L’Unione europea, l’Italia e la corsa all’approvvigionamento energetico

di Alessandro Campiotti

La crescente richiesta energetica spinge gli Stati a potenziare e diversificare il mix di energie fossili e rinnovabili. In questo contesto l’Italia si interroga sull’opportunità di riprendere in considerazione l’energia nucleare.

Scorcio di un paesaggio rurale con campi fotovoltaici e pale eoliche
Immagine di Alessandro Campiotti

La crescita demografica, l’elevata urbanizzazione, il riscaldamento globale e il miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi emergenti sono tra i principali fattori ad aver determinato l’aumento della domanda energetica a livello mondiale, che nel 2024 ha registrato un incremento superiore al 2%. Oltre la metà dei consumi è imputabile agli edifici residenziali, che in un periodo di frequenti ondate di calore risultano sempre più energivori a causa del crescente utilizzo di condizionatori per il raffrescamento degli ambienti interni di abitazioni e uffici. Di fronte ad una maggiore richiesta energetica, tuttavia, la buona notizia è che circa il 40% dei consumi elettrici è stato coperto dalle energie rinnovabili, la cui produzione nel 2024 è aumentata del 15% su scala globale, trainata in particolare dagli asset di solare ed eolico.


Il panorama internazionale vede Cina ed India rispettivamente al primo e secondo posto nella produzione di energie alternative, mentre l’Italia è impegnata nel perseguimento degli ambiziosi obiettivi prefissati dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), che prevede un robusto aumento della capacità di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Allo stesso tempo, l’Unione europea sta promuovendo lo sviluppo di una rete infrastrutturale di elettrodotti transfrontalieri per il trasporto dell’energia elettrica, che metta in connessione gli stati confinanti per favorire gli scambi energetici, ridurre le perdite legate alla rete di distribuzione e scongiurare il rischio di blackout totale.

Come è noto, le energie rinnovabili derivano da fonti intermittenti, quali sole e vento, ed essendo scarsamente accumulabili non possono soddisfare la costante richiesta necessaria a sostenere le esigenze della società. Tuttavia, sono stati fatti notevoli passi avanti nello sviluppo di tecnologie per i sistemi di accumulo, come le batterie al litio, che trattengono l’energia prodotta in eccesso dagli impianti fotovoltaici, eolici o idroelettrici e la rilasciano nei momenti di minor produzione, fungendo da riserva strategica per l’impianto e alimentando al contempo la rete elettrica.

Sul concetto di condivisione delle risorse si basano anche le comunità energetiche rinnovabili (CER), costituite da gruppi di cittadini, imprese ed enti territoriali, che nell’ambito di una certa area si organizzano per mettere in comune l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili rilasciandola nella rete di distribuzione e partecipando sia come produttori che come consumatori. Negli ultimi anni, l’Italia ha regolamentato questo sistema di autoconsumo energetico ed incentivato la costituzione di nuove comunità con finanziamenti superiori ai 5 miliardi di euro, di cui circa il 40% provenienti dai fondi PNRR, ottenendo come risultato migliaia di nuove richieste arrivate presso il GSE (Gestore dei Servizi Energetici), la società pubblica responsabile della gestione delle CER.

La forte spinta in avanti operata nel settore delle rinnovabili, tuttavia, non basta a soddisfare il crescente fabbisogno energetico globale, e ancor meno riesce a disincentivare la produzione di energie derivanti da combustibili fossili. Il 2024, infatti, viene ricordato per il paradosso dei due record: da un lato il picco di produzione di energie rinnovabili, dall’altro quello di energie fossili come carbone, gas e petrolio, che sebbene siano più inquinanti, sono più facilmente gestibili, stoccabili e garantiscono la continuità richiesta.

In un contesto di crescente richiesta energetica, esacerbato dagli squilibri geopolitici che stanno interessando vaste aree del pianeta, il governo italiano ha posto l’attenzione sullo spinoso tema dell’energia nucleare, che da decenni genera opinioni fortemente contrastanti. Nonostante l’Italia abbia espresso la propria contrarietà verso la produzione di energia nucleare per ben due volte, nei referendum del 1987 e del 2011, va ricordato che ad oggi questo asset è ancora parte integrante del mix energetico che sostiene la produzione di energia elettrica nel continente europeo, soprattutto nei mesi in cui le fonti rinnovabili risultano meno efficienti. Per queste ragioni, lo scorso 16 giugno il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha ufficializzato l’adesione dell’Italia all’Alleanza Nucleare Europea, di cui fanno parte 17 dei 27 Stati membri, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione e la ricerca in materia di nuove tecnologie a sostegno della produzione di energia nucleare, a partire dai reattori di Quarta Generazione, più piccoli, sicuri ed efficienti.

Per approfondire:

Il Sole 24 Ore, Il Futuro dell’Ambiente, 6 giugno 2025: https://i2.res.24o.it/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Embedded/Documenti/2025/06/06/AllPage-20250605.pdf;

Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Energia Nucleare: https://www.mase.gov.it/portale/energia-nucleare.

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