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Nuovo report sulla plastica del WWF. 100 milioni di tonnellate l’anno disperse in natura

Un nuovo report WWF fotografa gli impatti e propone soluzioni con due parole chiave: responsabilità e rendicontazione. La richiesta nell’assemblea UNEA-4 in corso a Nairobi è di un trattato globale vincolante per fermare l’inquinamento marino da plastica.


La lotta all’inquinamento da plastica in natura non sarà risolutiva finchè non vi sarà l’impegno di tutti i settori coinvolti nel ciclo di vita della plastica. È l’ora di affrontare il problema con strumenti efficaci su scala internazionale perché il mare non ha confini: urge un Trattato globale vincolante con un approccio unitario e condiviso che punti sulla responsabilità e la rendicontazione. È in sintesi il messaggio del WWF che accompagna il lancio del nuovo report "Responsabilità e rendicontazione, le chiavi per risolvere l’inquinamento da plastica" pubblicato al livello globale dall’associazione  pochi giorni prima dell’Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente (UNEA-4) che si sta svolgendo a Nairobi (11 – 15 marzo 2019). Per appoggiare tale richiesta il WWF ha  lanciato anche una petizione a livello mondiale: oltre 250.000 cittadini del mondo hanno già chiesto l’adozione di un nuovo Trattato globale sulla plastica. La plastica non è un materiale intrinsecamente cattivo, è un’invenzione che ha cambiato il mondo, rivoluzionando i campi più diversi, dalla medicina ai trasporti alla tecnologia. La plastica è diventata cattiva per il modo in cui industrie e governi l’hanno gestita e perché ha stravolto i sistemi di consumo delle nostre società, acquisendo con l’usa e getta il primato della comodità. Questo ha trasformato la plastica nel disastro ambientale planetario che oggi conosciamo. Quasi la metà di tutta la plastica dispersa in natura è stata prodotta dopo il 2000. Dopo solo pochi decenni di vita  oltre il 75% di tutta la plastica prodotta nel mondo è già divenuta un rifiuto. Sulla base dei risultati di questo studio, il WWF sollecita i governi, le industrie e i cittadini ad affrontare con urgenza e con un approccio condiviso il problema della plastica. L'assenza di una risposta sistemica efficace – a livello nazionale o internazionale – ostacola il progresso, minaccia l’economia sostenibile e ha conseguenze dirette sull'ambiente, le specie e le persone. 

 

I numeri della plastica

I numeri sulla plastica sono impressionanti: 396 milioni le tonnellate di plastica vergine prodotte su scala globale ogni anno, circa 100 milioni di tonnellate (pari a un terzo dei rifiuti plastici prodotti, che ammontano a 310 milioni di tonnellate) quelle che vengono disperse in natura al mondo per colpa della scorretta gestione della filiera della plastica. Se il contesto rimarrà immutato, entro il 2030 l’inquinamento da plastica raddoppierà rispetto all'attuale e gli oceani saranno gli habitat più colpiti poiché oggi è più economico scaricare la plastica in natura piuttosto che gestirla efficacemente fino a fine vita.

 

Una natura #plasticfree

Lo scenario per una natura #plasticfree contenuto nel report WWF dimostra che la generazione attuale ha il potere di invertire la rotta: entro il 2030, con un approccio più sistemico lungo tutto il ciclo di vita della plastica, si potrebbe ridurre del 57% i rifiuti plastici (pari a 188 milioni di tonnellate di plastica in meno). Già il bando della plastica monouso può ridurre la domanda di plastica del 40%. Questo, unito ad una crescita di plastica riciclata, potrebbe abbattere della metà la produzione di plastica vergine.L’eliminazione del monouso ridurrebbe il carico di plastica nei rifiuti di il 57% in meno rispetto all’attuale. Inoltre, migliorare la gestione dei rifiuti e incrementare il riutilizzo creerebbe un’economia della plastica priva di forme di inquinamento capace di creare oltre 1 milione di posti di lavoro nella filiera del riciclo e rilavorazione.


