ACQUA, AGRICOLTURA E AMBIENTE: il convegno di Piazzola sul Brenta

Tre A per Il ciclo dell’acqua
di Alberta Vittadello



Piazzola sul Brenta, 10/10/2025 Villa Contarini, Fondazione G.E. Ghirardi

Quale ecosistema potrebbe essere più adatto del territorio di Piazzola sul Brenta ad ospitare un convegno dedicato all’acqua? Proprio le acque della Brenta hanno modellato quest’area, rendendola fertile e ricca. L’iniziativa ha raccolto circa novanta iscrizioni, con pubblico eterogeneo e motivato.

Nel suo intervento introduttivo Dino Cavinato, direttore della Fondazione, sottolinea come l’eredità di Ghirardi docente, ricercatore, imprenditore e pioniere nel settore farmaceutico italiano del Novecento, venga onorata dalla Fondazione attraverso iniziative che vanno dalla promozione di musica e arte, medicina e scienza, cultura e ambiente.

All’interno di quest’ultimo tema va inserito il convegno del 10 ottobre 2025.

Arturo Lorenzoni dell’Università di Padova, che coordina gli interventi, sottolinea il legame tra “energia e acqua”. Scarsità d’acqua può significare scarsità di energia se pensiamo alle centrali idroelettriche. Evidenzia la necessità di individuare filiera e visione futura per l’uso di questa risorsa che sta diminuendo a causa del cambiamento climatico.

Il primo relatore, Francesco Vallerani dell’Università Cà Foscari di Venezia, riprende, in vario modo, il tema del cambiamento climatico nel suo intervento dal titolo “Acqua e disegno del paesaggio”.

Condivide due immagini del fiume Colorado e dello Yangtze, che pur lontani da noi fanno capire come la scarsità d’acqua stravolga il paesaggio. Porta l’esempio dei Paesi Bassi che devono il proprio nome al fatto che molte di quelle terre si trovano sotto il livello del mare. Fin dal Medioevo, gli olandesi costruirono dighe e canali per proteggere le proprie case e i propri campi dalle maree o dalle alluvioni che avevano effetti disastrosi. Esempio di utilizzo della risorsa acqua nel rispetto del territorio.

Descrive situazioni che purtroppo non sono così positive. Siamo abituati a pensare all’Amazzonia come una splendida foresta pluviale che comprende Brasile (che ne ospita la maggior parte), Perù, Colombia, Bolivia, Venezuela e altri paesi del continente sud americano. Da 10 anni la scarsità meteorica causata dalle variazioni del Niño e del suo contrario la Niña provoca scarsità di piogge proprio in Amazzonia e, nel contempo, l’eccesso di piogge in altre aree del pianeta influenzando pesantemente l’agricoltura, danneggiando i raccolti, limitando la disponibilità di risorse idriche e causando scarsità di cibo. Se ci spostiamo nell’Est asiatico troviamo il governo cinese che ha approvato la costruzione di una diga, forse la più grande mai costruita prima d’ora, sul tratto inferiore dello Yarlung Zangbo, il fiume che scorre nella Regione autonoma del Tibet, arrivando poi in India, dove prende il nome, più noto, di Brahmaputra. La sezione del corso fluviale interessata dall’opera ha una lunghezza di solo 50 km, ma presenta il dislivello di 2.000 metri, offrendo un enorme potenziale idroelettrico, ma altrettante sfide ingegneristiche. Che effetti avrà a livello di ecosistema e a livello di equilibri politici e sociali dell’area?

Dopo questo ampio viaggio Vallerani ci riporta nel nord est veneto la cui morfologia è stata ed è tuttora disegnata dalle acque. La pedemontana carsica incamera acqua (esempio altopiano di Asiago) e la restituisce nella fascia delle risorgive.

Acqua come via di trasporto e acqua come arte. Palladio, la bellezza della Riviera del Brenta, pittori come Bellotto e Canaletto sono esempi di sensibilità e attenzione al paesaggio.

Non solo bellezza ma storia idrogeologica con i sedimenti che permettono la ricostruzione del modellamento del territorio in 2000 anni di storia tra Lemene, Tergola, Muson, Dese, Marzenego. Qui Vallerani pone l’accento sulla necessità di una fratellanza idraulica: l’acqua per natura non ha confini e si muove in ragione della pendenza. Importante è l’iniziativa volta a promuovere la Cittadinanza Idraulica e la Class action per conferire alla Laguna Veneta personalità giuridica. Intervento molto articolato, complesso ma le conclusioni sono dedicate a tutti, ai Consorzi, alle Amministrazioni locali e centrali, a tutti i portatori d’interesse: basta confini!

