Morgante i semi del futuro

I semi del futuro. Dieci lezioni di genetica delle piante

Il Sapiens è l’unica specie che passando attraverso fasi evolutive e di adattamento migliora di molto la qualità della vita. Passa da cacciatore/raccoglitore ad agricoltore sfruttando proprio la selezione naturale che i vegetali adottano fin dalla loro comparsa sulla Terra. E i nostri antenati hanno addomesticato, attraverso le pratiche agricole, le piante più produttive e resistenti applicando una prima inconsapevole selezione genetica, oltre a praticare la prima rivoluzione tecnologica che è proprio l’agricoltura.

Le dieci lezioni di Michele Morgante, introdotte da domande e considerazioni di Caterina Visco, conduce il lettore in un percorso di conoscenza sulle tecnologie della discordia, così come le definisce l’autore stesso: dall’ibridazione alla transgenesi passando per la mutagenesi indotta arrivando all’editing genetico, con linguaggio scientifico molto puntuale, tuttavia chiaro e divulgativo anche grazie al glossario finale.

La necessità di conciliare la quantità della produzione agricola con la qualità e salubrità è una delle argomentazioni principali affrontate. Il mais, per fare l’esempio più eclatante, arriva nel nostro mondo dopo la scoperta dell’America, ma già i Maya lo utilizzavano come alimento e naturalmente avevano sperimentato la selezione a partire dal selvatico teosinte, poco utile alla nutrizione umana. La selezione delle piante migliori è comunque basata sulla genetica e questo è avvenuto anche nella Mezzaluna Fertile a partire dalle graminacee selvatiche per arrivare a piante con semi più adeguati alla nutrizione umana. Ora che la popolazione umana ammonta a 7 milardi e mezzo di individui, con esigenze sempre maggiori di alimenti proteici, diventa necessario l’aumento della produzione, ad esempio del mais, utilizzato come alimento per i bovini.

L’ibridazione permette l’individuazione di sementi che aumentano la produzione, la resistenza alle malattie e al cambiamento delle condizioni climatiche. Ma l’utilizzo dei semi ibridi pone la questione della proprietà del seme da riproduzione. In passato, la proprietà del seme da coltivare era dell’agricoltore che teneva i semi migliori per la semina dell’anno successivo. Gli ibridi sono sterili e attualmente l’agricoltore deve approvvigionarsi di sementi dalle multinazionali che le producono.

La selezione e ibridazione sono quindi pratiche di miglioramento genetico e precedono le biotecnologie che intervengono direttamente nel patrimono genetico a livello di DNA. All’inizio degli anni settanta avvengono le prime pratiche di clonaggio in campo farmaceutico per la produzione ad esempio di insulina o del fattore di crescita. Di fronte a questi risultati importanti per la salute umana, l’opinione pubblica non ha manifestato ostilità esplicite. A partire dal decennio successivo inizia la sperimentazione sulle piante attraverso le biotecnologie che portano a organismmi geneticamente modificati in base a precisi obiettivi come la resistenza a specifici diserbanti o a parassiti. La diffusione di prodotti agricoli OGM per l’alimentazione umana e animale accende da subito un acceso dibattito nell’opinione pubblica e anche nel mondo scientifico e in assenza di evidenze certe di sicurezza, la maggior parte dei governi adotta il principio di precauzione. Resta comunque la necessità di soddisfare il bisogno primario dell’umanità: alimentarsi. Le tecnologie della discordia, come vengono definite nel sottotitolo dall’autore, se applicate in modo corretto e con adeguate precauzioni, sono attualmente l’unica strada per fornire di cibo il pianeta. Al consumatore che chiede prodotti legati alla tradizione o provenienti da agricoltura biologica viene collegato il concetto di giustizia sociale: se davvero questi alimenti sono migliori sono anche molto più costosi e accessibili solo a una limitata pecentuale di consumatori.

