Clima, Ai guiderà gestione e decisioni su rischi alluvioni-frane

Intesa Cineca e Ex Machina su progetto Airas “per aiutare sindaci”

Gestire il rischio alluvione e il pericolo frane, anche prendendo decisioni chiave per la sicurezza del territorio e delle persone, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. E’ il nuovo progetto del Cineca, un consorzio interuniversitario italiano senza scopo di lucro, cui aderiscono 70 università italiane, due ministeri, 46 istituzioni pubbliche nazionali.

Per realizzare tale progetto il consorzio interuniversitario ha firmato un accordo triennale con la società Ex Machina, azienda specializzata del settore. Il software in questione si chiama ‘Airas’, acronimo di Artificial intelligence risk assessment system, e serve come supporto alle decisioni per affrontare le emergenze dovute a eventi climatici estremi. Lo strumento analizza documenti in qualsiasi formato, comprese immagini, grafici e tabelle anche su eventi passati. Poi, attraverso l’intelligenza artificiale, i dati e le informazioni vengono interconnessi tra loro per fornire una risposta alle domande dell’utente. Alla base di “Airas” c’è un modello linguistico specializzato sui rischi climatici e ambientali.

“Attraverso la conoscenza dei documenti, delle decisioni e dei danni occorsi in occasione di eventi catastrofali passati- spiega Ex Machina- il modello linguistico alla base di “Airas” suggerisce le azioni più adeguate a ridurre il rischio di danni a persone e infrastrutture. Per ogni azione suggerita, ‘Airas’ confronta il costo di agire con il potenziale danno in caso di mancato intervento”. L’obiettivo del progetto è quindi “aiutare le autorità di protezione del territorio, come i sindaci, a gestire in modo sempre più evoluto le emergenze meteorologiche, in particolare nelle zone a maggior rischio alluvionale e idrogeologico”.

Il software si appoggia sulla piattaforma Cosmo42, disegnata e realizzata da Ex Machina. L’accordo con Cineca prevede dunque di utilizzare il supercomputer del consorzio per incrementare l’addestramento di Cosmo42 su nuove aree del territorio nazionale e con maggiori quantità di documenti. Inoltre, per come è costituita, la piattaforma “garantisce un archivio di conoscenza sempre aggiornato sulle circostanze degli eventi climatici estremi”, oltre alla tracciabilità delle fonti. Al termine dell’addestramento si prevede di rilasciare i risultati del progetto Airas in open source, ossia con licenza libera, a favore della comunità scientifica e del sistema della ricerca nazionale ed europeo.

“Siamo entusiasti di mettere la nostra esperienza nell’AI al servizio di una causa così importante ed attuale- commenta Sebastiano Cobianco, ceo di Ex Machina- ‘Airas’ rappresenta un passo avanti straordinario nella gestione delle emergenze climatiche. La nostra tecnologia, unita alla potenza di calcolo di Cineca, ci permette di creare uno strumento che può fare la differenza nella protezione del territorio e delle persone. Per Alessandra Poggiani, direttrice Generale di Cineca, “l’accordo con Ex Machina conferma il nostro impegno sui temi dell’AI al servizio della collettività. Con ‘Airas’ i sindaci e gli amministratori locali hanno uno strumento in più per prendere decisioni informate nel fronteggiare situazioni di emergenza meteorologica, basate sulla conoscenza del territorio e sulle risultanze di eventi simili avvenuti in passato”.

Cineca

Ex Machina

“Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. Rapporto SNPA

Sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM)

È stato presentato in data 2 dicembre 2024 il rapporto SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” che in questa edizione pubblica le stime per tutte le regioni, le province e i comuni italiani relative al 2023.

La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale ma anche economico: nel 2023 la riduzione dell’ “effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologicosecondo le stime, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno. Un “caro suolo” che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima.

Complessivamente il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 km2 (una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze). Una crescita inferiore rispetto al dato dello scorso anno, ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 km2 (2012-2022) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 km2, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere). Cambia la classifica dei comuni “Risparmia suolo”, quelli in cui le trasformazioni della copertura del suolo sono limitate o assenti: sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM).

Il rapporto SNPA in questa edizione pubblica le stime per tutte le regioni, le province e i comuni italiani relative al 2023. Ad accompagnare il report, l’EcoAtlante il quale, oltre a rappresentare un vero e proprio viaggio nell’ambiente italiano, consente di consultare e scaricare le mappe dettagliate del consumo di suolo e di personalizzarle in base alle proprie esigenze.

Nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km2, dei quali l’88% su suolo utile. In aumento la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km2 in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi.

Proseguono le trasformazioni nelle aree a pericolosità idraulica media, dove la superficie artificiale avanza di oltre 1.100 ettari, mentre si sfiorano i 530 ettari nelle zone a pericolosità da frana, dei quali quasi 38 si trovano in aree a pericolosità molto elevata.

La Valle d’Aosta e la Liguria sono le uniche regioni sotto i 50 ettari: la Valle d’Aosta, con +17 ettari, è la regione che consuma meno suolo, seguita dalla Liguria (+28) che si contiene al di sotto di 50 ettari. Gli incrementi
maggiori per l’ultimo anno si sono verificati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). Escludendo le aree ripristinate (operazione da cui si ricava il consumo di suolo netto) segnano gli aumenti maggiori Emilia-Romagna (+735 ettari), Lombardia (+728), Campania (+616), Veneto (+609), Piemonte (+533) e Sicilia (+483).

La capitale perde meno suolo: a livello comunale per la prima volta Roma (+71 ettari) registra una significativa riduzione dell’incremento rispetto ai dodici mesi precedenti (+124 ettari), ma si conferma tra i comuni con il consumo di suolo più alto (tenuto conto che si tratta del comune con la maggiore superficie in Italia), insieme a Uta (+106 ettari), comune della città metropolitana di Cagliari e Ravenna (secondo comune per superficie totale in Italia, +89 ettari).

Nel 2023 la logistica ricopre altri 504 ettari in un solo anno, una crescita attribuibile principalmente all’espansione dell’indotto produttivo e industriale (63%), mentre la grande distribuzione e le strutture legate all’e-commerce contribuiscono rispettivamente per il 20% e il 17%. Il fenomeno si concentra prevalentemente nelle regioni del Nord Italia, con un massimo di superfici consumate in Emilia-Romagna (101 ettari), Piemonte (91 ettari) e Veneto (80 ettari).

Altri impatti economici della perdita di servizi ecosistemici: se si considera la perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno, ma nel periodo tra il 2006 e il 2023, l’impatto economico viene stimato tra 7 miliardi e 9 miliardi di euro annui. Il valore perso di stock (ossia la perdita assoluta di capitale naturale) dello stesso periodo varia tra 19 e 25 miliardi di euro.

questo link il rapporto completo e altri documenti.