Il biologoGiuseppe Maio, interviene sul tema “Deflusso ecologico cos’è e che effetti ha”.

Il relatore puntualizza quanta acqua dolce abbiamo nel nostro pianeta, ovvero l’1% del totale al netto dell’acqua degli oceani e dell’acqua dolce di falda non raggiungibile. Si tratta quindi di una risorsa scarsa e da salvaguardare. Porta l’esempio del Fiume Brenta, risorsa fondamentale per i territori circostanti sia in ambito agricolo che produttivo in generale.

Da luglio 2026 dovrà essere applicato il Deflusso ecologico con 6 mesi di tempo per adeguare le strutture e illustra le percentuali di prelievo di acqua nei mesi estivi e primaverili ad uso irriguo.

È di fondamentale importanza il corretto uso della risorsa nelle pratiche agricole come cambio delle colture e della cultura e adeguamento dei sistemi irrigui, adottando quelli con minor spreco. Il calcolo del deflusso ecologico dipende dalla morfologia e dal gradiente del deflusso stesso. Il settore agricolo preleva un terzo dell’acqua a scopo irriguo ma i consorzi irrigui potranno derogare in base al regime pluviometrico, e magari in disaccordo con i gestori idrologici.

Vengono citate alcune strategie per la mitigazione dello spreco della risorsa acqua come l’accumulo in invasi e bacini nella stagione di minor utilizzo per l’agricoltura (autunno, inverno, inizio primavera), utilizzo della falda libera, bacini diffusi. I piccoli fiumi dimenticati sono scrigni di biodiversità e ciascuno di noi ha il compito di salvaguardare il patrimonio animale e vegetale essenziale alla vita del fiume. Ecco perché per il corso d’acqua dobbiamo perseguire un deflusso ecologico e il raggiungimento degli obiettivi ambientali.

Il terzo relatore, Leonardo Filesi, botanico dello IUAV, ci porta alla riscoperta dei “Prati stabili” realtà di cui si parla poco ma che nella nostra area geografica esiste. Ne sono un esempio i prati stabili di Bressanvido (Vicenza) la cui amministrazione comunale ha candidato il territorio a paesaggio rurale storico protetto (circa 100 Kmq di superficie). Paesaggio rurale e storico, proprio per l’origine di queste aree che risalgono all’epoca della discesa di allevatori/contadini dall’altopiano di Asiago. Questi agricoltori-allevatori hanno continuato ad allevare vacche da latte, utilizzando il fieno, raccolto senza aratura, e concimando i terreni con i reflui dell’allevamento. In tal modo il terreno conserva le caratteristiche originali con un substrato pedologico ricco come ecosistema perché non arato e quindi accumulatore di CO2.

L’irrigazione per scorrimento che si fa in queste aree è importante perché l’acqua non va persa ma rientra nelle falde.

Queste superfici hanno una funzione di regolazione idrologica, controllo dell’erosione del suolo, conservazione della biodiversità, salvaguardia degli impollinatori. A questi fattori va aggiunta la conservazione dell’avifauna, della fauna acquatica e la conservazione della fauna del substrato pedologico.

Vanno comunque segnalate alcune criticità come la compattazione del suolo causato dall’utilizzo di mezzi troppo pesanti per raccolta del fieno e spandimento dei reflui, e la diminuzione della portata delle risorgive, che viene mitigata proprio attraverso l’irrigazione per scorrimento. La sopravvivenza dei prati stabili è fondamentale se pensiamo che in queste aree non vengono utilizzati pesticidi, diserbanti e concimi chimici.

Per sostenere gli imprenditori agricoli di queste aree si può proporre di promuovere imprese casearie che producano formaggi biologici a Km0.

A conclusione degli interventi viene rivolto un doveroso ringraziamento a Giustino Mezzalira che tanto si è speso e ancora si spende per la salvaguardia di questi ecosistemi, in particolare a Bressanvido, e che ha contribuito alla realizzazione di questo importante convegno.

Tre A per Il ciclo dell’acqua: Locandina_LA_GESTIONE_DEL_CICLO_DELL_ACQUA_2025_10_10.pdf