Approfondimenti:

Fonte:

Agenzia di stampa WWF

 

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“Schemi idrici 4.0: il settore dell’acqua pronto alla digitalizzazione”

Promosso da Nonsoloambiente.it si è svolto lo scorso 28 febbraio a Milano, presso la Centrale dell’Acqua, il convegno “Schemi idrici 4.0: il settore dell’acqua pronto alla digitalizzazione”, con la partecipazione dei referenti delle principali aziende del settore idrico e la presentazione di tre discorsi chiave riguardanti:

  • la possibilità e visione su investimenti nazionali, europei ed extraeuropei nel settore idrico;
  • la presentazione di una ricerca condotta da Nonsoloambiente.it in collaborazione con EMG Acqua sul percepito della risorsa acqua;
  • un contributo a cura di ASVIS sul tema dell’acqua, risorsa sostenibile. 

Tre le sessioni, una istituzionale e due tecniche, una sulla movimentazione fluidi e una sulla digitalizzazione, Il convegno dopo i saluti istituzionali è proseguito con la relazione del Direttore Generale di Utilitalia, Giordano Colarullo. “Nonostante la riforma iniziata nel 1994 con la Legge Galli non sia ancora del tutto compiuta – ha spiegato Colarullo  quello del servizio idrico integrato è un comparto in movimento. Grazie anche alla regolazione dell’ARERA, nell’ultimo quadriennio la media degli investimenti pro capite è passata da 34,4 a 41,5 euro, di cui il 76,6% finanziato da tariffa e il restante 23,4% proveniente da contributi e finanziamenti pubblici. Per quanto riguarda gli utili, che sono l’indicatore di un gestore efficiente capace di ridurre i costi e gli sprechi, solo l’11% viene distribuito a soci privati: il 17% viene distribuito a soci pubblici e il restante 73% viene trattenuto in azienda. Al contempo si registra un impegno sempre maggiore delle aziende verso la digitalizzazione dei servizi e il miglioramento della trasparenza e del rapporto con l’utenza. In questo quadro– ha continuato – si inserisce la proposta di legge in discussione alla Camera dei Deputati, che rischia di riportare indietro le lancette di quasi 30 anni, e di reintrodurre quei vincoli che sono all’origine del gap infrastrutturale oggi esistente: l’alternanza di finanziamenti legati alle stagionalità politiche anziché alle logiche progettuali e industriali”.

Riguardo al tema degli investimenti e delle risorse disponibili, Andrea Gallo, Publisher FASI.biz, dice che “Il settore idrico ha centinaia di milioni di finanziamenti in Italia, Europa e resto del mondo, sia per le infrastrutture che per innovare la tecnologia che le gestisce. Per sfruttare queste opportunità e metterle a sistema con benefici per le aziende, i territori e la collettività – continua Gallo – è necessario uno sforzo conoscitivo, sviluppo di competenze e supporto consulenziale strategico. La chiave per far crescere il settore sta nella relazione tra infrastrutture, innovazione tecnologica e attrazione della finanza privata per la realizzazione degli investimenti”.

Il primo gruppo tecnico, moderato da Maurizio Brancaleoni, presidente ATI Lombardia, si è posto come obiettivo quello di fornire uno stato dell’arte sui prodotti e la tecnologia vigente nel settore nel comparto strumentazione e movimentazione. Ad aprire la sessione Nicola Baraldi, di Caprari SpA che ha fin da subito puntualizzato come confrontarsi per innovare”, tema centrale del convegno, siano parole che esprimono numerosi concetti alla base del fare oggi buona impresa. Innanzitutto “confrontarsi” – spiega Baraldi – significa dare ascolto alle necessità di un mercato sempre più difficile, mentre “innovare” dare delle risposte concrete a queste domande creando, al tempo stesso, del valore aggiunto per il proprio business e per il sistema paese. Caprari da 75 anni – continua Baraldi– fonda ancora il suo sviluppo su queste direttrici ed è grazie a questi pilastri che oggi l’Azienda vende i suoi prodotti in tutto il mondo e dà lavoro a 700 persone su 4 continenti”.

