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Al via la seconda edizione del “Festival dello Sviluppo Sostenibile”

Fare 17 goal in 12 anni, questo l’obiettivo dell’Agenda 2030. Secondo il Rapporto ASviS 2017 l’Italia non è ancora su un sentiero di sviluppo sostenibile. Timidi gli investimenti europei nella finanza sostenibile: per far fronte al cambiamento climatico e per rispettare gli obiettivi fissati dall’’Accordo di Parigi, occorrono 180 miliardi di euro di investimenti ogni anno. 


Al  MAXXI di Roma il “Festival dello Sviluppo Sostenibile”

Fare 17 goal in 12 anni, questo l’obiettivo dell’Agenda 2030. Approvata dalle Nazioni Unite il 25 settembre 2015 – due mesi prima dell’approvazione dell’Accordo di Parigi – e sottoscritta da 193 Paesi, l’Agenda 2030 rappresenta il documento più importante a livello globale per lo sviluppo sostenibile. L’Agenda contiene 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e 169 Target da raggiungere entro il 2030, attuando un modello di sviluppo sostenibile sul piano ambientale, economico, sociale, coinvolgendo istituzioni, imprese pubbliche e private, università, centri di ricerca e operatori dell’informazione e della cultura. Per dare voce al tema dello sviluppo sostenibile, è incominciata lunedì 22 maggio a Roma, presso il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, la seconda edizione del “Festival dello Sviluppo Sostenibile”, organizzato dall’ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, con la conferenza inaugurale “Italia 2030. Innovare, riqualificare, investire, trasformare: dieci anni per realizzare un’Italia sostenibile”. Il Festival, fa sapere l’ASviS, rappresenta il contributo italiano alla “Settimana europea dello sviluppo sostenibile” (Esdw) che si svolgerà tra il 30 maggio e il 5 giugno nei 27 paesi dell’UE. Sono stati organizzati oltre 600 eventi in tutta Italia per i 17 giorni (dal 22 maggio al 7 giugno) del Festival, tanti quanti sono gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile indicati dall’Agenda 2030. “Sarà necessario un decennio di profonda e persistente innovazione economica, istituzionale e sociale, una vasta riqualificazione delle infrastrutture materiali e immateriali, un ciclo pluriennale di investimenti, pubblici e privati, una vera e propria trasformazione dell’attuale modello di sviluppo”, ha sottolineato Pierluigi Stefanini, Presidente dell’ASviS, alla conferenza inaugurale del Festival.

 

L’Italia è distante dagli Obiettivi dell’Agenda 2030

La sfida dello sviluppo sostenibile sarà ardua. Secondo il Rapporto ASviS 2017, nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni, l’Italia non è ancora su un sentiero di sviluppo sostenibile: è indietro su povertà, disoccupazione, disuguaglianze, degrado ambientale, mentre registra un miglioramento nei campi dell’educazione, della salute e dell’alimentazione, con risultati comunque lontani dai relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Inoltre, sottolinea il Rapporto, l’Italia risulta essere in ritardo nell’adozione di strategie fondamentali in tema di energia, lotta al cambiamento climatico ed economia circolare, senza le quali non riuscirà a raggiungere i 17 SDGs entro il 2030 (Figura 1). In particolare, sulla base degli indicatori compositi sviluppati dall’ASviS per i singoli Obiettivi in una prospettiva temporale, emerge che:

  • la situazione migliora sensibilmente per gli Obiettivi 2 (Sconfiggere la fame), 3 (Salute e benessere), 4 (Istruzione di qualità), 5 (Parità di genere), 9 (Innovazione e infrastrutture), 12 (Consumo e produzione responsabili), 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), 14 (Flora e fauna acquatica), 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide);
  • la situazione peggiora sensibilmente per gli Obiettivi 1 (Sconfiggere la povertà), 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari), 10 (Ridurre le disuguaglianze), 15 (Flora e fauna terrestre);
  • la situazione è statica per gli Obiettivi 7 (Energia pulita e accessibile), 8 (Buona occupazione e crescita economica), 11 (Città e comunità sostenibili) e 17 (Partnership per gli Obiettivi).

 

Figura 1. Distanza dal raggiungimento degli SDGs nel 2030 (Fonte: Rapporto ASviS 2017)

 

Il Rapporto ASviS 2017, oltre a indicare i punti di forza e di debolezza del nostro Paese rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, fornendo una visione complessiva delle tendenze in atto nelle 17 aree corrispondenti ai 17 SDGs e dei possibili scenari futuri in base alle politiche da adottare, propone misure di breve e medio termine per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile. In particolare, il rapporto suggerisce di:

  • completare l’iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque ecc.) e di strategie (energia, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) essenziali affinché l’Italia possa imboccare concretamente la strada della sostenibilità;
  • dettagliare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile anche in termini quantitativi e rendere operativa la sua governance, ad esempio, con la trasformazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile;
  • adottare provvedimenti urgenti per il raggiungimento dei 22 Target con scadenza al 2020.

