Comunicare la biodiversità tramite l’arte, una sfida affascinante per un pubblico di ogni età


Di Alessandro Campiotti

La biodiversità è protagonista di due mostre che ne esaltano la ricchezza e le funzioni essenziali per il benessere umano, l’economia e il pianeta

Interni della mostra
Elogio della Diversità: un Viaggio negli Ecosistemi Italiani


L’esigenza di conservare la natura, i suoi variegati ecosistemi e la ricchezza di biodiversità che li costituisce, riscuote da tempo un crescente interesse nell’opinione pubblica ed ha assunto un ruolo centrale tra le tematiche che caratterizzano il dibattito scientifico, politico e culturale italiano e internazionale. I più recenti studi concordano sulla tesi che l’ambiente stia attraversando un periodo di grave difficoltà, dal momento che il proprio capitale naturale è soggetto ad una rapida diminuzione, con decine di migliaia di specie animali e vegetali in costante declino e spesso a rischio estinzione. Nonostante i paesi dell’area mediterranea siano tra i più ricchi di biodiversità, nel 2024 il WWF ha certificato un calo medio su scala globale delle popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci del 73% rispetto al 1970. Nello stesso anno, il National Biodiversity Future Center (NBFC), primo centro di ricerca nazionale sulla biodiversità, ha sottolineato che i principali fattori di rischio per gli ecosistemi sono di origine antropica, cioè legati alle attività umane, come l’inquinamento, l’eccesso di consumo di suolo, l’agricoltura intensiva e gli incendi boschivi.

Per tali ragioni, la comunità scientifica e culturale italiana è impegnata da anni nella sfida alla divulgazione di questi temi, tramite azioni di finanziamento e promozione della conoscenza, per sensibilizzare le persone di tutte le età sulle questioni legate alla conservazione della natura e alle interconnessioni con la società. A questo proposito, lo scorso 27 novembre 2024 è stata inaugurata a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, la mostra dal titolo Elogio della Diversità: un Viaggio negli Ecosistemi Italiani, per sollevare una riflessione sul tema della perdita di biodiversità tramite il mezzo artistico. L’iniziativa – che avrà luogo fino al 30 marzo 2025 – è stata promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, e realizzata con il supporto scientifico di numerose realtà accademiche e della ricerca, come la Sapienza Università di Roma, l’Università degli Studi di Padova e il National Biodiversity Future Center (NBFC). Il percorso espositivo offre ai visitatori l’opportunità di immergersi tra le meraviglie naturali italiane, ed è suddiviso in settori tematici che indagano le peculiarità dei diversi ecosistemi – terrestre, marino, urbano – con un focus legato agli aspetti genetici che spiegano la varietà fenotipica del popolo italiano.
Alla ricca esposizione museale, caratterizzata da istallazioni e riproduzioni dei diversi habitat naturali, si aggiungono allestimenti interattivi e multisensoriali, incontri di approfondimento, laboratori didattici e visite guidate per le scuole, per finire con una rassegna cinematografica dal titolo Chi ha paura della natura?

Ricostruzione di un habitat terrestre all’interno dell’esposizione

Ma non è tutto, infatti il tema della biodiversità sarà presto protagonista di un’altra iniziativa promossa da National Geographic e National Biodiversity Future Center (NBFC), in collaborazione con il CNR, che prevede la realizzazione di una mostra fotografica interattiva dal titolo Il paese della biodiversità. Il patrimonio naturale italiano, che sarà aperta al pubblico e alle scuole dal 20 gennaio al 30 aprile 2025 presso la sede centrale del CNR di Roma (Piazzale Aldo Moro 7). Nella stessa sede, il prossimo giovedì 16 gennaio alle ore 10.30, avranno luogo l’inaugurazione dell’evento e la preview stampa alla presenza di Luigi Fiorentino, Presidente del National Biodiversity Future Center, Maria Chiara Carrozza, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e Marco Cattaneo, Direttore di National Geographic.
In questo contesto, vale la pena ricordare che per favorire il riconoscimento del valore della natura, nel febbraio del 2022, il Parlamento italiano ha approvato la revisione dell’articolo 9 della Costituzione, introducendo tra i principi fondamentali dell’ordinamento la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Per approfondire

