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Le bioenergie al centro della transizione energetica sostenibile

La produzione e l’uso di energia sono responsabili annualmente di oltre il 75 per cento delle emissioni di gas serra a livello europeo. Per accelerare la transizione verso un sistema energetico sostenibile la Commissione ha proposto l’obiettivo “40 per cento di energia rinnovabile entro il 2030” (rispetto ai livelli del 2005)


Oltre il 75 per cento delle emissioni annuali di gas serra nell’Unione europea sono dovute alla produzione e all’uso di energia fossile. Con l’obiettivo di accelerare la transizione ecologica e raggiungere la neutralità climatica del sistema energetico, l’Ue ha fissato nella COM(2021) 557 final l’obiettivo del 40 per cento di energia rinnovabile entro il 2030 (Figura 1).  

 

Figura 1. Riduzione di emissionigas serra al 2030 per gli Stati membri dell’UE (Fonte: QANDA/21/3543).

 

Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi sono stati previsti obiettivi specifici per incrementare l'uso delle energie rinnovabili nei settori che fino ad ora non erano stati inclusi nell’EU Emissions Trading System (EU ETS) e che sono attualmente responsabili di circa il 60 per cento delle emissioni di gas serra a livello europeo: trasporti, riscaldamento e raffrescamento, edifici e industria. La Commissione ha ritenuto che la bioenergia potrebbe svolgere un ruolo chiave nel conseguimento degli obiettivi in materia di energia. Ciò, considerando che può essere utilizzata per il riscaldamento nell'industria e negli edifici, nei trasporti e nella produzione di elettricità. È possibile utilizzare un'ampia gamma di materiali: i prodotti della silvicoltura, i residui dell'agricoltura, i rifiuti organici solidi e liquidi (compresi i rifiuti solidi urbani e le acque reflue) e le colture coltivate appositamente per l'energia. Tuttavia, l’Ue ha stabilito una serie di regole per produrre e utilizzare in modo sostenibile ed efficiente la biomassa per produrre energia in accordo con processi che esaltano il risparmio di gas serra, il mantenimento dei servizi ecosistemici e soprattutto l’uso razionale e controllato delle foreste e dei processi di forestazione per evitare il degrado degli habitat e/o la perdita di biodiversità. La Commissione ha infatti vietato l'uso della biomassa da foreste primarie e/o ad alta biodiversità nonché l'uso di ceppi e radici per evitare di disperdere la CO2 sequestrata nel sottosuolo. Inoltre, ha introdotto l'obbligo per gli Stati membri di progettare regimi di sostegno che favoriscano l’impiego “a cascata” della biomassa in accordo con i principi dell’economia circolare (Figura 2).

 

Figura 2. Economia circolare per la biomassa legnosa (modificato da ©European Union, 2021).


Per approfondire:

  • Scarlat, N., Dallemand, J., Taylor, N. e Banja, M. Brief on biomass for energy in the European Union, Sanchez Lopez, J. and Avraamides, M. editor(s). Publications Office of the European Union, Lussemburgo, 2019, doi: 10.2760/49052, JRC109354.
  • MAKING SUSTAINABLE USE OFOUR NATURAL RESOURCES. © European Union, 2021. ISBN 978-92-76-39824-0 doi:10.2775/706146 NA-02-21-849-EN-N.
  • Questions and Answers – The Effort Sharing Regulation and Land, Forestry and Agriculture Regulation. European Commission,QANDA/21/3543.

 

Foto d’intestazione: Carlo Alberto Campiotti

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Le foreste “pozzi di carbonio” naturali per l’assorbimento di gas serra

La legge europea sul clima riconosce alle foreste il fondamentale ruolo di “pozzo di carbonio” naturale per l’assorbimento di gas serra. Ogni Stato membro sarà obbligato a compensare i cambiamenti nell’uso del suolo con il miglioramento o l’aumento della copertura forestale


L’IPCC (Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) evidenzia la necessità di ridurre le emissioni di gas serra del 7,6 per cento ogni anno nei prossimi dieci anni, al fine di contenere l’aumento della temperatura globale entro la soglia limite fissata dall’Accordo di Parigi di 1,5 °C (IPCC, 2018). Nel 2020 nel territorio dell’Unione europea (UE 27) c’erano circa 180 milioni di ettari di boschi e altri terreni boschivi, pari al 5 per cento dell’area forestale globale. Attualmente, l’area coperta da foreste e altri terreni boschivi risulta pari al 45,1% del territorio europeo (la superficie totale, esclusi laghi e grandi fiumi), ovvero una proporzione di poco superiore alla superficie di terreno adibita ad uso agricolo (Figura 1).

 

2020 (% di superficie boschiva)  1990 – 2020 (variazione in punti percentuali)

Figura 1. Agriculture, forestry and fishery statistics-2020 edition. Eurostat.

 

