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La lotta al cambiamento climatico passa dalla tutela del suolo

La tutela del suolo è centrale nella lotta al cambiamento climatico, per la salvaguardia della biodiversità vegetale e animale e la rigenerazione delle città


Il suolo costituisce un’infrastruttura naturale necessaria alla vita di tutte le forme viventi sia vegetali che animali e la sua tutela è centrale nella lotta al cambiamento climatico. Secondo dati della Commissione europea, a fronte del rilascio di emissioni di CO2 di circa 75,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente (MtCO2e) da parte dei suoli, attraverso le praterie, le foreste e le piante coltivate, i suoli contribuiscono a consumare annualmente circa 80 milioni di tonnellate di carbonio. suoli costituiscono il più grande deposito naturale di carbonio, conservano ingenti quantità di acqua che contribuiscono a regolare le temperature dell’aria e la struttura geomorfologica del territorio, producono direttamente o indirettamente il 95 per cento del cibo e attraverso le piante coltivate e la biomassa vegetale contribuiscono a rimuovere ogni anno dall’atmosfera una quantità di CO2 pari a quella emessa dai combustibili fossili che equivale al 25 per cento della CO2 presente in atmosfera a livello globale. Il suolo è una risorsa finita e non rinnovabile, giacché il tempo necessario per la sua formazione è di circa un centimetro di suolo superficiale ogni millennio. Perciò, appare evidente quanto sia importante prevenire qualsiasi tipo di danno al suolo (erosione, distruzione, degrado, salinizzazione, contaminazione da pesticidi, ecc.) e interrompere il suo consumo con forme di urbanizzazione eccessiva e non controllata (5 per cento del territorio europeo). L’Unione europea con la Direttiva Infrastrutture verdi – Rafforzare il capitale naturale in Europa– COM(2013) 249 final e successivamente con la COM(2019) 236 finalRiesame dei progressi compiuti nell'attuazione della strategia dell'UE per le infrastrutture verdi ha messo in campo una serie di azioni basate sulla natura per le città nel quadro dello sviluppo urbano sostenibile. L'obiettivo principale è "nessun consumo netto di suolo entro il 2050" che significa ridurre i fenomeni dell'erosione, che attualmente provoca una perdita di produzione agricola pari a 1,25 miliardi di euro ogni anno e della salinizzazione che interessa 3,8 milioni di ettari di territorio dell'UE, ma anche evitare lavorazioni profonde e l'uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi che sono all’origine della contaminazione dei terreni agricoli. Accanto alle foreste e alle praterie, le infrastrutture verdi urbane sono soluzioni che riqualificano e proteggono le città dal riscaldamento globale. Parchi, orti urbani, tetti e pareti verdi sequestrano il carbonio atmosferico, migliorano la biodiversità e la qualità della vita delle persone e l'economia in aree urbane densamente edificate (Figura 1).

 

Fonte: EEA Segnali 2019

 

La vegetazione sul territorio riduce gli impatti di alluvioni e frane, allevia lo stress da calore estivo e l'inquinamento atmosferico e assorbe il surplus idrico causato da intense precipitazioni. In questo contesto, la Mission Horizon "Caring for Soil is Caring for Life", proposta dal Soil Health and Food Mission Board, si propone l'obiettivo di garantire che il 75 per cento dei suoli sia protetto entro il 2030 per garantire cibo sano, natura e clima. Soltanto attraverso una normativa europea completa, adeguata e vincolante in materia di protezione del suolo e delle sue risorse, che tuttavia ancora non esiste, l’Ue potrà realizzare la sua agenda di sviluppo sostenibile e lotta al cambiamento climatico, in linea con i17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, l'accordo di Parigi del 2015 e il Green Deal europeo.


Per approfondire:

  • Caring for soil is caring for life – Ensure 75% of soils are healthy by 2030 for healthy food, people, nature and climate. Publications Office of the European Union, 2020.
  • Risoluzione del Parlamento europeo del 28 aprile 2021 sulla protezione del suolo (2021/2548(RSP).
  • Suolo e territorio in Europa: perché dobbiamo usare in modo sostenibile queste risorse vitali e limitate. EEA SEGNALI 2019.

 

Foto d'intestazione: terrazzamenti contro il degrado del suolo (foto: Carlo Alberto Campiotti)

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Earth Overshoot Day: da oggi l’umanità è in debito con la Terra

A partire da oggi l’umanità inizierà a consumare le risorse messe a disposizione dal pianeta per il prossimo anno


Secondo il Global Footprint Network l'Earth Overshoot Day 2021, ossia il giorno in cui l’umanità ha esaurito le risorse messe a disposizione dal pianeta per l’anno in corso, è caduto il 29 luglio (per l’Italia l’Overshoot Day è stato il 13 maggio), in anticipo rispetto allo scorso anno, in cui era stato il 22 agosto. Tale differenza temporale è stata dovuta al fatto che nel 2020 la pandemia di Covid-19 ha costretto il mondo intero ad adottare lockdown praticamente in quasi tutti i settori economici. Perciò, a partire da oggi e fino alle fine dell’anno, l’umanità si troverà a vivere in una situazione di “deficit ecologico”. Stando ai dati presentato dal think tank internazionale, la popolazione mondiale utilizza il 74 per cento in più di risorse rispetto a quello che gli ecosistemi terrestri sono in grado di rigenerare ogni anno, ovvero le risorse pari a 1,7 pianeti. Tale data viene calcolata sulla base del numero di giorni che la biocapacità della Terra può fornire per l'impronta ecologica dell'umanità (Figura 1). Fra i fattori principali che hanno concorso alla scelta della data del 29 luglio, sono da menzionare l’aumento delle emissioni di carbonio e la perdita di biocapacità forestale, causata da deforestazioni e incendi.