 

L’Europa timida negli investimenti in finanza sostenibile

“L’integrazione tra economia, società e ambiente è ancora difficile – ha sottolineato alla conferenza inaugurale del Festival Enrico Giovannini, Portavoce dell’ASviS, – e ognuno di noi è chiamato a decidere se vuole assumere una visione distopica, retrotopica o utopica del futuro”. A fronte di un pianeta sempre più esposto alle conseguenze imprevedibili del cambiamento climatico e dell'esaurimento delle risorse, s'impone un'azione urgente per adeguarsi a un modello più sostenibile. Secondo le stime del Rapporto 2018 condotto dalla Task Force di Alto Livello sulla Finanza Sostenibile dell’Unione europea, Per conseguire gli obiettivi dell'Unione europea per il 2030 previsti dall’Accordo di Parigi, in particolare la riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra, occorrono investimenti supplementari dell'ordine di 180 miliardi di euro all'anno di qui al 2030. Tuttavia, ha evidenziato Giovannini, mancano all’appello circa 150 miliardi di euro, nonostante il “vecchio Continente” sia la prima area al mondo per investimenti fatti nella finanza sostenibile. Nel corso della conferenza è stato sottolineato che gli investimenti, sia pubblici che privati, sia materiali che immateriali, dovranno essere orientati in una direzione di sviluppo sostenibile. Dalla riqualificazione del patrimonio esistente alla creazione di nuove infrastrutture sostenibile, bisognerà investire per migliorare il capitale naturale e umano. “Solo così – ha evidenziato Giovannini – sarà possibile migliorare il benessere dei cittadini e ridurre le tante disuguaglianze di cui soffre l’Italia”.


Note:

I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (SDGs) raccontati nel video ufficiale di ASviS Italia.

La foto che compare come immagine d'intestazione dell'articolo è stata scattata da Andrea Campiotti (autore dell'articolo) presso il MAXXI, a Roma.

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I vantaggi delle infrastrutture verdi per l’efficienza energetica degli edifici

Da una recente ricerca dell’ENEA, emerge che il verde parietale consente una diminuzione del 40% del flusso termico penetrante nell’edificio e una diminuzione dei costi dell’energia elettrica utilizzata per la climatizzazione in estate e per il riscaldamento in inverno. Da quest’anno, al via il “Bonus Verde”, novità introdotta dalla Legge di Stabilità 2018.


La ricerca dell’ENEA

Il verde nelle città rappresenta un vero e proprio componente edilizio dell’architettura degli edifici. La realizzazione di “infrastrutture verdi”, tecnicamente definite Green Roofs and Walls (Tetti e pareti verdi”) migliora le condizioni microclimatiche a livello urbano, mitigando il fenomeno delle cosiddette “isole di calore”, e contribuisce alla riqualificazione energetica degli edifici (vedi in merito le Direttive europee in tema di efficienza energetica). La coltivazione di piante ed essenze vegetali su tetti, terrazzi e pareti esterne degli edifici consente risparmi significativi sulla bolletta: diminuiscono le spese per la climatizzazione nei periodi caldi e per il riscaldamento nei periodi freddi. A questo proposito, da una recente ricerca condotta presso il Centro Ricerche Casaccia dell’ENEA – Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile emerge che è sarebbe possibile ridurre il consumo di energia per la climatizzazione estiva ed invernale di circa il 40%, grazie all’”effetto barriera”, che il verde parietale consente nei confronti della radiazione solare incidente in estate, e all’”effetto camino” (ventilazione naturale”), che in inverno contribuisce a togliere umidità dalle pareti dell’edificio. Il parametro impiegato per definire le caratteristiche bioagronomiche ed energetiche delle piante utilizzate si riferisce alla “costante verde” (Kv), un parametro adimensionale, che può assumere valori compresi tra 0 e 1. Abbiamo due condizioni:

  • Se Kv vale 0, la coltre non esercita alcuna schermatura;
  • Se Kv  vale 1, la coltre vegetale esercita una completa schermatura.

