Boff forse la terra si salverà

Forse la terra si salverà


La nostra attuale visione del Mondo inteso come pianeta Terra può riassumersi in poche parole: conquista, sfruttamento, progresso, crescita. Tutti questi sostantivi si riferiscono ad attività umane. Punto di vista autoreferenziale fino al punto che i Sapiens a partire dalla rivoluzione industriale sono in grado di mutare i destini di un intero pianeta.
L’autore di questo testo è nipote di immigrati veneti provenienti da Col dei Bof, Seren del Grappa, Belluno, installatisi alla fine del 1800 nel Rio Grande do Sul. Leonardo nasce quindi in Brasile dove sviluppa la sua vocazione francescana e dedica la sua vita alla difesa dei diritti dei più poveri. In questo libro sottolinea con la stessa passione e determinazione profuse nella lotta contro l'oppressione dei popoli latino americani, l’impatto negativo delle attività umane sulla Natura. Descrive e analizza i problemi ambientali a livello planetario. L’attuale situazione mondiale presenta molteplici fattori di crisi che mettono a rischio la continuità della nostra civiltà e perfino la sussistenza della vita sul pianeta. Mette in evidenza le cifre che sottolineano le ingiustizie all’interno della società umana nella quale il 20% della popolazione umana controlla e consuma l’80% di tutte le risorse naturali. E questo 20 % è anche responsabile dello squilibrio del sistema Terra. Ma le conseguenze più drammatiche ricadono in maggior misura su quell’80%.
Pone domande che tutti noi ci poniamo da almeno due decenni: Quali sono le alternative possibili all’odierno modello di sviluppo basato sul profitto e sullo sfruttamento illimitato delle risorse? Possiamo prevenire la grande crisi della Terra e trasformare una possibile tragedia in una nuova convivenza con la natura e tra i popoli? Boff nel “forse” che introduce nel titolo, fa intuire che per limitare, mitigare, rimediare ai danni abbiamo ancora margini. È quel forse che ci spinge a credere nella possibilità di salvare la Terra e i suoi sistemi.
Leonardo Boff indica una rotta per evitare la nostra distruzione: cambiare modo di vivere e seguire la Natura che ci insegna a trovare una equilibrata via di crescita. Togliamo dal nostro vocabolario i termini conquista e sfruttamento e usiamo quelli  di progresso e crescita equilibrati. Attraverso una ricognizione documentata sull’evoluzione del cammino umano, Boff ci suggerisce un percorso accessibile che parte dalla sensibilità e attenzione verso tutto il mondo e tutte le diverse realtà che ci sono.

Alberta Vittadello

 

Muir -copertina

LE MONTAGNE MI CHIAMANO

Meditazioni sulla natura selvaggia
A cura di Alessandro Miliotti
 


John Muir è un nome noto a quanti si occupano di ambiente e di ecologia, è conosciuto, infatti, come precursore e promotore delle aree naturali protette. Questa pubblicazione consente al lettore di avvicinarsi al movimento definito conservazionismo che, tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, anima il dibattito pubblico; vengono coinvolti, scienziati, studiosi, politici e semplici amanti della natura in tutti gli Stati Uniti. La grande varietà del territorio americano affascina l’autore, in particolare le zone selvagge come la Sierra Nevada dove fonda il Sierra Club, il più antico movimento ambientalista del mondo. Muir fugge dalla realtà urbana dove è costretto in un ufficio o in uno studio e cerca la natura ancora incontaminata. Pur non concludendo un percorso di studi specifici, approfondisce le sue conoscenze in ambito scientifico comprendente geologia, botanica e chimica. L’autore di questi diari, lettere e meditazioni, selezionati con attenzione da Miliotti, è dunque un amante di quella che lui stesso definisce natura selvaggia ma senza dubbio è anche uno scienziato perché dello scienziato ha il metodo. Attratto dalla storia del nostro pianeta osserva gli affioramenti rocciosi, i cristalli, la morfologia di valli, versanti e cime. Nel suo girovagare spesso incantato dalla bellezza del paesaggio, avanza alcune ipotesi sull’origine delle valli e sulla funzione dei ghiacciai. In particolare nella valle dello Yosemite intuisce da semplici elementi la loro origine glaciale. Apre così il dibattito con i geologi del tempo che avevano definito le creste, i canyon e i pendii dell’area frutto di attività sismica. Muir intuisce l’azione dei ghiacciai lenta ma incisiva sulla morfologia. Lenta è la discesa delle masse ghiacciate che modellano versanti, valli e nello specifico le rocce sulle quali nota le tipiche incisioni. In tante occasioni Muir sottolinea come ciò che noi vediamo è frutto di un continuo incessante lavoro innestato dalle forze della natura a cominciare dalla forza di gravità.
Tra le meditazioni individuali che Muir condivide con qualche conoscente o scrive come diari e articoli per riviste, il lettore trova un messaggio universale molto importante: nel nostro pianeta, immerso nell’universo, ciascun componente, appartenga esso ai viventi o ai non viventi, è interconnesso. Muir non usa questo termine, ma il lettore attuale ne può valorizzare il significato in modo ampio. Ciascun protagonista, dalle rocce, al ghiaccio ai viventi fanno parte di una stessa grande realtà di cui facciamo parte. La natura esige rispetto ed equilibrio nell’uso delle risorse. Un messaggio vecchio di 100 anni ma più che mai attuale.
Il testo partendo dall’intimo dell’autore che cita spesso Dio come creatore di bellezza, diventa un manifesto per l’umanità intera. Gli equilibri naturali vanno rispettati da tutti i suoi componenti: messaggio forte per i Sapiens che usano, meglio sottolineare abusano, delle risorse come padroni avventati. Viene da concludere che nel selvaggio troviamo consolazione, nel rispetto troviamo un futuro.

