Everest

Everest

 La storia della prima ascesa, traduzione di Andrea Roveda
 


Tra tanta bibliografia dedicata alle ascensioni sulla cima del mondo Chomolungma in tibetano, Sagarmatha in nepalese Dea Madre del Mondo, vi è il libro – diario di Edmond Hillary, componente la spedizione che arriva per prima alla cima nel maggio 1953 dopo due anni di acclimatamento e predisposizione di percorsi di avvicinamento. Edizioni Piano B ne pubblica la traduzione nel settembre 2020. Due elementi colpiscono immediatamente il lettore: la copertina che ritrae lo scherpa Tenzing Norgay e, perché no, la casa editrice. Piano B edizioni evoca l’immagine mentale del “Piano B”, piano alternativo per antonomasia.  E tanti piani B hanno dovuto percorrere le spedizioni preparatorie fino a quella conclusiva, descritte nel libro diario! Anche la foto di copertina che ritrae lo scherpa sulla vetta, fa pensare a un piano B: Hillary e Tenzing sono i primi essere umani ad arrivare sul tetto del mondo a 8848m, dopo vari tentativi e faticosi percorsi tracciati e ritracciati.
Il lettore si trova immerso in una atmosfera in cui i protagonisti non sono solo gli alpinisti determinati a raggiungere un obiettivo, bensì, il maestoso immenso ambiente Hymalaiano che dà la misura della pochezza e della vulnerabilità dell’uomo. I protagonisti di questa vera e propria battaglia che inizia nel 1951, contro le condizioni ambientali, atmosferiche e climatiche, sono i componenti delle spedizioni congiunte neozelandese, inglese e svizzera. Nella cronaca redatta puntualmente da Hillary si coglie il difficile rapporto con i portatori e i coolie ma anche i contrasti tra gli scalatori, mitigati solo dall’obiettivo. Fa da sfondo un ambiente unico inadatto alla vita umana, non certo ostile, incontaminato non antropizzato. Tra le righe il lettore attuale coglie i primi segni della mancanza di rispetto dell’essere umano nei confronti della natura: i campi base montati da quota 5300m a 7900m, al termine dell’utilizzo, diventano campi di rifiuti abbandonati, e siamo solo all’inizio. Questo testo cattura sicuramente il lettore appassionato o meno di treking d’alta quota e offre uno spaccato sui comportamenti umani. Gli scalatori, Sahib benestanti, colti e sponsorizzati, possono salire solo se trovano coolie e scherpa. Persone che svolgono questo lavoro per mantenere la famiglia pagati o sottopagati e talvolta messi a rischio durante l’ascensione. Vogliamo interpretare la foto di copertina che ritrae l’insostituibile Tenzing cui Hillary si affida per la parte finale dell’ascesa, come una forma di rispetto e gratitudine. Il diario è sicuramente intriso di passione per la montagna, ma strettamente legata al desiderio di supremazia anche a livello di Stati. Da leggere per capire e riflettere sui nostri attuali comportamenti. Anche questa è una funzione della conoscenza di eventi accaduti nel passato, pur recente.

Alberta Vittadello

La breccia di Roma

La Breccia di Roma

1870: le passioni, gli inganni, il papa, il re


“In effetti la Breccia di Roma fu un evento contraddittorio, a molte facce, alcune delle quali poi caricate da enfasi retorica, altre addirittura farsesche. L’impresa non fu una grande guerra vittoriosa come spesso è stata descritta, né una rivoluzione, ma uno scontro sostanzialmente locale, durato, nella sua cruenta fase, meno di un’ora”. Questo il giudizio dell’autore che però non ritiene errato considerare un grande evento quello del 20 settembre 1870. Infatti la breccia di Roma pose fine alla secolare contesa culturale e politica sul ruolo e la funzione di Roma nel processo di unificazione nazionale. Roma da Città eterna si sarebbe trasformata in capitale laica di uno Stato moderno con in nuce tutti i problemi della Roma attuale per la corruzione, gli intrallazzi, gli imbrogli della finanza, la corsa incontrollata alla speculazione edilizia e all'arricchimento personale, che iniziarono ben presto.
La lettura è avvincente grazie alle doti personali dell’autore, giornalista e divulgatore esperto. Insieme alle fonti storiche, i documenti politici e sociali, sono presenti illuminanti aneddoti, racconti, giudizi di letterati quali Romualdo Bonfantini e Alfredo Orsini, o le cronache di giovani inviati da tutta Europa a seguire le vicende dello scontro tra il papa e il re. L’autore ricostruisce i fatti, racconta come funzionava lo Stato papale, come vivevano i ricchi e i poveri, quale fosse il ruolo del clero e dei protettori armati stranieri, come proseguì la storia di Roma con il suo popolarsi di “gente nuova” venuta da fuori e la difficoltà della convivenza tra la vecchia Roma pontificia e la capitale d’Italia. E la delusione di Garibaldi che per portare a Roma l’Italia e la democrazia aveva combattuto e rischiato la vita e che nel 1882, anno della sua morte esule a Caprera, aveva annotato: “tutt’altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa miserabile…in preda alla parte peggiore della nazione”.

