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World Water Day: il tema di quest’anno è il valore dell’acqua per la dignità umana

Almeno quattro miliardi di persone nel mondo vivono in condizioni di carenza idrica per almeno un mese all’anno e un quarto della popolazione mondiale è priva delle infrastrutture necessarie a garantire un sicuro accesso all’acqua. Il cambiamento climatico peggiora la situazione causando migrazioni e conflitti


Quanta acqua consuma l’Europa

L'acqua rappresenta una risorsa preziosa per l’agricoltura, la salute umana, la produzione di energia, la conservazione della natura e i trasporti. Nell’Unione europea i consumi di acqua sono principalmente dovuti alla produzione di energia (44 per cento), all’agricoltura (24 per cento), all’approvvigionamento idrico pubblico (21 per cento), all’industria e al settore dei servizi (11 per cento), e si registrano significative differenze da regione a regione. Nell’Europa meridionale, ad esempio, l’agricoltura rappresenta oltre la metà del consumo complessivo di acqua, mentre nell’Europa occidentale oltre il 50 per cento dell’acqua estratta è destinata alla produzione di energia per il raffreddamento delle centrali elettriche. Occorre sottolineare poi che mentre il 100 per cento dell’acqua destinata al raffreddamento delle centrali elettriche viene ripristinata in un corpo idrico, il recupero di acqua usata per le coltivazioni agricole e il bestiame arriva irreversibilmente al 30 per cento dell’acqua consumata. Inoltre, sono ancora significative le perdite registrate nei sistemi di distribuzione di acqua dolce che, secondo stime dell’Unione europea, raggiungono percentuali vicine al 40 per cento.

 

Il cambiamento climatico peggiora la situazione

Attualmente, almeno 4 miliardi di persone vivono in condizioni di forte carenza idrica per almeno un mese all’anno, mentre un quarto della popolazione mondiale affronta situazioni di carenza idrica a causa della mancanza di infrastrutture  necessarie a garantire un sicuro accesso all’acqua (Mekonnen e Hoekstra, 2016). Si prevede un peggioramento della situazione a causa del cambiamento climatico che, nei prossimi anni, aumenterà lo stress idrico a livello globale (Figura 1).

 

Figura 1. Stress idrico annuale delle risorse idriche a livello mondiale.

Nota: lo stress idrico di base misura il rapporto tra i prelievi idrici totali e le risorse idriche rinnovabili disponibili. Valori alti (in rosso) indicano forteconcorrenza tra leutenze.Fonte: modificato da The United Nations world water development report 2020: water and climate change. UNESCO per conto di UN-Water.

 

La crescita demografica e la forte urbanizzazione rendono ancora più vulnerabile l’approvvigionamento idrico. Si stima che entro il 2050 almeno 685 milioni di persone che vivono in oltre 570 città del mondo dovranno fare i conti con una riduzione della disponibilità di acqua dolce di almeno il 10 per cento. Secondo le Nazioni Unite la scarsità d'acqua potrebbe colpire 5 miliardi di persone entro la metà del secolo e tale stima potrebbe essere ulteriormente aggravata dalle conseguenze del cambiamento climatico. Si prevedono perdite fino al 6 per cento del PIL in alcuni Paesi del mondo e un considerevole aumento delle migrazioni climatiche e dei conflitti (FAO/World Bank Group, 2018).

 

Il Green Deal punta ad una gestione sostenibile dell’acqua

Nell’Unione europea il problema dello stress idrico è oggetto del Green Deal, il piano di investimenti finalizzati a rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutrale entro il 2050. L’acqua svolge poi un ruolo centrale nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (Obiettivo 6: “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”) e trasversale, in quanto essenziale per altri Obiettivi. In tale contesto il World Water Day, che ricorre ogni 22 marzo (è stato istituito nel 1992), simboleggia l’impegno degli Stati membri dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di promuovere iniziative volte a sensibilizzare la collettività sul valore dell’acqua e ad affrontare con azioni concrete i rischi sociali, economici e ambientali derivanti da una scarsa disponibilità di tale risorsa.


Per approfondire:

  • Mesfin M. Mekonnen and Arjen Y. Hoekstra. Four billion people facing severe water scarcity. Sci. Adv. 2016; 2:e1500323.
  • The United Nations world water development report 2021: valuing water. UNESCO World Water Assessment Programme. ISBN:978-92-3-100434-6.
  • “Food and Agriculture Organization of the United Nations; World Bank Group. 2018. Water Management in Fragile Systems: Building Resilience to Shocks and Protracted Crises in the Middle East and North Africa. Cairo: FAO and World Bank. © FAO and World Bank. https://openknowledge.worldbank.org/handle/10986/30307 License: CC BY-NC-ND 3.0 IGO.
condizionatori

Natural Based Solutions: soluzioni naturali per città più verdi e sostenibili

Il patrimonio edilizio globale raddoppierà entro il 2060 e tale crescita richiederà una maggiore domanda di aria condizionata. Le NBS (Natural Based Solutions) rappresentano una soluzione naturale per contrastare l’aumento della domanda di elettricità e le emissioni di gas serra derivanti dalla climatizzazione degli edifici