Il lettore coglie anche un altro importante messaggio: nel futuro è necessaria la diminuzione del consumo di proteine di origine animale. Sarà un processo lento ma necessario se si parte dai dati numerici sul costo a livello ambientale della produzione della carne. A questo va legata l’importanza di tracciare l’alimento aggiungendo alle informazioni nutrizionali anche l’etichetta di sostenibilità dello stesso, indicando proprio il costo in termini ambientali della produzione, ad esempio di una bistecca o di una spigola di allevamento.

Questo testo permette da un lato una conoscenza dettagliata delle diverse biotecnologie anche in fase di sperimentazione, dall’altro rivolge un messaggio a ciascuno di noi: cambiare i comportamenti individuali a livello alimentare e sull’uso delle risorse naturali diventa un imperativo.

A commento del testo possiamo affermare che l’adattamento all’ambiente dei vegetali, le strategie per procurarsi il cibo degli animali sono delle tecnologie in senso stretto: azioni che permettono di raggiungere un risultato. La samara dell’olmo, i pappi del soffione sono programmati per volare e atterrare lontano dalla pianta madre per colonizzare superfici adatte a germinare. La ragnatela tessuta dal ragno, la lingua della rana che permette la cattura delle piccole prede o le zampe del geco sono esempi nel mondo animale. Strategie che permettono la sopravvivenza e la riproduzione trasmesse direttamente dal patrimonio genetico. Ma il Sapiens fa qualcosa in più, se è sempre meglio, lo vedremo.

Alberta Vittadello

protocollo contagio

PROTOCOLLO CONTAGIO: come e perché avrebbero potuto proteggerci dalla pandemia e non l’hanno fatto

Libro inchiesta 

Il giornalismo scientifico e di indagine ha un ruolo eticamente molto importante per la formazione dell’opinione pubblica contribuendo a sgonfiare le fake news e le informazioni fuorvianti. Ma quando le fonti ufficiali sono contraddittorie e/o parziali? Tra le numerose pubblicazioni che hanno visto la luce durante il lockdown, questo libro inchiesta coinvolge il lettore per le domande che ciascuno di noi si è posto e si pone sulla pandemia. Si poteva prevedere la diffusione del virus a livello planetario? Il mondo scientifico aveva dati e informazioni che permettessero la prevedibilità di una pandemia? I politici hanno saputo e/o voluto cogliere i messaggi provenienti dal mondo scientifico? E ancora: il mondo scientifico nella fattispecie legato alla medicina di prevenzione e cura come si è mosso?

Gli autori percorrono le tappe a partire dal 2002, anno nel quale viene isolato il virus della SARS, fino al Covid 2 comparso a Wuhan, ufficialmente a gennaio 2020 ma sicuramente presente nella regione cinese fin da ottobre. In questa sede non serve sottolineare il comportamento del governo cinese che ha sicuramente tentato, prima, di nascondere e poi di verificare la reale pericolosità a livello mondiale dell’infezione. Non serve perché troppi sono i comportamenti incoerenti di tutti i governi dei paesi più sviluppati, avvertiti fin dall’infezione della SARS della necessità di prevedere pandemie di origine virale. A gennaio del 2019 la Casa Bianca stessa decide di simulare una pandemia commissionando il progetto Crimson Contagion, diretto dal ministero della salute con il coinvolgimento di tutti gli apparati governativi. L’elaborazione del piano dura fino a dicembre, tuttavia i primi risultati vengono consegnati al presidente tre mesi prima. Lo scenario previsto era a dir poco allarmante sia dal punto di vista medico che economico. Secondo gli autori era necessario attrezzare gli ospedali con apposite sezioni per accogliere pazienti infetti e fornire le strutture di respiratori e presidi di protezione individuale. Il rapporto viene consegnato al Congresso agli inizi di dicembre 2019: né il presidente né il Congresso tengono conto delle previsoni contenute nel rapporto. Inascolati, entrambi gli autori dello studio vengono licenziati.