 

Figura 1. Earth Overshoot Days dal 1970

 

La Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, avrà come obiettivo prioritario quello di ottenere l’impegno da parte di ciascuno dei 193 Stati aderenti di tagliare le emissioni di gas serra fino a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Questa è infatti l’unica strada percorribile per ridurre il rischio di un aumento di fenomeni quali alluvioni improvvise, siccità, temperature elevate e scioglimento dei ghiacciai.


Per approfondire:

  • https://www.overshootday.org/.
  • https://www.focus.it/temi/Overshoot-Day.
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Impronta_ecologica.

 

Note:

  • Impronta ecologica: è un indicatore  per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle attraverso la fotosintesi.
  • Biocapacità: rappresenta la misura di quanto gli ecosistemi sono in grado di rigenerare in termini di risorse naturali. La biocapacità è espressa in termini di ettari globali a persona, quindi dipende dalla popolazione umana. L’assorbimento di CO2 rappresenta uno degli usi delle risorse che competono per la biocapacità del pianeta.
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Sistemi alimentari, a Roma il pre-vertice delle Nazioni Unite sul futuro del cibo

Dal 26 al 28 luglio ha avuto luogo a Roma, nella sede della FAO, il pre-vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari. Tre giorni di dibattiti preparatori in vista del summit finale che si terrà a New York in occasione della prossima Assemblea Generale


Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), il sistema agricolo-alimentare con i suoi differenti comparti (produzione e consumo, trasformazione, imballaggio, trasporto e distribuzione, vendita al dettaglio e turismo) fornisce attualmente prodotti alimentari a oltre 7 miliardi e mezzo di persone. Tuttavia, nel 2020, oltre 800 milioni di persone vivevano in condizioni di denutrizione, due miliardi soffrivano di carenze di micronutrienti, mentre altri due miliardi presentavano situazioni fisiche di sovrappeso o obesità. A questi dati occorre aggiungere poi quello relativo allo spreco di cibo stimato a livello globale in circa 75 kg / persona (UNEP, 2019). Un’altra questione, alla quale le istituzioni e l’opinione pubblica hanno riservato una crescente attenzione, riguarda gli effetti dell’agricoltura industriale sull’ambiente e, particolarmente, le relazioni tra il settore agroalimentare e il fenomeno del cambiamento climatico. La produzione agroalimentare risulta direttamente responsabile di un terzo delle emissioni totali di gas serra, di circa il 70 per cento del consumo di acqua e della perdita di almeno il 60 per cento di biodiversità. Quest’ultimo dato in particolare si lega con la pandemia di Covid-19, la quale potrebbe essere correlata all’aumento di parassiti e malattie zoonotiche, rilevate con sempre maggior frequenza nelle aree geografiche dove si registra una significativa perdita di biodiversità. Perciò, se da un lato il sistema agroalimentare moderno ha apportato indiscussi benefici per l’economia e per i consumatori, dall’altro, ha contribuito all’insorgenza di nuove problematiche. La continuità annuale del prodotto, la cosiddetta “destagionalizzazione”, e la commercializzazione di prodotti alimentari complessi (GDO) richiedono una sempre maggiore quantità e qualità di servizi da incorporare nell’offerta, che aumentano il costo dei prodotti. A causa dell’impiego di fertilizzanti e fitosanitari di sintesi e dei consumi elettrici e termici richiesti dai processi di trasformazione dei prodotti, il sistema agricolo moderno è responsabile del 20 per cento a livello globale e del 10 per cento a livello europeo (di circa il 5 per cento in Italia) delle emissioni di gas serra. Senza considerare poi l’impatto sull’ambiente in termini di deforestazione, erosione e salinizzazione dei suoli. Quanto ai consumi di energia, la filiera del cibo è responsabile di oltre il 30 per cento dei consumi energetici a livello globale, mentre a livello europeo è mediamente responsabile di un consumo di energia finale che oscilla tra il 17 e il 26 per cento per l’agroindustria e tra il 2,8 e il 5 per cento per l’agricoltura (Progetto AgroRES). Questi temi sono stati al centro del Pre-Vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite che si è tenuto presso la sede della FAO a Roma tra il 26 e il 28 luglio. I numerosi interventi hanno sottolineato la necessità di avviare una vera e propria rivoluzione dei sistemi alimentari nel segno di una riqualificazione e di un riposizionamento delle attività produttive rispettose dell’ambiente e del territorio. Nella stessa direzione si muove la Commissione europea che con il Green Deal e con la nuova Politica Agricola Comune 2021-2027 punta su tecniche di produzione innovative, su un maggiore impiego delle energie rinnovabili e sull’adozione di processi produttivi eco-compatibili.


Per approfondire:

  • Food Waste Index Report 2021. Rapporto sullo spreco alimentare nel mondo a cura dell’Unep in collaborazione con l’organizzazione non governativa WRAP.
  • Progetto AgroRES, 2020.