La silvicoltura e il disboscamento svolgono un ruolo importante per lo sviluppo economico di molte regioni rurali in tutta l’Ue. Recentemente, oltre alla protezione della biodiversità e ai tradizionali impieghi della silvicoltura e del disboscamento per le industrie a base di legno e per le imprese dell’energia, alle foreste europee è stato riconosciuto il ruolo fondamentale di “pozzi di carbonio” naturali. Secondo la Legge europea sul clima, per raggiungere il duplice obiettivo della riduzione di emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e della neutralità climatica entro il 2050, gli Stati membri devono potenziare la rimozione di CO2 attraverso i propri pozzi naturali. Le emissioni e gli assorbimenti di gas serra da parte delle foreste e dei prodotti dell’attività forestale in Europa avranno un ruolo fondamentale per raggiungere l’obiettivo “meno 310 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2eq) entro il 2030. Viene definito “pozzo di carbonio” un sistema in grado di assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quelle che emette. I principali pozzi di assorbimento naturali sono rappresentati dal suolo, dalle foreste, e dagli oceani. Stando alle stime attuali, i pozzi naturali rimuovono tra i 9.5 e gli 11 Gt di CO2 all'anno. Nel 2019, le emissioni globali di CO2 hanno superato di oltre tre volte (38.0 Gt) la capacità totale di assorbimento dei pozzi naturali. Attualmente, le foreste dell’Ue attraverso la fotosintesi assorbono l’equivalente dell’8,9 per cento di tutti i gas serra emessi ogni anno. Il Parlamento europeo, per evitare ulteriori emissioni causate da attività di deforestazione, ha introdotto l’obbligo per ogni Stato membro di compensare i cambiamenti nell’uso del suolo (deforestazione) con il miglioramento o l’aumento della loro copertura forestale. In pratica, nuove foreste dovrebbero controbilanciare eventuali attività di deforestazione. Queste misure sono in linea con l’Accordo di Parigi e con l’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che prevede di “proteggere, ripristinare e promuovere l'uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità”. Le modalità mediante cui dovranno centrarsi questi obiettivi saranno al centro dei negoziati della COP26 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), che si terrà a Glasgow dall'1 al 12 novembre.


Per approfondire:

  • Regolamento (UE) 2021/1119 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 giugno 2021, che istituisce il quadro per il raggiungimento della neutralità climatica e modifica i regolamenti (CE) n. 401/2009 e (UE) 2018/1999.
  • New EU Forest Strategy for 2030. COM(2021) 572 final.
  • Agriculture, forestry and fishery statistics-2020 edition. Statistical Books, Eurostat.

 

Foto d’intestazione: Carlo Alberto Campiotti

mondo

Crisi climatica, gli incendi minacciano le riserve di carbon legacy delle foreste

NASA Earth Observations

Il rapporto dell'IPCC 2021 stima che gli incendi aumenteranno anche in aree dove il caldo estremo e gli incendi sono stati poco frequenti. Se l’aumento della temperatura globale dovesse superare la soglia limite di 1,5 – 2 °C prevista dall’Accordo di Parigi, si andrebbe incontro al collasso climatico


Il VI rapporto dell'IPCC (Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico) sottolinea che le soglie di aumento della temperatura globale previste dall’Accordo di Parigi di 1,5 °C e 2 °C saranno superate prima della fine del secolo, a meno che nei prossimi dieci anni non si pongano in essere azioni che portino ad una riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra e si raggiunga la neutralità climatica entro il 2050. Secondo gli autori del rapporto, la temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09 °C superiore a quella del periodo 1850-1900. Nel contempo, le emissioni antropiche dei principali gas serra sono ulteriormente cresciute, raggiungendo nel 2019 concentrazioni di 410 parti per milione (ppm) per la CO2 e 1866 parti per miliardo (ppb) per il metano. I numerosi incendi che sono divampati nel mondo nei mesi di luglio e agosto sono il segnale inequivocabile che le temperature dell’aria raggiungono ormai limiti incompatibili con i cicli naturali e con il benessere della vegetazione. In Europa, gli incendi hanno colpito la Siberia e soprattutto l'Europa meridionale con ondate di caldo, che in Grecia e in Italia hanno fatto registrare temperature superiori ai 47 °C. I danni causati dagli incendi non si riverberano solo sulle persone ma anche sulle foreste. Infatti, il sequestro di CO2 nei “pozzi di carbonio naturali”, rappresentati dalle foreste, costituisce il 13 per cento delle rimozioni nette delle emissioni totali di gas serra (GHG) a livello europeo e contribuisce alla mitigazione del riscaldamento globale. Circa un terzo – il 31 per cento per l’esattezza – dell’anidride carbonica delle foreste è sequestrata nella biomassa sopra il suolo, mentre il restante 69 per cento si accumula nel sottosuolo. Quando le foreste bruciano il carbonio sequestrato nelle foglie, nei rami e nei tronchi si disperde nell’aria dove aumenta la CO2 e, conseguentemente, il riscaldamento globale (Figura 1).

 

Figura 1. Emissioni annue di CO2 rilasciata durante gli incendi (Fonte: WWF, 2020).

 

I ricercatori del NASA/Xanthe Walker, Center for Ecosystem Science and Society presso la Northern Arizona University, hanno scoperto chel’aumento della frequenza con la quale accadono gli incendi, soprattutto nelle aree del Nord Europa, potrebbe portare alla distruzione dello strato di sostanza organica che contiene il carbon legacy. Si definisce in questo modo il carbonio più vecchio e protetto presente nelle foreste formatesi da più di settanta anni. Gli alberi che crescono nelle foreste richiedono mediamente tra 25 e 250 anni per raggiungere la capacità ottimale di sequestro della CO2 atmosferica. Durante gli incendi di foreste giovani, c’è il rischio che venga bruciato anche lo strato di sostanza organica che contiene il carbon legacy, poiché le foreste giovani hanno meno capacità di accumulare la quantità di materia organica necessaria per proteggere il carbonio più vecchio (carbon legacy). Pertanto, il fuoco altera il ciclo naturale del carbonio e contribuisce al rilascio di una quantità maggiore di carbonio rispetto a quella sequestrata. I ricercatori hanno inoltre verificato che quando le foreste ricrescono dopo gli incendi, hanno minore capacità di accumulare carbonio.


Per approfondire:

  • Jessica Merzdorf. 2019. https://climate.nasa.gov/news/2905/boreal-forest-fires-could-release-deep-soil-carbon/. Goddard Space Flight Center NASA.
  • IPCC Working Group 1 Report “Climate Change 2021: The Physical Science”.
  • Fires, Forests andtheFuture:a crisis raging out of control? © WWF, 2020.