Il settore dell’edilizia è responsabile del 36 per cento del consumo finale di energia e del 39 per cento delle emissioni di biossido di carbonio a livello globale, di cui l’11 per cento deriva dalla produzione di materiali da costruzione come acciaio, cemento e vetro. Secondo il “Rapporto sullo stato globale del 2019 per edifici e costruzioni”, realizzato dalla Global alliance for buildings and construction (GlobalAbc), la principale fonte di consumo di energia negli edifici è costituita dagli impianti di aria condizionata (AC), utilizzati per il raffreddamento degli ambienti interni e che utilizzano energia elettrica generata prevalentemente da fonti fossili. A tal proposito, un recente rapporto pubblicato dall’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) dal titolo “Il futuro del raffreddamentoevidenzia come nel 2016 erano in uso nel mondo 1,6 miliardi di AC, di cui 570 milioni di unità in Cina, 375 milioni negli Stati Uniti e poco più di 100 milioni nell’Unione europea (secondo le previsioni dell’Agenzia la quota di impianti di aria condizionata presente in Ue è destinato a salire a 167 milioni di unità entro il 2030). Secondo il rapporto dell’AIE, lo stock globale di condizionatori  negli edifici crescerà fino a 5,6 miliardi entro il 2050 (rispetto agli attuali 1,6 miliardi), mentre la domanda globale di energia dai condizionatori, che rappresenta quasi il 20 per cento dell’elettricità complessivamente utilizzata dagli edifici potrebbe triplicare entro la metà del secolo. I sistemi di aria condizionata generici, alimentati con energia elettrica per il loro funzionamento, assorbono calore (raffreddando l'aria interna) dall'interno dell’edificio e lo rilasciano come calore di scarto nell'ambiente esterno, producendo un aumento della temperatura dell’aria. Il processo di funzionamento è basato sull’uso di sostanze chimiche, come i clorofluorocarburi e gli idro-clorofluorocarburi, che agiscono da “polmone chimico” per il raffreddamento dell’aria interna degli edifici. Questi, tuttavia, producono significative quantità di emissioni di gas serra, che costituiscono una delle principali cause del fenomeno “isola di calore”, sempre più diffuso nelle aree urbane, particolarmente in quelle densamente costruite e più popolose (Figura 1).

 

Figura 1. Isola di calore (www.iuav.it/climatechange)

 

A questo proposito, le NBS (Nature Based Solutions) rappresentano una soluzione naturale che potrebbe essere integrata nella progettazione degli edifici, sotto forma di tetti e pareti verdi o muri verdi (green roofs and walls), per diminuire l'effetto “isola di calore urbana” (UHI), che in ambienti urbani densamente costruiti e popolati può aumentare la temperatura media dell'aria di 1-3 °C rispetto agli ambienti meno antropizzati. Per contrastare tale fenomeno, i sistemi vegetali (tetti e pareti verdi) sugli edifici risultano particolarmente efficaci, considerato che mediante il fenomeno della traspirazione vegetale consumano energia (calore latente) per il cambiamento di fase (l’acqua si trasforma in vapore acqueo), contribuendo a ridurre la temperatura, e attraverso la fotosintesi clorofilliana consumano anidride carbonica (CO2), favorendo ladecarbonizzazione degli edifici. Le coltri vegetali, collocate come “pergole di copertura” dei condizionatori d’aria sui lastrici solari degli edifici abbassano la temperatura dell’aria che circonda le macchine del condizionamento e in questo modo migliorano l’efficienza energetica, riducendo i consumi elettrici delle macchine di raffreddamento e le emissioni di gas serra generate dai gas refrigerati dei condizionatori d’aria che, a livello globale, raggiungono ogni anno 1.135 Mt di CO2. A questo proposito, occorre sottolineare che l’Unione europea sostiene soluzioni naturali (NBS) come tetti e pareti verdi in grado di aumentare l’isolamento termico degli edifici al fine di ridurre la domanda di energia per il riscaldamento e il raffreddamento (COM/2016/051). Se poi consideriamo che la crescita delle aree urbane porterà alla costruzione di nuovi edifici (secondo le stime il patrimonio edilizio mondiale raddoppierà entro il 2060), le Istituzioni e gli amministratori cittadini dovrebbero porre sempre maggiore attenzione all’impiego di soluzioni naturali in grado di contrastare il riscaldamento globale, ridurre le emissioni di gas serra e migliorare il clima nelle città.


Per approfondire:

  • The Future of Cooling: Opportunities for energy-efficient air conditioning. IEA, 2018.
  • Una strategia dell'UE in materia di riscaldamento e raffreddamento. COM/2016/051.

