tavolo della conferenza

University for Innovation. Ricerca e imprese più vicine

Nasce il primo progetto in Italia per la valorizzazione della ricerca interuniversitaria. È stata presentata, lo scorso 11 aprile, presso la Fondazione Bassetti di Milano, University for Innovation (U4I), la Fondazione costituita dalle Università di Bergamo, Milano-Bicocca e Pavia.


“There is no progress without innovation: we need to turn ideas into projects, and projects into progress.”Questa la vision di U4I, la Fondazione che si propone di attrarre importanti investitori internazionali, valorizzare un portafoglio unico di brevetti e di spin off, creare e diffondere la cultura dell’innovazione.

La Fondazione U4I guarda alle esperienze internazionali di maggior successo nel campo del trasferimento tecnologico come istituti di ricerca e università inglesi e israeliane, prime al mondo per qualità della ricerca e della didattica.
U4I si propone di aprire i confini della ricerca dei singoli Dipartimenti agli stimoli provenienti dagli altri Atenei, favorendo lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi risultato della sinergia tra le tre Università.

Le iniziative di ricerca più promettenti verranno scelte ogni anno attraverso una call for ideas e potranno ricevere  finanziamenti a partire dalla fase di sperimentazione. I progetti finanziati potranno contare sul supporto di un team specializzato nel management dell’innovazione che consentirà di portare le nuove conoscenze dal laboratorio al mercato e al territorio, oltre che su una rete di collaborazioni con agenzie straniere dedicate alla valorizzazione della nuova conoscenza e della ricerca.

A guidare le attività della Fondazione U4I, con l’incarico di direttore, sarà Enrico Albizzati.  Dagli anni nel gruppo Montedison a quelli in Pirelli, Albizzati vanta una lunga esperienza nella valorizzazione della ricerca e nell'innovazione industriale.

 

Un quadro d'insieme di U4I

  • Oltre mezzo milione di euro è stato impiegato per il funzionamento del progetto;
  • 41 dipartimenti coinvolti, di cui 14 recentemente riconosciuti dal MIUR come dipartimenti di eccellenza;
  • Oltre 2000 ricercatori coinvolti;
  • Più di 100 famiglie di brevetti;
  • Oltre 40 spin off attivi in 8 ambiti: Aerospaziale, Life science e biotecnologia, Agrifood, Materiali, Energia e ambiente, ICT, Industria Culturale, Mobilità sostenibile;
  • 8 tappe per l’innovazione: ricerca, valutazione, proprietà intellettuale, promozione, brevetto, attivazione di spin off, attivazione di joint venture e start up, ricerca condivisa.

Sito della Fondazione University for Innovation: www.u4i.it

Per maggiori informazioni:       
Ufficio stampa Università di Milano-Bicocca      
Maria Antonietta Izzinosa 02 6448 6076               
Veronica D’Uva 02 6448 6373    
ufficio.stampa@unimib.it

Ufficio stampa Università degli Studi di Bergamo, Claudia Rota
tel. 348 5100463;claudia.rota@unibg.it

Portavoce del Rettore Università di Pavia,
Grazia Bruttocao, tel. 0382 984531 – 320 6131351 
grazia.bruttocao@unipv.it

Progetto Glori

Sicurezza idro-geologica. Il progetto GLORI studia l’effetto dei cambiamenti climatici sui bacini fluviali alpini

Col mutare del clima cambia anche il volto dell’ambiente alpino. Lo scioglimento dei ghiacciai aumenta la quantità di sedimento trasportata dai fiumi di montagna. Il gruppo di ricerca guidato dal prof. Francesco Comiti di unibz sfrutta l’analisi isotopica per prevedere l’evoluzione dei corsi d’acqua e prevenire possibili eventi alluvionali.


Una delle aree di ricerca privilegiate dalla Facoltà di Scienze e Tecnologie dell'università di Bolzano riguarda le dinamiche dei bacini fluviali e la mitigazione del rischio idro-geologico. Francesco Comiti, professore di Gestione dei rischi naturali e dei corsi d’acqua montani alla Facoltà di Scienze e Tecnologie, è alla testa del gruppo di ricerca su questa tematica. Il progettosi svolge in collaborazione con le Università di Trento e Innsbruck.  GLORI, che è l’acronimo di Glaciers-To-Rivers Sediment Transfer In Alpine Basins  (Trasferimento di sedimento dai ghiacciai ai fiumi nei bacini alpini), è  finanziato dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Iniziato un anno fa circa, esamina i cambiamenti che stanno interessando il bacino del Rio Solda, un torrente di montagna che nasce dai ghiacciai dell’Ortles, e del Rio Saldura, che si origina dalla Palla Bianca, entrambi in Alto Adige.