Ottobre 2019: a Wuhan si svolge la settima edizione dei giochi mondiali militari. I nostri centosessantaquattro atleti con una quarantina di allenatori, preparatori e dirigenti, vengono ospitati presso il villaggio olimpico, strutturato in palazzine, che ospita circa diecimila tra soldati e soldatesse provenienti da centonove paesi diversi del mondo. Molti si ammalano già durante i giochi, altri tornano al paese d’origine con i sintomi tipici, febbre, tosse, polmonite interstiziale. Sono giovani e tutti superano questa particolare influenza ma contagiano!? A molti degli atleti, in particolare la squadra tedesca, viene imposto il silenzio o semplicemente di diffondere la notizia che erano stati contagiati dall’influenza stagionale. Ma era proprio così?
Viene dato spazio al lavoro svolto dalla ricercatrice e virologa Shi Zengli soprannominata Batwoman; la Zengli ha svolto un dottorato in Francia, all’università di Montpelier, proprio sui coronavirus, torna quindi in Cina per continuare gli studi sui coronavirus dei pipistrelli, in particolare quelli che popolano le grotte carsiche della regione di Wuhan. Va ricordato che proprio a Wuhan nel 1956 sorge il primo laboratorio di microbilogia che diviene due decenni dopo un istituto di virologia.

E il ruolo dell’OMS? Tante decisioni prese a livello mondiale che ricadono su ciascuno dei 7 miliardi e mezzo di individui che popolano il pianeta. Senza veli gli autori affermano che alcune decisioni dell’Organizzazione vengono prese per assecondare i benefattori dell’Organizzazione stessa.

È  fin troppo evidente che il problema non è solo di tipo scientifico medico sanitario. Un esempio per tutti: la mancata decretazione di Alzano Lombardo come zona rossa per ragioni legate alla necessità di continuare a produrre. Dal punto di vista storico gli autori si soffermano proprio sulla Val Brembana e l’orgine dello stretto legame commerciale con la Cina dell’area bergamasca. Da Orio al Serio i voli per Wuhan erano quotidiani. Economia, produzione, ricchezza parole chiave che mal si appaiano con prevenzione, salute, attenzione. Quanto peso hanno avuto su questa pandemia le scelte fatte per ragioni economiche sostenute dalle ragioni poliche? L’etica dei medici è ancora legata al giuramento di Ippocrate o è asservita al tornaconto economico a partire dalle prescrizioni di farmaci talvolta inutili, ridondanti se non dannosi?

Gli autori mettono in luce il ruolo decisivo delle lobby delle case farmaceutiche: numeroso è l’elenco delle multinazionali del farmaco che in modo più o meno palese contrastano le azioni di prevenzione di malattie non mortali, quelle che poi si cronicizzano, per continuare a produrre farmaci per la cura. Senza dire degli studi mirati a individuare terapie solo per malattie che prevedano un numero elevato di potenziali pazienti. A ciò vanno aggiunti gli interessi di grandi aziende che producono presidi di protezione individuali, la Cina aveva il primato mondiale nella produzione di mascherine, o attrezzature ospedaliere. Settori produttivi che hanno fatto affari d’oro unitamente alle aziende dell’information tecnology. Al lettore viene anche spontaneo chiedersi se davvero chi ha in mano il potere politico ha in mente il bene comune o solamente, come appare evidente, il bene di pochi ben sistemati in caste! Dalla lettura di questo testo emerge chiaro un dato: la mancanza di libertà del mondo scientifico legato in modo inesorabile a quelli che lo sostengono economicamente. Dal medico di base che prescrive un certo farmaco perché ha come incentivo la partecipazione a un congresso o un pc nuovo, al laboratorio di ricerca che indirizza i propri studi verso il vaccino o il farmaco che verrà prodotto in miliardi di dosi dalla multinazionale che finanzia la stessa ricerca. La filosofia della Scienza, fin dai filosofi del 600 come Leibniz e Spinoza, poneva come elemento fondamentale del sapere la libertà. La Scienza libera l’intelletto umano perché permette la conoscenza empirica dei fenomeni consentendone la riproduzione e la modellizzazione. Attualmente i laboratori di ricerca e le équipe che li compongono hanno bisogno di importanti finanziamenti, la maggior parte dei quali proviene da realtà economiche direttamente interessate ad un preciso risultato: produrre e vendere. L’attuale sistema economico legato a doppio filo a quello politico influenza in modo determinante il processo di ricerca e le conclusioni.
In una intervista Federica Passione dice: “Nel nostro libro non utilizziamo mai il termine complotto, non crediamo nel complotto, parliamo di informazione, scientifica, medica, giornalistica, vogliamo distinguere tra buona informazione e cattiva informazione”.  E Fracassi: “…per questo nasce il libro, vogliamo dare ordine alle informazioni, trovare delle risposte ad interrogativi rimasti insoluti, per poter reagire”.

