L’evoluzionista riluttante di David Quammen

L’evoluzionista riluttante
Il ritratto privato di Charles Darwin e la nascita della teoria dell’evoluzione
Autore David Quammen
Raffaello Cortina Editore
Scienza e idee, Libro in brossura Pagine  304
Pubblicazione      05/2025
Prezzo di copertina € 22,00
ISBN  9788832857504

Perché, quando e come l’essere umano divenne tale? Creazionismo, evoluzionismo teistico, creazione continua, creazione evolutiva, darwinismo cristiano.

Credenti e non credenti, possono trovare una convergenza?

Quammen aggiunge alla numerosa letteratura riguardante Charles Darwin un testo molto profondo, l’autore infatti si immedesima nel curioso e sensibile scienziato che tiene per sé per due decenni le ipotesi che nascono dalle osservazioni dirette fatte durante il suo lungo viaggio sul Beagle. Darwin come uomo e come scienziato è titubante, timoroso di rendere pubblica la rivoluzionaria idea che ha maturato osservando gli ambienti, la varietà faunistica e la diversità.

Osserva, stupisce, si lascia prendere dalla varietà della natura intesa in senso ampio ma in particolare dalle diverse specie di viventi e dalle strategie di adattamento. Chi guida questo adattamento? Chi o cosa fa cambiare il colore della pelle di gechi e camaleonti, o il modo di volare/nuotare di un’anatra e perché i fringuelli sono così diversi, sempre che siano fringuelli. Ne “Il viaggio di un naturalista intorno al mondo” Darwin descrive una specie, l’ambiente o una situazione e fornisce una sua spiegazione. Adattamento e selezione naturale. Perché nelle isole Galapagos ci sono specie così diverse rispetto ad altre parti della Terra? L’isolamento è sicuramente una spiegazione semplicistica, non può soddisfare una mente aperta e sempre pronta a porsi domande.

Darwin osserva sempre tutto, dal basso, le rocce, i fossili, il martello da geologo lo accompagna sempre, all’alto è attratto da tutta la varietà di uccelli che vede nel suo lungo viaggio. Raccoglie, campioni, reperti e anche animali che porta con sé o spedisce direttamente in patria. Matura dentro di sé la teoria dell’evoluzione e della selezione naturale. Chi sopravvive? Chi adotta strategie di adattamento adeguate. Per molti di noi è un dato di fatto, così come l’evoluzione delle specie. Competizione tra varietà e competizione tra individui della stessa specie. E’ scontato pensare che una gazzella con le zampe troppo corte diventa più facilmente preda del leone che non quella con le zampe lunghe. All’interno della specie “gazzella” sopravvive e quindi prolifica quella più veloce. Vale per tutti i viventi animali e vegetali. Selezione naturale si potrebbe dire. Ma come fa a evolversi una particolare specie? Come modifica il suo patrimonio genetico per migliorare per adattarsi all’ambiente ed essere più competitivo? Ma l’intuizione che gli esseri umani discendano dalle scimmie antropomorfe c’è! Un esempio viene fornito dalla comparazione tra il patrimonio genetico degli scimpanzé e quello umano che fornisce risultati sorprendenti: le differenze sono pari solo all’1,2 per cento in termini di geni che codificano le proteine e che costruiscono i mattoni del nostro corpo e ne regolano le funzioni.

Quanto è stato difficile per Darwin nell’Inghilterra Vittoriana pubblicare quel testo. Come sarebbe stata accolta quella teoria. Ci entrava il Dio creatore e la specie umana. Come accettare di scendere dal gradino più alto nel quale si è sempre sentita padrona di cogliere, raccogliere, usare, abusare di quanto la circonda? La gestazione del testo è stata lunga e travagliata ma finalmente nel 1859 il testo va in stampa.

L’autore ripercorre tutti i viaggi di Darwin, si immedesima nello stesso travaglio intellettuale e umano.

A tutto ciò aggiungono indagini e statistiche condotte nella società americana attuale. I dati emersi mettono in luce che non c’è troppa differenza tra l’epoca vittoriana e le attuali convinzioni di gran parte dei cittadini americani. Il passo fatto dalla chiesa cattolica è un accettabile compromesso: il Dio creatore fornisce l’imprinting evolutivo.

La scienza è in qualche modo strumento limitato e limitante, soprattutto in questo ultimo periodo. Conclusione amara!

Alberta

Le vie delle città romane

di Livio Zerbini

Il Mulino 2025
pp 256, in brossura
edizione in stampa: € 16,00
e-book € 11,99 – formato: ePub
ISBN: 9788815391360