L’obiettivo di GLORI è la previsione dei probabili cambiamenti dei corsi d’acqua legati allo scioglimento dei ghiacciai alpini. Si tratta di un lavoro molto complicato che prevede anche l’implementazione di modelli fisico-matematici, e che richiede competenze molto diversificate. Il gruppo di ricerca di Bolzano si occupa di misurare quantità e tipologia dei sedimenti trasportati dai due corsi d’acqua. L’Institute of Atmospheric and Cryospheric Sciences dell’Università di Innsbruck ha invece l’incarico di monitorare i cambiamenti dei ghiacciai nel tempo e di valutarne lo spessore attuale, tramite l’utilizzo del georadar. Il dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Trento, infine, coi dati forniti da Innsbruck e unibz, deve realizzare la modellazione fisica e matematica per comprendere tempi e modalità di trasferimento del sedimento e come questo materiale vada ad influenzare la morfologia dell’alveo.

Analisi isotopica dell’acqua e geofoni: l’innovazione di unibz

I ricercatori di unibz hanno messo a punto una nuova metodologia che permette di comprendere meglio il trasferimento dei sedimenti dal bacino al corso d’acqua. Mediante i geofoni, piccoli sensori sismici, e l’analisi isotopica dell’acqua possono stabilire l’intensità di trasporto dei ciottoli e l’origine dei sedimenti. “Alla bocca del ghiacciaio abbiamo istallato i geofoni, mini-sismometri che registrano le vibrazioni del terreno indotte dal passaggio di ghiaia e ciottoli, che ci permettono di monitorare in continuo il trasporto solido”, spiega Comiti, “assieme a questo tipo di misurazione, ci avvaliamo di traccianti isotopici che ci forniscono informazioni importanti sull’origine dell’acqua che trasporta i sedimenti stessi”.

I risvolti pratici dello studio

Il 2017 è stato un anno particolarmente caldo. A causa dell’innalzamento delle temperature, i ricercatori di GLORI hanno osservato un forte scioglimento dei ghiacciai e un massiccio aumento del trasporto solido alla loro bocca. La crescita del trasporto di sedimenti può comportare cambiamenti importanti nei tratti fluviali a valle. Dice Comiti che questi cambiamenti morfologici possono determinare modifiche sia all’ecosistema fluviale che all’entità del rischio idraulico della popolazione che vive vicino ai corsi d’acqua. In alcuni tratti del fiume la maggior quantità di ghiaia e ciottoli trasportati dalla corrente può provocare un innalzamento dell’alveo aumentando quindi la probabilità di alluvioni nel prossimo futuro. In Svizzera, ad esempio, sono già state riscontrate evidenze di un aumento di quota dell’alveo in alcuni fiumi,. “La percentuale di deflusso di origine glaciale è strettamente correlata alla quantità del trasporto solido”, conclude Francesco Comiti. “Modellare gli scenari futuri ci permetterà di capire l’evoluzione dei torrenti e dei fiumi a seguito dello scioglimento dei ghiacciai, e quindi dove il pericolo di alluvionamenti potrebbe aumentare. Con sistemi di monitoraggio e di previsione più efficaci possiamo contribuire a ridurre il rischio idraulico nelle valli alpine”.

Il video
 

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Acqua: una persona su nove nel mondo non vi ha accesso

Oggi, 22 marzo, si celebra la “Giornata Mondiale dell’Acqua”. Le Nazioni Unite lanciano l’allarme: entro il 2030, a causa cambiamento climatico, quasi una persona su due vivrà in aree ad alto stress idrico.


In corso a Brasilia l’ottava edizione del World Water Forum

«Laudato si, mi Signore, per sor’Acqua, la quale è multo utile et humile et preziosa et casta», con queste parole, nel “Cantico delle Creature” (composto intorno al 1226), San Francesco d’Assisi lodava il Signore per questo bene così prezioso.

Secondo il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2018”, presentato in questi giorni all’8th World Water Forum, in corso a Brasilia dal 16 al 22 marzo, la scarsità di acqua e il suo uso incontrollato rappresentano uno dei grandi problemi del nostro tempo, al quale il genere umano dovrà trovare una soluzione, a meno che non voglia andare incontro al collasso. Il Rapporto sottolinea che, a causa del cambiamento climatico, entro il 2030, quasi la metà della popolazione mondiale vivrà in aree ad alto stress idrico. L’Africa, ad esempio, conterà tra i 75 e i 200 milioni di persone sottoposte a tale stress. Già oggi, secondo l’OCSE, il 40% della popolazione mondiale vive in bacini idrografici soggetti a stress idrico (Figura 2). Inoltre, la domanda globale di acqua aumenterà del 55% entro il 2050, raggiungendo i 5500-6000 km3 all’anno (oggi ha raggiunto all’incirca i 4600 km3). Ciò comporterà un aumento vertiginoso dell’utilizzo di acque sotterranee per uso agricolo, che oggi rappresentano il 67% del totale dei prelievi a livello globale (Burek et al.,2016).