Alberta Vittadello


Per acquistare il libro è necessario scrivere una email all'autore: francofracassi1@gmail.com

Barbujani il giro del mondo in 6 milioni di anni

Il giro del mondo in 6 milioni di anni

Come fare a coinvolgere il lettore di un saggio scientifico che parla di DNA, caratteri recessivi e dominanti, storia della discesa dagli alberi di quegli animali nostri diretti antenati “ominini” e poi Sapiens? Semplice: usare l’immaginazione e la fantasia partendo da dati e reperti concreti. Il testo si dipana tra l’excursus storico dei primati che cominciano a utilizzare la stazione eretta e usare i piedi per spostarsi e le testimonianze paleontologiche con realtiva ricerca, non sempre facile del DNA. A interrompere la sequenza di dati e date, interviene un personaggio, Esumin, che al lettore inzialmente sembra evocativo di esumazione; in effetti l’autore parla e descrive reperti fossili unitamente a dati e date ma solo verso la fine del testo, ecco svelato l’arcano: Esumin è l’acronimo di Esseri Umani In Movimento. I suoi interventi sono gradevoli intermezzi del personaggio che accompagna via via le tappe dello sviluppo evoluzionistico della nostra specie. Cosa significa per un ominide muoversi in stazione eretta camminando su due estremità che via via diventano sempre più funzionali? Significa proprio “migrare”. Quanta strada e in quale direzione si sono mossi i nostri antenati? In quanti anni? Che cosa li ha spinti ad allontanarsi dall’area africana che sembra proprio essere stata la “culla” dei nostri antenati? Esumin ha 6 milioni e mezzo di anni, già proprio in quell’epoca, da una popolazione di creature simili agli scimpanze, si staccano gli scimpanzè e ….noi. Esumin è di genere maschile e critica tutti i cambiamenti che vengono fatti propri dalle “nuove generazioni”, critica il desiderio di muoversi, di spostarsi, di inventare nuovi strumenti e di cambiare abitudini,  quello che fanno i padri attuali nei confronti dei figli a testimonianza che i cambiamenti possono destabilizzare ma sono la chiave dell’evoluzione.

Camminare, spostarsi, mescolarsi, certo mescolare il proprio patrimonio genetico con “estranei” diversi, mescolare le tecnologie, migliorarle renderle sempre più funzionali. Ma quali sono gli strumenti che permettono agli studiosi di ricostruire questo percorso lungo certo anche se brevissimo sulla scala geologica: basti pensare che i dinosauri hanno calpestato il nostro pianeta, tutto, – si trovano infatti le loro tracce e i loro fossili in tutti i continenti-per circa 200 milioni di anni prima di soccombere a un cambiamento climatico cosmico.

Con l’analisi del DNA estratto dai reperti fossili, l’individuazione dei geni antichi e recenti, la presenza di particolari morfologie del cranio e non ultima la presenza di batteri ospiti comeHelicobacter pylori presente nell’apparato digerente di gran parte della popolazione umana, si possono ricostruire le tappe degli spostamenti e della evoluzione. Per non dire del tentativo di sistematizzare i rami dell’umanità in base al linguaggio, alle impronte, ai manufatti.

Un viaggio davvero importante per confermare ancora una volta, se serve, che siamo un’unica specie con piccole variazioni e un grande obiettivo: conoscere e capire il mondo che ci circonda. Obiettivo che spesso, purtroppo, diventa pulsione di dominio.

Alberta Vittadello