efficienti dal punto di vista energetico.

Il 97 per cento dell’acqua presente sulla Terra è salato: è presente nei mari e negli oceani e non può essere bevuto né tanto meno utilizzato per l’agricoltura. Il resto dell’acqua è dolce, con il 2 per cento conservato nei ghiacciai, nelle calotte polari e negli accumuli di neve sulle montagne e l’1 per cento disponibile per le nostre esigenze e quelle dei numerosi altri organismi che per vivere hanno bisogno di acqua quasi totalmente priva di sali, a cominciare dal cloruro di sodio (NaCl, quello che comunemente chiamiamo “sale da cucina”). In media l’acqua marina contiene il 3,5 per cento circa di sale, una concentrazione sufficiente per causare danni ai reni ed essere letale.

Quell’1 per cento di acqua dolce sarebbe più che sufficiente, se non fosse che non è distribuito uniformemente nel pianeta: ci sono aree in cui abbonda e altre in cui scarseggia, in assoluto oppure a seconda delle stagioni e delle condizioni atmosferiche. Il cambiamento climatico in corso negli ultimi decenni ha peggiorato le cose con aree che sono diventate più aride, riducendo le possibilità di accesso per milioni di persone all’acqua dolce. Stando alle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), circa 2 miliardi di persone vivono in zone del mondo in cui il reperimento dell’acqua è difficoltoso e solo nel 2022 almeno 1,7 miliardi di persone hanno avuto accesso per lo più ad acqua contaminata, con seri rischi per la salute.

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L’Unione Europea lancia la sfida del ripristino della natura: approvata la Nature Restoration Law

di Alessandro Campiotti

Il 17 giugno 2024 il Parlamento Europeo ha approvato la legge sul ripristino della natura, che mira a recuperare il 20% degli ecosistemi degradati in UE entro il 2030. Tra i principali obiettivi c’è la salvaguardia ambientale e il potenziamento dei servizi ecosistemici per la natura e per l’uomo.

Lo scorso 17 giugno, il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) che pone al centro dell’attenzione l’ambizioso obiettivo di ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi europei entro il 2030. La legge approda dopo un tortuoso iter di oltre due anni, in cui è stata più volte oggetto di modifiche, e si inserisce nell’ambito della più ampia strategia UE sulla biodiversità per il 2030, elemento chiave del Green Deal europeo. Oltre l’80% degli ecosistemi, infatti, risulta degradato, e i motivi sono largamente riconducibili a cause di origine antropica: attività industriali, agricoltura intensiva ed eccesso di urbanizzazione. Questa preoccupante situazione ha reso necessaria la progettazione di un solido intervento di ripristino, a cui tutti i paesi europei dovranno prendere parte.

Per ripristino si intende un processo volto a favorire il recupero di un ecosistema degradato, e può essere passivo se avviene naturalmente in seguito alla riduzione della pressione antropica, oppure attivo, se incentivato da vere e proprie azioni di recupero. In entrambi i casi, gli interventi dovranno contribuire a migliorare la struttura ecosistemica nelle sue variegate componenti – fisiche, chimiche e biologiche – ricostituendo habitat e nicchie ecologiche necessarie alla promozione della biodiversità animale e vegetale.

Il buon funzionamento degli ecosistemi naturali è strettamente legato al benessere umano. Infatti, tramite i servizi ecosistemici, definiti come i benefici che le persone traggono dalla natura, si viene a creare una virtuosa sinergia tra natura e società, funzionale allo sviluppo ecologico ed economico dei territori. Alcuni esempi di servizi ecosistemici sono la produzione di cibo, l’impollinazione, la depurazione delle acque, la pulizia e il raffrescamento dell’aria da parte delle piante mediante i processi fisiologici di fotosintesi e traspirazione. Come si può intuire, i servizi ecosistemici sono funzionali alla sopravvivenza stessa dell’uomo sul pianeta, poiché, oltre a garantire la sicurezza alimentare, limitano il riscaldamento globale e prevengono i disastri naturali.

La Nature Restoration Law si prefissa di intervenire a sostegno di tutti gli ecosistemi degradati, forestali, urbani, agricoli, marini e fluviali, operando azioni di monitoraggio e interventi di protezione e ripristino. Tra questi, di fondamentale importanza risultano la conservazione delle specie minacciate, il contenimento del consumo di suolo, la gestione ecologica degli agro-ecosistemi, l’incremento del verde urbano, il potenziamento della connettività forestale e fluviale. Il Regolamento conferma inoltre l’importanza delle Soluzioni basate sulla Natura (Nature-based Solutions – NbS) per il perseguimento dei numerosi obiettivi. Queste soluzioni sono definite come azioni di protezione, conservazione e ripristino degli ecosistemi naturali o modificati, e risultano innovative in quanto rispondono contemporaneamente alle sfide sociali, economiche e ambientali poste dalla Nature Restoration Law. Possono essere realizzate in ambito urbano o extra-urbano e risultano più economiche e meno impattanti sull’ambiente rispetto alle tradizionali misure che prevedono l’utilizzo delle infrastrutture “grigie”, come dighe e canalizzazioni per il contrasto dei fenomeni meteorologici estremi.

Diversi studi dimostrano che ogni euro investito sul ripristino della natura produca un ritorno monetario in media otto volte superiore. Si stima che ripristinare il 10% del territorio dell’UE costerebbe circa 154 miliardi di euro, e i benefici previsti raggiungerebbero i 1.860 miliardi, con un rapporto costi-benefici di 1:12. La legge, infine, prevede che i paesi europei presentino alla Commissione i piani nazionali di ripristino entro la metà del 2026, indicando come intendano raggiungere gli obiettivi. In questa fase di pianificazione degli interventi, saranno fondamentali le competenze derivanti dai cosiddetti “green jobs” (lavori verdi), che includono tutte le professioni, esistenti o in via di sviluppo, legate alla green economy e alla sostenibilità ambientale, sempre più ricercati da aziende e pubbliche amministrazioni.