A Vittadello

La Sicilia degli dei

La Sicilia degli Dei. Una guida mitologica

 


Difficile esprimere la passione e l’entusiasmo con cui si legge questo volume. Torno nella mia Sicilia una volta l’anno, d’estate. Questo libro ha risvegliato conoscenze sopite, mi ha fatto pensare di essermi assuefatta a bellezza, contraddizioni e problematiche di una terra che ha conosciuto ondate di civiltà, ma da cui i Greci, come dicono gli autori, non sono mai andati via. Questo agosto 2022 sarà per me all’insegna della riscoperta.
Giulio Guidorizzi e Silvia Romani sono due professori, l’uno ha insegnato letteratura greca, all’Università di Milano e di Torino, l’altra insegna Mitologia delle Religioni del mondo classico e Antropologia del mondo classico all’Università di Milano. Due massimi esperti e appassionati.
Il viaggio comincia dalle Eolie, terre di vento e di fuoco, e dopo “Messina sopra Cariddi” si spiega lungo la zona orientale: ”La costa dei Greci”, con Taormina e la costa dei Ciclopi, “Catania: la città delle storie nascoste”, “l’Etna, giganti, filosofi e re” e Siracusa, città di ninfe, tiranni e filosofi. Quindi ci si addentra nel cuore dell’isola, a: “Enna: il regno degli schiavi”, “Il lago di Pergusa e il ratto di Persefone”, Morgantina, la città greca in territorio di Aidone in provincia di Enna, riportata alla luce nella seconda metà del secolo scorso da una missione archeologica statunitense dell’Università di Princeton. Interessantissimo il capitolo dedicato a questo sito e alla "Dea di Morgantina"  identificata come Demetra, capolavoro del V secolo A.C., statua scolpita forse da un allievo di Fidia. La dea è tornata a casa dal Paul Getty Museum di Malibù nel 2011 ed è collocata assieme agli altri reperti del territorio nel Museo archeologico di Aidone. Un effetto ipnotico, quello descritto da Silvia Romano che ha scritto questo capitolo, tanto è il fascino che si sprigiona da questa statua, ma non solo da essa, in questo bellissimo Museo.
Il tour prosegue “In faccia all’Africa da Agrigento a Selinunte” e poi “Nella terra di Cartagine”: da Erice a Mozia a Palermo.
Tutto il percorso è punteggiato dalla descrizione dei miti più famosi e di quelli meno conosciuti. Ma i miti non sono solo quelli greci. In questo libro, anche se di grecità è impregnata l’Isola, sono presenti miti e storie di Sicani, Siculi e Fenici e vengono raccontate storie e leggende di tempi più vicini, e curiosità, come nel capitolo dedicato a Catania, “la città dalle storie nascoste” o in quello dedicato a Taormina dove il 7 maggio del 1787 approdò Goethe che definì il teatro, di quello che allora era un villaggio, "il più grande capolavoro dell’arte e della natura”. Di Taormina Giulio Guidorizzi, che ne scrive il capitolo, oltre a raccontare miti e storia antica, presenta la storia più recente delle personalità italiane e straniere che, affascinate dalle bellezze mozzafiato del luogo, hanno dato vita allo sviluppo del territorio che è diventato un’attrazione turistica mondiale.
Le illustrazioni di Michele Tranquillini e un ricco corredo fotografico di reperti, sculture e pitture, arricchiscono il volume.
Interessantissima e utilissima l’annotazione “Invito al viaggio” alla fine di ogni capitolo. Vi si suggeriscono approfondimenti letterari e culturali sugli argomenti del capitolo appena concluso.
Nell’epilogo del libro il legame tra il passato dei miti e il presente, l’attrazione di un mondo in bilico tra il pericolo e l’incanto che è caratteristica della Sicilia: “Mai gli abitanti dell’isola, chiunque essi fossero, vollero andarsene…dai Sicani ai Siculi, ai Greci, ai Romani, Arabi, Normanni finirono tutti per diventare Siciliani”. Però “sull’altalena di pieni e vuoti che rappresenta il moto incessante e millenario verso l’isola del mito, la Sicilia non gioca la parte di chi prende senza nulla dare: ha consentito ai suoi di migrare in condizioni di povertà e disagio, e soprattutto ha restituito al mondo la magia dei suoi racconti senza soluzione di continuità dall’antichità al mondo contemporaneo…”.  E si ricorda Anna Maria Ortese che definiva i Siciliani una foresta pietrificata in bilico fra l’immobilità e il viaggio…”. La Sicilia tutta respira con quella cadenza lenta e circolare del tempo che solo agli dei era concesso davvero di sperimentare.
Un libro le cui pagine scorrono fluenti e chiare su argomenti di complessa profondità.

Etta Artale