In questa era digitale a proporsi nuovo leader tecnologico è ABB che, come dichiara Luca Grimoldi, Business Development Settore Idrico Italia e Sud, “passando da una cultura prettamente di prodotto, alla fornitura di un servizio basata sul know how di processo e automazione, si posiziona sul mercato come partner di innovazione per sviluppare soluzioni digitali mirate, creare valore e supportare lo sviluppo sostenibile del settore”

A parlare di digitalizzazione nel Gruppo tecnico sulla trasformazione dell’impianto idrico e delle relazioni con l’utente anche Giuliano Ceseri con “Water 4.0 – W 4.0”. Il gruppo telecontrollo di ANIE Automazione, l’Associazione confindustriale a cui aderiscono le aziende elettrotecniche ed elettroniche – spiega Ceseri– ha dato vita alla Task Force Acqua (TFA), che è impegnata in azioni e progetti volti a portare il sistema idrico del Paese all’eccellenza, divenendo interlocutore privilegiato di ARERA e di tutti i soggetti coinvolti nella gestione del servizio idrico integrato. Il tema di maggior interesse per TFA è, appunto – conclude Ceseri -la Digitalizzazione Water 4.0 (W 4.0)”. 

La digitalizzazione, dunque, come perno su cui ha ruotato il convegno Schemi idrici 4.0 è tema fondante della ricerca condotta e presentata da Fabrizio Masia, Direttore Generale di EMG Acqua, “Osservatorio sull’acqua in Italia”. Dal sondaggio emerge come circa il 65% degli italiani ritenga i servizi digitali utili per una risoluzione tempestiva dei problemi e per tenere sotto controllo bollette e contratti. Tuttavia, molte di queste persone non conosce in modo approfondito e non utilizza quotidianamente la strumentazione digitale e, ancora peggio, la ricerca ha fatto emergere come tre italiani su quattro dichiari di non informarsi proprio sulle questioni relative all’acqua. Disinformazione e digitalizzazione non ancora interiorizzata sono quindi i due punti nodali che sono parsi evidenti nel sondaggio di Fabrizio Masia.

Oltre a questo problema di carattere sociale, le nuove sfide, sostiene Stefano Tanì di MM S.p.A., riguardano “innovazione, sostenibilità e resilienza che si trovano oggi a fronteggiare i gestori dei servizi idrici nel contesto di una continua e profonda trasformazione digitale delle città. La visione industriale del Servizio Idrico di Milano è supportata da alcuni elementi gestionali e strumentali quali:

  • una strategia di lungo termine fino al 2037 che ha consentito di definire un percorso programmato e sostenibile per lo sviluppo delle infrastrutture con una copertura integrale dell'intero fabbisogno finanziario per gli investimenti, pari a circa 800 milioni di euro in 20 anni anche mediante l’emissione di un bond per 100 milioni di euro e un finanziamento da BEI per 70 milioni di euro;
  • la struttura multiservizio in house di MM S.p.A., con una divisione di ingegneria che assume un ruolo di centro di competenze, è un elemento strategico a supporto del Servizio Idrico. Le competenze di ingegneria supportano il percorso di innovazione del servizio con l’introduzione di tecnologie evolute: contatori smart, la posa in opera e il recupero senza scavo di tubazioni (No-Dig), l’installazione diffusa di sensoristica IoT sulla rete;
  • il rilevante impatto positivo generato dal Servizio Idrico Integrato di Metropolitana Milanese e dal suo sviluppo infrastrutturale in termini di occupazione nel territorio, sia con effetto diretto nel settore, sia con effetto indiretto sull’indotto.

Il rapporto qualità/prezzo dell’acqua distribuita, raccolta e depurata a Milano non teme confronti né in Italia né all’estero.“L’acqua è anche un tema fondamentale dell’agenda ONU 2030” evidenzia Luigi Di Marco, Coordinatore gruppo di lavoro Goals 6 e 14 di ASviS,“e non rappresenta solo il Goal 6 ma coinvolge anche le altre tematiche ambientali, quali l’integrità degli ecosistemi, tematiche sociali, essendo l’acqua riconosciuta come diritto umano fondamentale, e aspetti infrastrutturali e tecnologici. La visione olistica della tematica è essenziale per il conseguimento dei traguardi legati all’acqua e degli altri Goals dell’agenda 2030”.