Sulla base delle prime valutazioni dell’attività di ricerca e sviluppo dell’ENEA è emerso che il verde parietale consente una diminuzione del 40% del flusso termico penetrante nell’edificio e una diminuzione dei costi dell’energia elettrica utilizzata per la climatizzazione estiva. La ricerca sottolinea che nella progettazione di coperture verdi da integrare in edifici preesistenti bisogna valutare, oltre alla conoscenza delle caratteristiche di crescita e sviluppo delle essenze vegetali, anche le esigenze di acqua. Rispetto alle necessità idriche, è opportuno selezionare piante con esigenze idriche in linea con l’andamento delle precipitazioni del sito che accoglie il progetto vegetale e che, solitamente, si considerano elevate se superiori a 1500 mm/anno,  medie tra 800-1500 mm/anno, e scarse quando non superano 800 mm/anno. Dalla ricerca emerge inoltre che l’irrigazione deve essere sempre effettuata con acqua di raccolta e non con acqua potabile. Per quanto riguarda la schermatura della radiazione solare, invece, le essenze vegetali migliori sono quelle che presentano una buona traspirazione giornaliera – mediamente non superiore a 1 litro per metro quadrato di biomassa fogliare – poiché contribuiscono alla mitigazione della temperatura nei pressi dell’edificio, grazie al consumo di energia impiegato per l’evaporazione dell’acqua che fuoriesce dagli stomi della pianta per mantenere una temperatura fogliare non eccessiva.

Per quanto riguarda poi il verde orizzontale e i “tetti verdi”, secondo i ricercatori dell’ENEA, è possibile impiegare un’ampia gamma di specie e associazioni vegetali, tra cui tappetti erbosi, erbacee perenni, cespugli, alberi (Figura 1). Le piante vanno posizionate senza sottovalutare l’aumento di peso dovuto alla coltivazione e all’irrigazione (Figura 2).

 

Figura 1. Parametri per la realizzazione dei tetti verdi (Norma UNI 11235/2015)

 

Quali piante utilizzare per la messa a verde dell’edificio

Per quanto riguarda il tipo di piante da impiegare per la messa a verde dell’edificio, la ricerca indica l’uso di piante autoctone (essenze vegetali locali): queste, essendosi naturalmente evolute in una data fascia climatica o in un preciso bioma, sono in equilibrio col loro luogo d’origine. Ciò significa che tutte le fasi vitali della pianta sono strettamente legate alle condizioni meteorologiche ed atmosferiche tipiche del clima di provenienza e quindi anche il periodo di fogliazione sarà correlato al clima e al irraggiamento medio di un’area. Le specie autoctone sono quelle tipiche e storicamente rilevabili in una data regione geografica: esse sono perciò definite anche specie indigene o locali. Le specie autoctone si distinguono da quelle alloctone, cioè le specie provenienti da altre aree geografiche che, solitamente a seguito dell’opera volontaria o involontaria dell’essere umano, sono state introdotte in un dato luogo dove hanno trovato caratteristiche favorevoli alla propria sopravvivenza. Alcuni tipi di specie alloctone possono creare problemi a quelle autoctone, entrando in competizione per lo spazio e limitandone lo sviluppo, determinandone, nei casi più gravi, anche la sparizione. La ricerca dell’ENEA indica tra le piante più adatte per la messa a verde quelle rampicanti e sempreverdi di origine autoctona, tra le quali l’Echium vulgare, ovvero una specie selvatica, conosciuta con il nome di “erba viperina”, molto amata dalle api, facilmente reperibile nei nostri prati, adatta per i tetti verdi e con un buon grado di resilienza.

Figura 2. Tetto verde realizzato presso la “Casa delle Energie” del Centro Ricerche Casaccia dell’ENEA

 

Come si ottiene il “Bonus Verde”

La Legge di Stabilità per il 2018 ha inserito – per la prima volta in Italia – una detrazione IRPEF (il cosiddetto “Bonus Verde”) per le spese sostenute per interventi di messa a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze e recinzioni (Tabella 1).

 

BONUS VERDE

Detrazione

Spesa max accettata

Cifra max detraibile

Validità

36%

5.000 Euro

1.800 Euro

Fino al 31/12/2018

1

Si possono detrarre tutte le spese per sistemi di irrigazione, pozzi, progettazione e manutenzione.

2

Soltanto lavori straordinari, sono escluse le manutenzioni ordinarie annuali e i lavori in economia.

3

Cumulabile con le agevolazioni già previste sugli immobili vincolati.

4

Sugli immobili adibiti promiscuamente all’esercizio dell’arte, delle professioni o dell’attività commerciale, la riduzione spettante è ridotta del 50%.

5

Cumulabile su più immobili anche se appartenenti allo stesso proprietario.

6

Sono esclusi dalle agevolazioni gli immobili di nuova costruzione, uffici, negozi e magazzini.