La scarsità di acqua dolce rappresenta poi un’altra grande sfida da vincere a livello globale nei prossimi anni. L’acqua presente sul nostro pianeta occupa circa un miliardo e mezzo di chilometri cubi. Tuttavia, solo il 3% di essa è considerata dolce o potabile mentre il rimanente 97% è costituito da acqua non potabile. Tenendo conto che l’acqua dolce è presente soprattutto come acqua sotterranea o immagazzinata nei ghiacciai e nelle calotte polari (2,5%), la percentuale di quella realmente disponibile scende allo 0,5% (Figura 1).

 

Figura 1. Ripartizione dell'acqua nel mondo. Fonte: World Business Council for Sustainable Development

 

Nonostante i dati allarmanti, il consumo di acqua è in continua crescita nei paesi sviluppati, dove mediamente raggiunge i 300 litri di acqua al giorno (in Italia, 245 litri al giorno, dati ISTAT 2017), mentre in molti paesi in via di sviluppo, soprattutto in diverse zone dell’Africa, il consumo medio giornaliero è spesso inferiore a 10 litri pro-capite. A questo proposito, le principali Agenzie del mondo raccomandano un minimo giornaliero di almeno 20 litri di acqua pro-capite per i bisogni essenziali (cucinare il cibo e/o per lavarsi) e per mantenere un livello di vita dignitoso. 

 

Figura 2. Prelievi di acqua dolce nel mondo. Fonte: Rapporto FAO, 2016

 

Cosa ci dicono FAO e OCSE

La FAO considera che un paese sia water stressed quando il prelievo di acqua dolce è superiore al 25% della risorsa di acqua dolce rinnovabile; water scarcity quando il prelievo di acqua dolce supera il 75%. L’Organizzazione stima, inoltre, che il 40% della popolazione mondiale vive in aree rurali con bacini fluviali classificati come water scarce.  Da tempo la FAO raccomanda la promozione di metodi innovativi per l'agricoltura e la produzione alimentare in generale, al fine di efficientare l’uso di acqua. Un altro aspetto importante è quello delle acque reflue generate dai settori dell’industria, dell’agricoltura, delle costruzioni e anche della vita quotidiana di milioni di persone. Si calcola che, a livello globale, oltre l’80% delle acque reflue si riversi nell’ecosistema invece di essere reimmesso in circolo e riutilizzato. Si potrebbe evitare tale spreco, ad esempio, trattando e utilizzando le acque reflue dalla nostre abitazioni per il verde urbano e nei sistemi di raffreddamento e di irrigazione delle coltivazioni non-alimentari. Il ricorso a pratiche di gestione nelle aziende agricole,che mirano all’obiettivo acqua verde” (acqua proveniente da precipitazioni e stoccata nella zona radicale del suolo e quindi oggettodi evaporazione, traspirazione o assorbimento da parte delle piante), potrebbe migliorare significativamente la disponibilità di acqua per la produzione delle colture agricole (waterfootprint.org/en/water-footprint/what-is-water-footprint/).

Secondo l’OCSE, sarà indispensabile dotarsi di “politiche pubbliche solide e soprattutto di una governance delle risorse idriche” per vincere la sfida, presente e futura, dei risparmi e dei consumi di acqua, sia nei paesi del Nord del mondo che in quelli del Sud. A tal proposito, l’OCSE ha sviluppato uno strumento, l’”OECD Multi-level Governance Framework: Mind the Gaps, Bridge the Gaps” ("Quadro della governance multilivello dell'OCSE: prendere coscienza delle lacune e colmare i divari"), che potràaiutare idecisoripolitici adidentificare e risolvere le sfide di governance a livello globale (Figura 3).

 

Figura 3.OECD Multi-level Governance Framework: Mind the Gaps, Bridge the Gaps

 

La proposta dell’OCSE è stata integrata e rafforzata con quella lanciata dalle Nazioni Unite durante il World Water Forum, in corso a Brasilia. Si tratta di una strategia sostenibile che mette al centro “soluzioni verdi” per raggiungere l’obiettivo di migliorare la gestione dell’acqua per conseguire la sicurezza idrica e la costruzione di un futuro migliore, più prospero, più sicuro e piùgiusto per tutti.


Fonti per approfondire:

  • Burek et al., 2016. Water Futures and Solution Fast Track Initiative (Final Report). Pure.iiasa.ac.at/id/eprint/13008/;
  • FAO, 2017. “The future of food and agriculture-Trends and challenges”;
  • FAO-IPCC. Expert meeting on climate change, land use and food. Rome, Italy, 23-25 January 2017;
  • Principi dell’OCSE sulla Governance dell’Acqua. 2015;
  • "Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche”, 2018.