 

Foto d'intestazione: Carlo Alberto Campiotti

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“Mi.Qual.Zuc.”: l’Agro Pontino punta sull’innovazione delle pratiche colturali

Nasce il Gruppo Operativo “Mi.Qual.Zuc.”, costituito da Cooperativa Mediana, Organismo di Ricerca CRF – Cooperativa Ricerca Finalizzata, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale e da una decina di imprese agricole dell’Agro Pontino. Il Gruppo punta ad introdurre una nuova tipologia di zucchina ad elevato valore nutrizionale attraverso pratiche colturali innovative, in accordo con i principi di tutela e salvaguardia della salute dei consumatori


Nel Lazio il settore ortofrutticolo rappresenta un asset importante dell’economia regionale, in particolar modo nell’area dell’Agro Pontino (provincia di Latina), dove oltre 3.500 imprese agricole sono attive nella produzione orticola. La Cooperativa Mediana, con sede a Terracina (Latina), con il supporto scientifico dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale e dell'Organismo di Ricerca CRF (Cooperativa Ricerca Finalizzata), insieme ad altre dieci imprese attive nel territorio, ha promosso la costituzione del Gruppo Operativo (GO) “Mi.Qual.Zuc.” (definito dalla Misura 16.1 del PSR Lazio 2014 – 2020), volto alla realizzazione di un percorso di ricerca finalizzato al miglioramento, sul piano qualitativo, della produzione dello zucchino nell’Agro Pontino. Il progetto nasce con l’obiettivo di introdurre una nuova tipologia di zucchina ad elevato valore aggiunto attraverso l’introduzione di pratiche colturali innovative in grado di incrementare il contenuto di sali minerali e di vitamine e di migliorare le proprietà antiossidanti del prodotto finale. In particolare, saranno messe a punto pratiche innovative di fertirrigazione e verrà integrata la sostanza organica del terreno con l’aggiunta di compost, al fine di migliorare le condizioni nutrizionali della coltura e di indurre al contempo un adeguato stress idrico e salino che possa favorire la produzione e l’accumulo nella zucchina di molecole antiossidanti. Il progetto punta inoltre a incrementare il valore aggiunto delle produzioni e a rafforzare il reddito delle imprese operanti nel settore attraverso la diversificazione produttiva. La razionalizzazione dell’impiego di fertilizzanti di sintesi, associato al recupero delle acque saline, porterà poi ad una gestione più sostenibile delle colture.

 

Figura 1. Locandina del progetto “Mi.Qual.Zuc”

 

“Abbiamo valutato la possibilità di intervenire sullo zucchino, che rappresenta da sempre una delle colture maggiormente presenti nel territorio dell’Agro Pontino, con il duplice scopo di intervenire sul processo produttivo e sulle tecniche colturali” – ci spiega la prof.ssa Patrizia Papetti (Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell’Università di Cassino). “Lo scopo del progetto – sottolinea Papetti – è di migliorare le proprietà nutraceutiche del prodotto e ottenere uno zucchino migliore dal punto di vista qualitativo. Quanto ai benefici ambientali ci proponiamo di ridurre la concimazione con fertilizzanti di sintesi e utilizzare delle soluzioni in grado di permettere alla zucchina di assorbire una quantità maggiore di sali minerali, con un impatto positivo sulla qualità del suolo coltivato”. “Questo progetto – ci dice Fabio Martino (Presidente CRF) – offre non solo la possibilità migliorare sul piano qualitativo lo zucchino ma anche quella di sviluppare tecnologie che potrebbero essere sperimentate per altre colture”. “Il nostro compito nel gruppo operativo – sottolinea Martino – è quello di affiancare gli altri partners del progetto, curando soprattutto gli aspetti economici e commerciali, e di favorire il dialogo tra il mondo della ricerca pubblica e quello delle imprese private”. “Come CRF abbiamo approfondito il quadro normativo di riferimento per la commercializzazione dello zucchino e affrontato approfonditamente il tema degli alimenti funzionali e nutraceutici” – ci spiega poi Tamara Pellegrini (ricercatrice CRF). “Tale approfondimento – sottolinea Pellegrini – ci ha permesso di delineare dei claims nutrizionali e salutistici che potrebbero essere conferiti allo zucchino al fine di inserirlo in un determinato bacino di mercato. Abbiamo effettuato alcune analisi statistiche sulle abitudini dei consumatori italiani relative all’anno 2020 e ai primi mesi del 2021, dalle quali è emerso che la pandemia ha influito sulle scelte dei consumatori. È cresciuta l’attenzione e la disponibilità a spendere qualcosa in più da parte dei consumatori per prodotti ad elevato valore nutrizionale. Sulla base dei dati in nostro possesso possiamo affermare che lo zucchino, oggetto del progetto, potrebbe avere successo nel mercato degli alimenti funzionali”.

 

Figura 2. Sede della Cooperativa Mediana a Terracina (Latina)

 

“La pandemia non ci ha fermato – sottolinea Matteo Baldanzini (Responsabile Amministrativo del progetto “Mi.Qual.Zuc”) – e nonostante ciò siamo riusciti a portare a termine tutte le riunioni progettuali. Dopo aver firmato l’atto costitutivo del Gruppo Operativo con i vari partners coinvolti nel progetto e nell’attesa che la Regione Lazio sblocchi i fondi del PSR (Programma di Sviluppo Rurale), auspichiamo di poter presto passare alla fase della sperimentazione, che sarà il fulcro della Misura 16.2”.  


Foto: Cooperativa Mediana