Per approfondire

Foto di intestazione: Redazione “Ambiente Risorse Salute”

Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente Facebook

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MAXXI di Roma: Anteprima Terra Madre e Festa del Bio

di Alessandro Campiotti

Dal 24 al 26 maggio si è tenuta presso il museo MAXXI di Roma la kermesse Anteprima Terra Madre e Festa del Bio, organizzata da Slow Food Italia, Arsial, FederBio e Regione Lazio, con il patrocinio del MASAF (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste).

La tre giorni è stata caratterizzata da incontri, conferenze, laboratori e mostre, con il coinvolgimento di circa 200 giovani aderenti ad oltre 30 associazioni e realtà della società civile. Alla manifestazione erano presenti anche alcune decine di produttori dei Mercati della Terra, dei Presìdi Slow Food e delle aziende biologiche del Lazio, che hanno arricchito l’evento con l’esposizione dei loro prodotti biologici. Particolare attenzione è stata dedicata all’elaborazione di un documento che verrà presentato alla ventesima edizione di Terra Madre, che avrà luogo al Salone del Gusto di Torino dal 26 al 30 settembre, sui temi relativi alla crisi climatica, alla cultura alimentare, alla promozione di stili di vita più sostenibili, con un focus sull’agricoltura biologica e sulle politiche green a sostegno della transizione ecologica.

Lo slogan dell’edizione 2024 di Terra Madre è “essere natura”, e propone la realizzazione di un rapporto più equilibrato tra uomo e natura, dove si concretizzi un graduale passaggio dall’attuale cultura del consumo delle risorse naturali ad una cultura rigenerativa delle risorse stesse. Le attività antropiche, infatti, hanno causato un aumento della concentrazione dei gas serra in atmosfera di oltre 36 miliardi di tonnellate, con un innalzamento delle temperature medie di circa 0,2 °C per ogni decennio dal 1975 ad oggi. Il 65% dell’anidride carbonica atmosferica (CO2) deriva dai combustibili fossili utilizzati nei processi industriali, mentre le restanti frazioni sono dovute principalmente alle attività di silvicoltura e allevamento animale. Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) il settore agricolo è responsabile di circa il 15% delle emissioni di CO2 globali, al quale si aggiunge un ulteriore 15% dovuto agli allevamenti intensivi. Per questo motivo, da diversi anni, la comunità scientifica è impegnata nella ricerca di strategie di mitigazione e adattamento dei processi agricoli per orientare gli agricoltori su tecniche produttive più sostenibili per l’ambiente e per l’uomo.

Agricoltura biologica: obiettivo 25% al 2030 in UE
Al MAXXI di Roma, insieme alla kermesse Anteprima Terra Madre, è stata celebrata la Festa del Bio, che ha sottolineato i principali obiettivi della Commissione Europea, tra i quali quello di destinare il 25% dei terreni agricoli alla gestione biologica entro il 2030. In Europa le superfici coltivate secondo i criteri del biologico sono circa il 3,6% del totale, mentre tra i paesi dell’Unione Europea la percentuale media sale al 10,1%, con Francia, Spagna, Italia e Germania che si confermano i paesi più virtuosi. Riguardo l’Italia, i dati del Rapporto stilato dal Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) nel 2023 indicano una superficie coltivata a biologico di 2,2 milioni di ha, pari al 18% della SAU, a fronte di una media europea del 10%. La ripartizione geografica presenta una maggiore concentrazione di aziende produttrici nelle regioni meridionali e insulari (Sicilia, Calabria e Puglia), mentre i processi di trasformazione avvengono soprattutto nel centro-nord (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana).

Festa del Bio al MAXXI di Roma insieme ad “Anteprima Terra Madre (24-26 maggio 2024)

Il Piano d’azione 2021-2027 sullo sviluppo dell’agricoltura biologica, elaborato dalla Commissione Europea nel marzo del 2021, al fine di conseguire l’obiettivo del 25% entro il 2030, assicura agli Stati membri il sostegno per la promozione di campagne informative sulla qualità dei prodotti biologici e sui loro numerosi riflessi ambientali, economici e sociali. Per questo motivo, tra gli obiettivi del Green Deal europeo, il Parlamento europeo ha riposto molta attenzione al settore agricolo, sottolineando che la transizione verso un’agricoltura più sostenibile può aiutare l’UE a ridurre le proprie emissioni di CO2. A questo scopo, sono state promosse numerose iniziative, tra le quali, a partire dal 2022, l’istituzione della “Giornata europea del biologico”, che si celebrerà il 23 settembre di ogni anno.

Per approfondire:
European Commission Directorate-General for Agriculture and Rural Development, Directorate B. Sustainability B.4 Organics (30/11/2023).Istat, Settimo Censimento Generale dell’agricoltura (2020).

Malhi, G.S.; Kaur, M.; Kaushik, P. Impact of Climate Change on Agriculture and Its Mitigation Strategies: A Review. Sustainability 202113, 1318. https://doi.org/10.3390/su13031318.

Rete Rurale Nazionale 2014-2020, BIOREPORT 2021-2022, “L’agricoltura biologica in Italia”.

SINAB: Rapporto “Bio in cifre 2023”.

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