In conclusione,  dichiara Emilio Benati,“Il mondo dell’acqua è pronto per l’applicazione delle opportunità tecnologiche che si profilano nel panorama internazionale. La rapidità con cui il processo avverrà –continua Benati – dipende da molti fattori sociali che riguardano soprattutto la prospettiva che vogliono darsi le utility; quanto vogliono investire in competenze; quanto vogliono investire sulla soluzione di figure giovani e quindi vicine all’utilizzo di tecnologie smart, ed infine, quanto vorranno essere vicine al servizio efficiente dei cittadini”.

Italia ed economia circolare

Cosa emerge dal primo Rapporto Nazionale sull’Economia Circolare in Italia

Secondo i dati del Rapporto Nazionale sull’Economia Circolare 2019, l’Italia si conferma al primo posto in Europa per indice complessivo di circolarità, ma cresce meno rispetto ad altri paesi europei. Tra le proposte del rapporto anche quella che prevede l’istituzione di un’Agenzia Nazionale per l’uso efficiente delle risorse.


L’Italia prima in Europa per indice complessivo di circolarità

L’Italia, con 103 punti, si conferma al primo posto in Europa per quanto riguarda l’indice complessivo di circolarità, ovvero il valore attribuito all’utilizzo di materie prime seconde e al livello di innovazione nella produzione, nel consumo e nella gestione dei rifiuti. Seguono Regno Unito con 90 punti, Germania con 88, Francia con 87 e Spagna con 81. Tuttavia, in confronto agli altri paesi europei, il nostro cresce di meno. Infatti, rispetto alle valutazioni del 2018, l’Italia ha guadagnato un solo punto (lo scorso anno l’indice complessivo di circolarità era di 102 punti), a dispetto di altri paesi come la Francia, che nel 2018 aveva totalizzato 80 punti e oggi si trova ad 87, o la Spagna, che ha scalato la classifica europea guadagnando 13 punti in un solo anno (lo scorso anno aveva un indice complessivo di circolarità di 67 punti). Questo è quanto emerge dal Rapporto sull’Economia Circolare in Italia 2019, realizzato dal Circular Economy Network, la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da 13 aziende e associazioni di impresa, insieme con l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), e presentato il 1° marzo in occasione della Conferenza Nazionale dell’Economia Circolare organizzata a Roma.

“L’Italia vanta grandi risultati data la rilevanza che l’economia circolare ha avuto e ha nel nostro Paese”, ha commentato il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e del Circular Economy Network Edo Ronchi. “Dobbiamo però impegnarci a tenere alto il livello delle nostre performances. Servono un piano e una strategia nazionale, una regolazione sui decreti End of Waste che permetta ai numerosi progetti industriali in attesa di autorizzazione di partire”. “Ma serve anche una visione politica e amministrativa – ha sottolineato Ronchi – che manovri le leve della fiscalità, degli incentivi all’innovazione in favore dell’economia circolare, che va pensata non come un comparto, ma come un vero e proprio cambiamento profondo di modello economico”. Per passare dalla parole ai fatti, il rapporto individua un decalogo di obiettivi che l’Italia deve seguire se vuole rilanciare l’economia circolare, puntare sulla sostenibilità ambientale, ridurre le emissioni di gas serra e accrescere la propria competitività in Europa.
 

Un decalogo per lo sviluppo dell’economia circolare

  1. Diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare, puntando sul risparmio e su un uso più efficiente delle materie prime e dell’energia, sull’utilizzo di prodotti di maggiore durata, riparabili e riutilizzabili, basati sugli utilizzi condivisi, sulla riduzione della produzione e dello smaltimento di rifiuti e sullo sviluppo del loro riciclo.
     
  2. Implementare una Strategia nazionale e un Piano d’azione per l’economia circolare coerenti con la strategia europea e con le più avanzate esperienze internazionali, che puntino a valorizzare le rilevanti potenzialità dell’Italia e ad affrontare carenze e ritardi. Tali strumenti devono promuovere in modo organico, efficiente e senza appesantimenti procedurali e burocratici, il modello circolare nella produzione, nel consumo, nella gestione dei rifiuti puntando su innovazione, sviluppo degli investimenti e occupazione.
     