L’impronta della civitas romana nell’Europa di oggi. Livio Zerbini, professore di Storia romana, ripercorre le vie delle città romane fino alla caduta dell’Impero, per rilevare l’eredità di Roma nell’aspetto territoriale e urbanistico, e nel volto sociale e culturale dei Paesi dell’Unione europea. Dei 27 Paesi dell’Unione, infatti, solo quelli del Nord Europa, a esclusione dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia meridionale, non conobbero la dominazione di Roma, caput mundi per molti secoli. Tracciati urbanistici, monumenti ed edifici importanti, numerose vestigia della civiltà romana sono presenti in regioni che prima dei Romani non avevano conosciuto alcuna forma di urbanizzazione e dimostrano la grande forza di aggregazione e integrazione di Roma.
Nella presentazione del libro si legge: “Perché proviamo una certa familiarità nel passeggiare non solo nelle capitali, come Londra, Vienna, Parigi, Sofia, ma anche in molte altre città europee? Perché vi ritroviamo, nel loro impianto urbanistico, quella comune trama ordita dagli assi ortogonali, il cardo e il decumano, che rimandano alla loro comune fondazione romana. Chiunque viaggi nella maggior parte dei paesi europei, occidentali e orientali, incontra monumenti e vestigia, segni tangibili, e ancor oggi ben visibili, della straordinaria forza di integrazione politica e culturale di Roma”.
Per capire l’importanza delle città romane sull’eredità europea, bisogna ricordare che per i Romani la città era “un’entità urbana con tratti specifici e diversi rispetto alle città moderne”. Era una città–stato, entità politica indipendente, composta da uno spazio urbano con edifici e monumenti, o solo da uno spazio sacro, e dal territorio circostante in cui vivevano cittadini liberi, che con le loro istituzioni partecipavano all’amministrazione e al governo, disposti all’osservanza delle norme, delle leggi e al rispetto degli altri. Man mano che l’Impero cresceva, si diffondeva, assieme alle nuove città, il civismo romano, con effetti duraturi sin oltre l’Impero. Dopo un regresso nell’alto Medioevo, lo spirito civico rifiorì infatti nei Comuni delle città medievali con la nascita di nuove forme di autogoverno.
Conclude Zerbini che la più grande eredità lasciataci dalle città romane – oltre a splendidi edifici, grandiosi monumenti e importanti opere di ingegneria – è il “vitale spirito civico di libertà individuale e di implicazione civica per il benessere dell’umanità, nonché un grande patrimonio di regole e leggi che hanno plasmato le fondamenta dell’identità europea”.
L’autore ci guida in un viaggio tra le città che hanno condiviso la dominazione gloriosa di Roma, raccontandone in profondità origini, storia, vestigia, e anche attualità. Un itinerario interessante per gli appassionati del mondo antico e non.
Durante la lettura viene da chiedersi se l’Europa di oggi non stia vivendo una crisi di identità e se non dobbiamo impegnarci a ritrovarla. Zerbini ci offre uno stimolo alla riflessione e, ci auguriamo, all’ottimismo.

Etta Artale

A spasso con il cane Luna

Autore: Giorgio Vallortigara
Titolo: A spasso con il cane Luna
Piccola Biblioteca Adelphi 816 2025
pp. 219, 21 immagini in brossura
Temi: Neuroscienze, Biologia, Etologia
Prezzo di copertina €14,00
ISBN: 9788845939853

Possiamo partire dalla semplice affermazione “conoscere significa rispettare” messaggio che qualsiasi docente di scienze ripete come un mantra, e che conduce a fare domande. E la buona abitudine dei bambini a chiedere continuamente “perché” prosegue in coloro che della curiosità fanno un mestiere e un modo di vivere.

Vallortigara, intreccia etologia, neuroscienze e amore per la letteratura. Sottolinea che le scienze sono “plurali”, non hanno confini: l’etologo si pone domande, come l’astrofisico, così come lo psicologo comparato e ciascuno, osservando, fa ipotesi sperimenta e documenta. L’autore spaziando attraverso le diverse discipline, delinea in queste pagine un itinerario affascinante. Il contributo degli etologi permette di conoscere un aracnide paziente come la zecca cui basta un sentore di acido butirrico per “azzeccarsi” a un mammifero. Ma quale messaggio arriva al suo cervello per scegliere il giusto “fornitore” di cibo. Per questo è molto importante il contributo dei neuro scienziati e degli psicologi comparati che si occupano di conoscere il funzionamento del cervello degli animali, dagli insetti ai mammiferi.

Gli studi condotti verificano che non è il volume della massa cerebrale ad averla vinta su capacità di capire, di adattarsi, di comportarsi, ma il numero di neuroni. Già le prodezze cognitive di Physarum polycephalum, un organismo unicellulare capace di estendere le sue propaggini protoplasmatiche in una affascinante rete che, vista al microscopio, sembra una vera opera d’arte dipendono dal fatto che essendo monocellulare è … tutto cervello!

Porsi domande non è fine a sé stesso. Seguono sperimentazioni, studi approfonditi e verifiche.

In questo testo si trovano tanti esempi che portano il lettore a diventare curioso ma anche consapevole di quanto noi umani siamo accentratori, predatori, opportunisti! Pensiamo alle galline rosse della giungla, antenati delle nostre galline. Producono 8-10 uova all’anno, numero funzionale al mantenimento della specie. Attualmente i polli vengono selezionati per la carne, lascio al lettore la descrizione di queste creature allevate per ottenere il maggior peso possibile, e per produrre uova. Qui la selezione arriva a sopprimere i maschi e ottenere solo le “ovaiole” quelle che arrivano a produrre anche 300 uova l’anno. Si potrebbe pensare che il consumo energetico per produrre uova, vada a scapito delle prestazioni del cervello. Proprio su questo gli sperimentatori stanno raccogliendo dati utili a comprendere la reazione del cervello delle galline spinte al massimo della produzione.

E il legame tra psicologia e comportamento? Una laurea in psicologia sperimentale serve certo a interpretare stati emozionali umani, la psicologia comparata può aiutare a interpretare i comportamenti degli animali. Scopriamo che anche gli animali sanno contare, magari non arrivano alle potenze di dieci ma mamma gatta sa quanti gattini ha e agevola l’allattamento del più fragile!

La ricerca approfondisce anche la ragione per cui l’uso alternato della narice destra e sinistra in un cane può illuminare il differente funzionamento dei due emisferi cerebrali, e spiegare perché una parte dell’umanità è mancina.

Tornando al nostro “conoscere per rispettare” è bene sottolineare che la curiosità dei Sapiens porta sì a conoscere ma non sempre trae la conseguenza del rispettare. Gli animali, oltre che amici meravigliosi, sono parte essenziale dell’ambiente e, sicuramente, «una fonte inesauribile di interrogativi».

Alberta