Elogio della diversità | Palazzo Esposizioni Roma
https://www.nationalgeographic.it/il-paese-della-bioversita-mostra

_____________
Immagini di intestazione: Interni dell’esposizione
Elogio della Diversità: un Viaggio negli Ecosistemi Italiani
(di Alessandro Campiotti)

Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente Facebook

Il suolo, una risorsa limitata di cui non possiamo fare a meno

Di Alessandro Campiotti

Ogni secondo in Italia vengono consumati 2,3 m2 di suolo fertile, con una perdita di servizi ecosistemici che si traduce in una serie costi ambientali, economici e sociali. È necessario rallentare questo fenomeno potenziando le azioni di rinaturalizzazione e risanando i terreni degradati e inquinati con pratiche agronomiche conservative e rigenerative.

Foto di Alessandro Campiotti

Lo scorso 5 dicembre si è tenuta la Giornata mondiale del suolo, istituita dalla FAO nel 2014 per porre l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema troppo spesso sottovalutato, che riguarda una risorsa limitata, non rinnovabile e al tempo stesso necessaria per la vita dell’essere umano sul pianeta. Il suolo è un sistema naturale dinamico e multifunzionale, responsabile di una serie di servizi ecosistemici essenziali per le attività umane e la sopravvivenza degli ecosistemi. Le sue principali funzioni ecologiche vanno dalla riserva idrica alla produzione alimentare, dalla fornitura di habitat per la biodiversità alla regolazione del clima e del ciclo del carbonio, dalla riserva del patrimonio genetico alla conservazione del capitale naturale. Sebbene i processi di formazione del suolo siano estremamente lenti e richiedano centinaia o addirittura migliaia di anni, il suo consumo per cementificazione e/o impermeabilizzazione corre molto più rapidamente, raggiungendo i 2,3 m2 al secondo. Le dinamiche di questo fenomeno a livello nazionale sono state approfondite da un recente rapporto redatto da SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), intitolato “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”.

Il Rapporto afferma che nel 2023 il territorio italiano è stato oggetto della realizzazione di nuove coperture artificiali – reversibili o irreversibili – che hanno determinato un consumo di suolo pari a 72 km2 (7200 ettari), con un dato medio di circa 20 ettari al giorno. Tuttavia, considerando che nello stesso periodo sono stati ripristinati circa 8 km2 (800 ettari) di aree naturali o seminaturali grazie ad interventi di demolizione edilizia, smantellamento di cantieri e azioni di rinaturalizzazione, il consumo netto è stato di 64 km2 (6400 ettari), ancora troppo alto per un bilancio rispettoso del territorio. Inoltre, sottolinea il Rapporto, questo aumento di uso del suolo, trainato da una crescente urbanizzazione, risulta in controtendenza rispetto ai dati demografici, che da diversi anni sostengono una situazione di sostanziale decrescita della popolazione residente in Italia. Per queste ragioni, il consumo di suolo pro-capite è aumentato negli ultimi due decenni, passando dai 348 m2 del 2006 ai 365 m2 del 2023. Questo andamento viene confermato nella gran parte Paese, dal momento che quindici delle venti regioni italiane presentano un livello di suolo consumato superiore al 5%, con picchi del 12% in Lombardia e Veneto e del 10% in Campania.