  3. Migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare, valutando gli incentivi pubblici esistenti e riallocando quelli che producono effetti in contrasto con l’economia circolare. La responsabilità estesa dei produttori per il ciclo di vita (compreso il fine vita) dei prodotti e quella condivisa dei diversi soggetti coinvolti nel consumo, sono strumenti economici importanti per orientare il mercato verso la circolarità.
     
  4. Promuovere la bioeconomia rigenerativacome parte importante di un’economia circolare che assicuri prioritariamente la sicurezza alimentare e l’agricoltura di qualità e che alimenti anche le filiere innovative, integrate nei territori, dei biomateriali, nonché la restituzione di sostanza organica ai suoli e la produzione di energie rinnovabili, con coltivazioni in aree marginali, prelievi sostenibili di biomassa forestale e con l’utilizzo di scarti e rifiuti organici.
     
  5. Estendere l’economia circolare negli acquisti pubbliciattraverso i Green Public Procurements (GPP) i quali dovranno avere un ruolo importante per indirizzare una parte rilevante degli investimenti pubblici verso modelli circolari.
     
  6. Promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare, puntando su programmi integrati di rigenerazione urbana secondo il modello europeo delle green cities, che assicurino il soddisfacimento dei diversi fabbisogni e un’elevata funzionalità ecologica del sistema urbano con il risanamento, la riqualificazione, il riutilizzo di aree dismesse o degradate e del patrimonio edilizio non più utilizzato.
     
  7. Realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare, puntando a migliorare la prevenzione, ad aumentare il riciclo superando tutti i nuovi target europei, ad utilizzare il recupero energetico supportando il riciclo e a rendere residuale lo smaltimento in discarica.
     
  8. Attivare rapidamente un efficace End of Waste: strumento indispensabile per l’economia circolare. Per sviluppare il riciclo dei rifiuti, urbani e speciali, è indispensabile disporre di una efficace e tempestiva regolazione della cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste) dopo un adeguato trattamento. Applicando la nuova direttiva europea in materia, occorre, da una parte, rendere molto più rapida la procedura per i decreti ministeriali e, dall’altra, affidare anche alle Regioni, sulla base delle condizioni e dei criteri europei, le autorizzazioni dei casi non ancora regolati a livello nazionale.
     
  9. Assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare, diffondendo e implementando l’innovazione e le buone pratiche, in particolare per le piccole e medie imprese, anche istituendo un’Agenzia Nazionale per l’uso efficiente delle risorse. Per superare i nuovi target europei della gestione circolare dei rifiuti è poi necessario favorire investimenti e procedure rapide di autorizzazione per aumentare e potenziare gli impianti di selezione e di trattamento, per migliorare le tecnologie utilizzate e aumentare e migliorare la qualità della raccolta differenziata, superando gli squilibri territoriali esistenti.
     
  10. Estendere l’economia circolare anche al commercio online. I prezzi convenienti, la facilità dell’acquisto e la consegna a domicilio stanno alimentando una forte crescita del e-commerce anche di prodotti usa e getta, di breve durata, non riparabili, difficilmente riciclabili e distribuiti con imballaggi voluminosi. Gli indirizzi e le regole dell’economia circolare vanno estesi, in coerenza con quanto indicato dalle nuove direttive europee, ai prodotti distribuiti attraverso siti di e-commerce, anche se non sono fabbricati in Paesi europei.

Si tratta di una serie di obiettivi ambiziosi e che richiedono un forte impegno da parte del nostro Paese. “Occorre il pieno coinvolgimento delle forze politiche e della società civile – ha dichiarato Ronchi nel corso della conferenza – affinché l’economia circolare sia per l’Italia una sfida, ma anche una grande occasione”.


Nota:

La foto che compare come immagine d’intestazione dell’articolo è stata scattata da Andrea Campiotti (autore dell’articolo).