Etta Artale

 

Zona del Buono

Vite di alberi straordinari – Viaggio tra le piante più antiche del mondo

Traduzione dal tedesco di Lorenzo Bonosi


Si può non emozionarsi di fronte a un albero che mette radici anche su un tetto? L’autrice nell’introduzione, ci parla proprio di una betulla dalle foglie tremule che cresce sulla ciminiera di una fabbrica dismessa a Berlino.
Esempio di resilienza, forza, adattamento. Forse per questo gli alberi suscitano in noi ammirazione. Ma non sono solo elementi estetici che influiscono nel nostro rapporto con i vegetali in generale e le piante d’alto fusto in particolare. Sempre di più l’essere umano comprende lo stretto rapporto tra animali e vegetali, finalmente ha raggiunto la consapevolezza che senza i vegetali la vita nel nostro pianeta non sarebbe possibile.
L’autrice di questo piacevole testo, cresciuta tra gli ulivi di Puglia e laureata in architettura a Zurigo, vive e lavora a Berlino. Unisce la passione per la botanica al desiderio di scoprire e in questo libro accompagna il lettore a conoscere gli alberi più antichi censiti nei continenti europeo e nord americano. Alla descrizione dettagliata dell’essenza arborea dal punto di vista botanico e del suo ecosistema, unisce una ricostruzione storica che, a volte, può affondare le proprie radici nella leggenda che accende però la curisità del lettore.
Basti pensare al Tasso (Taxus baccata) di Wraysbury Ankerwycke nel Berhshire limitrofo all’aereoporto di Heathrow. Attualmente poco appariscente, rappresenta la capacità di resistere di questa essenza arborea. Il tasso è velenoso in ogni sua parte, tranne che per il rivestimento rosso del seme (arillo), per quasi tutte le specie animali, in particolare i cavalli. I tassi, quindi, venivano regolarmente sradicati quando questo animale era indispensabile all’uomo come nel medioevo. Questo tasso, la cui età viene stimata tra i mille e i duemila anni sembra aver assistito alla firma della Magna Charta Libertatum, da parte del re Giovanni Senza Terra, compilata in ben 12 copie, tante quante le proprietà terriere. Perché proprio sotto quel tasso? Nelle vicinanze dell’area paludosa dove aveva messo radici l’albero, nel 1215 era attivo un monastero di monache, forse le uniche persone che ai tempi sapevano scrivere! Non solo, sembra aver assistito anche agli incontri amorosi tra Enrico VIII e Anna Bolena.
Altro esempio, il Castagno (Castanea Sativa) dei Cento Cavalli, alto 22 metri, circonferenza misurata nel 1780 pari a 57,9 metri, sembra essere l’albero con la maggior circonferenza, ubicato a Sant’Alfio nel Parco dell’Etna. Anche qui il nome affonda nella leggendaria notte di tempesta in cui cento cavalli con i relativi cavalieri trovano riparo sotto le ampie fronde. Naturalmente i protagonosti non sono i cavalieri al seguito della regina ma la stessa sensuale Giovanna La Pazza che si dice abbia giaciuto con tutto il suo seguito, compreso un cavallo. A testimonianza del fondamento della leggenda a Palermo esisteva una piazza della vergogna, attualmente Piazza Pretoria, dove nel 1554 fu costruita una fontana con una statua femmile distesa lascivamente accanto a un cavallo.
Citiamo solo due degli esempi di ricostruzione storica delle essenze arboree attraverso le quali l’autrice accende la curiosità del lettore non solo dal punto di vista botanico. Zora del Buono aggiunge un messaggio sociale legato alla sostenibilità e al rispetto di tutti i viventi: ricordiamo che un albero pur modesto, malato o morto, rappresenta la vita per moltissime altre creature, insetti, uccelli, bioriduttori.
La descrizione di ciascuna essenza arborea è corredata da foto a colori molto suggestive.

Alberta Vittadello