La costante perdita di terreni fertili ai fini delle diverse attività antropiche e il graduale depauperamento e inquinamento del suolo causato dalle pratiche di agricoltura intensiva, hanno prodotto nel tempo non solo danni ambientali, ma anche elevati costi economici e sociali. A questo proposito, si stima che negli ultimi venti anni il costo economico del consumo di suolo sia stato di circa 8 miliardi di euro all’anno, legato in particolare alla perdita o alla riduzione dei servizi ecosistemici ad esso associati. Tra questi, risultano messi in discussione la capacità di trattenuta idrica, fondamentale per l’idratazione del terreno e il contenimento delle inondazioni, e la presenza di microrganismi come funghi e batteri, responsabili dell’assorbimento della CO2 atmosferica e del suo stoccaggio sotto forma di carbonio e sostanza organica, materia ricca di nutrienti che rende il suolo fertile e ne supporta la produzione agricola. Un buono stato di salute del suolo, permeabile e ricco di biodiversità, non garantisce solo la sicurezza alimentare, ma condiziona sensibilmente la sicurezza del territorio rispetto al fenomeno dell’erosione e del conseguente dissesto idrogeologico, che rappresenta una delle principali cause di vulnerabilità della nostra penisola.

Per tali ragioni, risulta indispensabile attuare un pacchetto di interventi per invertire la rotta del consumo di suolo, partendo dal potenziamento delle azioni di rinaturalizzazione, in modo tale da equilibrare nel tempo il bilancio tra suolo consumato e suolo risanato. A questo riguardo, la Legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), approvata nel 2024 dal Parlamento europeo, prevede che gli Stati membri dell’UE si impegnino a ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030. L’azione di risanamento ambientale mira all’azzeramento della perdita netta di suolo in migliaia di comuni italiani (oltre il 40% del totale), nei quali la futura realizzazione di nuove costruzioni sarà vincolata al contestuale ripristino di aree naturali, per esempio tramite la progettazione di soluzioni basate sulla natura (Nature-based Solutions), come le infrastrutture verdi in ambiente rurale o urbano, che migliorano la connettività tra i diversi elementi naturali e seminaturali del territorio e ne potenziano il flusso di servizi ecosistemici. Per quanto riguarda il miglioramento dello stato di salute dei terreni agricoli degradati o inquinati, invece, è possibile intervenire attuando pratiche agronomiche conservative per tenere il suolo coperto e prevenirne l’erosione, e pratiche rigenerative che consistono nella coltivazione di colture capaci di assorbire i metalli pesanti accumulati, determinando nel tempo veri e propri processi di fitodepurazione.


Per approfondire:

Di Stefano, A. Nicosia, V. Pampalone, V. Ferro, Soil loss tolerance in the context of the European Green Deal, Heliyon, Volume 9, Issue 1, 2023,
https://doi.org/10.1016/j.heliyon.2023.e12869.

Greiner L., Keller A., Grêt-Regamey A., Papritz A., Soil function assessment: review of methods for quantifying the contributions of soils to ecosystem services, Land Use Policy, Volume 69, 2017,
https://doi.org/10.1016/j.landusepol.2017.06.025.

Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA):
Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” 2024
https://www.snpambiente.it/temi/suolo/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2024/.

Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente Facebook

Venerdì 6 dicembre 2024, “Una giornata particolare” promossa dal CSV Centro Servizi Volontariato di Padova e Rovigo


In occasione della Giornata Internazionale del Volontario che si celebra ogni anno il 5 dicembre, il CSV di Padova e Rovigo rinnova l’appuntamento con la manifestazione “Una Giornata Particolare”. L’evento, giunto alla sua diciassettesima edizione, è dedicato agli studenti e alle studentesse di tutte le scuole di ogni ordine e grado e ha come obiettivo la conoscenza delle associazioni di volontariato attive sul territorio.

L’iniziativa, realizzata il 6 e 7 dicembre 2024, ha rappresentato un’occasione
importante per sensibilizzare i più giovani ai valori dell’impegno civile, della cittadinanza attiva e della solidarietà, favorendo un contatto diretto con le realtà che quotidianamente operano per il bene comune. Quest’anno gli incontri tra studenti e volontari hanno preso spunto dall’Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi. Per raggiungere questi traguardi è fondamentale unire tutte le componenti della società: il settore pubblico, il mondo
imprenditoriale, la grande distribuzione, coinvolgendo tutta la società civile attraverso una corretta informazione.

La nostra Associazione ha avuto l’opportunità di incontrare due gruppi classe dell’Istituto Tecnico “G. Marconi” nella sede succursale di Via delle Cave a Padova.