7

Le detrazioni sono riconosciute per l’acquisto di piante perenni ma non per quelle stagionali.

8

Le spese sostenute sono ammesse soltanto se effettuate con assegni, bancomat, carte di credito, bonifici ordinari.

Nota 1

Pianta annuale (include le piante stagionali): compie il ciclo vitale in un anno oppure in una o due stagioni. Radici, fusti e foglie muoiono e soltanto i semi fanno da collegamento tra una generazione e quella successiva. Comprendono buona parte delle piante erbacee, fiori selvatici, fiori da giardino e le verdure. Esempi: basilico, crisantemo, pomodoro, riso, ecc.

Nota 2

Pianta perenne: vive più di due anni a differenza delle piante annuali e biennali. Esempi: rosa, ciclamini, rosmarino, gli alberi (querce, ulivo, castagno, ecc.), i rampicanti (kiwi, vite, passiflora, ecc.) e gli arbusti. Le piante perenni hanno strutture vegetative che si mantengono da un anno all’altro, possono essere sempreverdi quando hanno un continuo ricambio di foglie oppure decidue se perdono le foglie (quasi tutti gli alberi e le piante rampicanti). Importanti per il verde parietale: Lonicera (Caprifoglio), Edera, Glicine, Vite, Gelsomino, Rincospermum, Partenocissus, Vinca, ecc.

Nota 3

Chiarimenti per il Bonus Verde possono essere richiesti all’Agenzia delle Entrate.

Tabella 1. Modalità per ottenere la detrazione IRPERF (“Bonus Verde”) per le spese sostenute per la messa a verde


Nota:

La foto d’intestazione dell’articolo (la prima dall’alto) raffigura la “Casa delle Energie” del Centro Ricerche ENEA Casaccia (edificio prototipo di verde parietale).

 

principale transizione green

“La transizione alla green economy” è possibile

Dai fondamenti della green economy ai fattori che potrebbero accelerare la transizione verso un'economia più sostenibile, questi i temi del “Meeting di Primavera” della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in occasione del quale è stato presentato l’ultimo libro di Edo Ronchi “La transizione alla Green Economy”. 


I fondamenti della green economy

Mercoledì 9 maggio si è tenuto a Roma, presso il Nazionale Spazio Eventi, il “Meeting di Primavera”, organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile per celebrare i suoi 10 anni di attività. In occasione del Meeting, è stato presentato l’ultimo libro di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione, dal titolo “La transizione alla green economy”, un libro – come ha affermato lo stesso Ronchi, durante la presentazione – volto a tracciare un “quadro approfondito dell’evoluzione dell’economia verde in Italia e nel mondo, a 25 anni dal Summit sulla Terra di Rio de Janeiro (3-14 giugno 1992). Nella società contemporanea l’economia svolge un ruolo decisivo, determinando la sostenibilità nonché l’insostenibilità dello sviluppo. In una società in cui le risorse diventano sempre più scarse e dove si registra un consumo inarrestabile di suolo, che minaccia la biodiversità e il capitale naturale, si sente il bisogno di una nuova narrazione economica che assicuri uno sviluppo umano sostenibile, che procuri una migliore qualità della vita in uno spazio ecologico limitato e che punti ad una crescita qualitativa e quantitativamente selettiva. “In un solo secolo (il Novecento) – ha affermato Ronchi – la popolazione mondiale è quadruplicata, il consumo di energia è cresciuto di circa 8 volte e quello di risorse naturali di oltre 12; l’uso indiscriminato dei combustibili fossili ha generato enormi volumi di anidride carbonica che stanno influenzando fortemente il clima”. “Così non si può andare avanti – ha sottolineato Ronchi – perché l’attuale sviluppo, così com’è, non va; qualche passo nella giusta direzione è stato compiuto, ma si è fatto ancora troppo poco e in modo troppo lento e tortuoso, a volte perfino contradditorio”. Parlando del suo libro, Ronchi ha individuato quelli che possono essere definiti i “tre fondamenti dell’economia verde”:

  • Tutela del clima e della biosfera. I costi di quella che ormai può essere definita una vera e propria “crisi climatica ed ecologica” hanno raggiunto un’enorme rilevanza economica;
  • Circolarità delle risorse. L’economia circolare, alla base della green economy, è la via per affrontare il nodo dell’utilizzo sostenibile delle risorse naturali, consentendo di disaccoppiare il livello del consumo di risorse da quello delle attività economiche;
  • Benessere inclusivo e sobrio. La sostenibilità ambientale si può ottenere sostituendo il consumismo indiscriminato con una migliore qualità dei consumi, con migliori beni e servizi e minori impatti ambientali.