L’approccio con gli studenti tra i 16 e 18 anni è stato aperto e proficuo. Partendo dal nome del nostro sito: https://www.scienzaegoverno.org/e dal nome stesso della nostra associazione “Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente” i ragazzi sono stati stimolati a individuare la funzione di quella “e” tra Scienza e Governo: “una e che congiunge”, ha affermato un gruppo di alunni dopo un breve confronto. Il nesso tra la Scienza e il Governo inteso come gestione del territorio e uso delle risorse è emerso fin da subito: questa generazione ha le idee chiare. I ragazzi hanno citato la mala gestione del territorio in fatto di calamità naturali. Hanno mostrato la consapevolezza che il cambiamento climatico è legato alle attività antropiche e che i governi devono partire dai dati scientifici.

Abbiamo chiesto di osservare il logo della nostra Associazione, nata nel 1981 e di fare sintesi del nome “Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente” per ipotizzare, considerando la slide aperta sui 17 obiettivi dell’agenda 2030, quali avremmo approfondito in questo incontro di circa 40 minuti. Dopo breve confronto tra studenti, sono usciti i 2 obiettivi che maggiormente si avvicinano alla nostra mission come associazione: il 12 (adottare un approccio rispettoso dell’ambiente ai prodotti chimici e ai rifiuti. Il volume dei rifiuti dovrà essere notevolmente ridotto, grazie al recupero, riutilizzo e risparmio) e il 15 (Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità).

Abbiamo potuto così presentare alcune slide preparate appositamente per studenti di classe seconda di questo Istituto tecnico. La presentazione è stata svolta in modo “partecipato”. Gli studenti, sono stati invitati a leggere e interpretare il messaggio che si voleva dare.


La slide relativa al consumo di suolo nella regione Veneto e l’impatto che ha sull’equilibrio idrogeologico, stimola l’intervento di uno studente che ha parlato letteralmente del trabocco dei tombini nell’area cittadina e non solo.

Molto interesse ha destato la slide sul profilo del suolo-sottosuolo, dell’alta padovana, con le falde acquifere superficiali e quelle confinate. Falde che, nelle province di Vicenza, Padova e Verona risultano inquinate da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche o acidi perfluoroacrilici, prodotti chimici di sintesi ampiamente utilizzati dall’industria in quanto idrorepellenti e oliorepellenti.

E’ emersa ancora una volta la consapevolezza che l’uomo può e deve essere artefice del suo futuro.

Questi ragazzi vivono nel contesto territoriale del “Nord Est”, fortemente industrializzato e con una richiesta di tecnici del settore tecnologico molto alta vista la presenza di numerose aziende meccaniche, elettrotecniche, elettroniche, chimiche, cui va aggiunto il settore della logistica. Interporto, strutture aeroportuali e infrastrutture stradali di grande rilievo forniscono occupazione ma anche pesanti risvolti sull’equilibrio ambientale.

La conoscenza e la competenza che raggiungeranno questi studenti nel corso degli studi dovranno necessariamente incontrare la sostenibilità del consumo di risorse, la riduzione dei rifiuti, il riutilizzo e la transizione ecologica verso il raggiungimento, in particolare, degli obiettivi 12 e 15 dell’agenda 2030.

Il ruolo delle Istituzioni scolastiche, soprattutto nel caso degli Istituti Tecnici, è fondamentale. Il rapporto tra docente e studenti/studentesse, deve essere improntato alla fiducia e al sostegno di personalità in via di maturazione, deve, inoltre, essere aperto e di supporto alla genitorialità in una contingenza sociale in cui la famiglia è talvolta ostile nei confronti della classe docente.

Le competenze tecnologiche dei ragazzi raggiunte nei cinque anni di formazione, sia che scelgano di metterle a frutto all’acquisizione del diploma o che proseguano con un percorso universitario, sono fondamentali per il futuro a breve e a lungo termine dell’individuo e della comunità.

Un grazie ai docenti che ci hanno ospitato e hanno manifestato disponibilità nei confronti degli allievi e della nostra Associazione impegnata da decenni sul tema della sostenibilità.

Alberta