Nel corso della conferenza, Ronchi ha evidenziato i fattori che potrebbero accelerare la transizione verso un’economia più sostenibile: politiche pubbliche (in particolare quelle fiscali) in grado di internalizzare i costi esterni con strumenti economici quali tasse, tariffazioni, incentivi e disincentivi, in grado di orientare verso uno sviluppo economico sostenibile; l’eco-innovazione, che porta non solo benefici dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista dell’occupazione; una “finanza verde” capace di accelerare la transizione alla green economy attraverso i green bonds, in forte crescita nel mondo (non in Italia), che sono passati dagli 8,5 miliardi di dollari del 2012 ai 221 del 2017; imprese green che hanno registrato un aumento dell’occupazione pari al 40% nel periodo 2007-2013.

Ronchi ha inoltre sottolineato i settori chiave che stanno guidando attualmente la transizione alla green economy, tra i quali spiccano l’agricoltura, l’energia, la manifattura, i rifiuti, il settore delle costruzioni e dei trasporti, il turismo. Ronchi ha concluso il suo intervento, sottolineando la necessità di cambiare rotta, accelerando la transizione ad un’economia più sostenibile e investendo maggiormente sui giovani. Sul tema si è espresso anche l’economista francese Jean-Paul Fitoussi, tra i relatori della conferenza, che ha ribadito: “la sostenibilità, in tutte i suoi aspetti, sarà possibile solo se le generazioni attuali lasceranno alle generazioni future un capitale – umano, economico, sociale e naturale – almeno uguale a quello di cui essere hanno goduto”.

 

Proposte e contributi per uno sviluppo sostenibile

  • Strategia Energetica Nazionale(SEN2017). Documento di programmazioneenergetica a livello nazionale adottato con decreto interministeriale 10 novembre 2017, pone, tra i suoi obiettivi, quello di rendere il sistema energetico nazionalepiù sostenibile in modo daraggiungere gli obiettivi ambientali e di decarbonizzazionedefiniti a livello europeo, in linea con quellistabiliti dall’Accordo di Parigi. Tra i  principali target quantitativi previsti dalla SENvi è quello che prevede la riduzione dei consumi finali di energia a 108 Mtep (“Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio”) con un risparmio di circa 10 Mtep entro il 2030.
  • Fonti rinnovabili. La Direttiva europea 2009/28/CE fissa per l’Italia due obiettivi nazionali vincolanti in termini di “quota del consumo finale di energia coperto da fonti rinnovabili” al 2020: raggiungere una quota dei consumi energetici finali lordi complessivi di energia coperti da fonti rinnovabili almeno pari al 17%; raggiungere una quota dei consumi energetici finali lordi nel settore dei trasporti coperti da fonti rinnovabili almeno pari al 10%.
  • Sviluppo di un’agricoltura sostenibile. I principali programmi europei prevedono lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile di qualità emultifunzionale, al fine di contenereil consumo di suolo agricolo, grazie amisure diadattamento ai cambiamenti climaticie la promozione nonché la tutela dell’agricoltura italianaorientata alla qualità e alla sicurezza.
  • Piano nazionale per la riqualificazione delle aree urbane degradate. A questo proposito, è doveroso sottolineare che le città italiane, a differenza di quelle europee, non hanno mai vinto lo European Green Capital Award, premio istituito nel 2010 dalla Commissione europea per premiare le città che, più di altre, hanno portato avanti politiche di sviluppo sostenibile.
  • Decarbonizzazione al 2050. Le principali intese a livello globale prevedono la decarbonizzazione (la chiusura di tutte le centrali a carbone) entro il 2050, oltre ad una diminuzione delle emissioni di CO2 del 39% al 2030 e del 63% al 2050 rispetto ai dati del 1990. A questo proposito, la SEN 2017 prevede per l’Italia la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2025, con cinque anni di anticipo rispetto alla precedente Strategia, che prevedeva la chiusura entro il 2030.
  • Blue economy. La Strategia europea della “crescita blu”  per sostenere una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo.Attualmente l’economia blu impiega oltre 5 milioni di persone e genera un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l'anno a livello globale. Le principali attività dell’economia blu sono: l’acquacoltura (allevamento di pesci e molluschi), turismo, biotecnologia marina, l'energia oceanica e l'estrazione mineraria dai fondalimarini.

Fonti per approfondire:

 

Nota:

La foto che compare come immagine d'intestazione dell'articolo è stata scattata da Andrea Campiotti (autore dell'articolo) durante l'evento presso il Nazionale Spazio Eventi, a Roma.