A letto nel medioevo

A letto nel Medioevo. Come e con chi

 


È il libro che Chiara Frugoni ci ha lasciato nell’anno della sua morte, avvenuta il 9 aprile 2022. Questa volta la scrittrice, storica e medievalista, che in molti suoi libri ha documentato aspetti della vita quotidiana, sceglie il letto come protagonista. È dotato di baldacchino, cortine e scendiletto e coperto di pellicce nelle case dei nobili, è di legno o anche semplice pagliericcio nelle case più umili, ma assieme all’ambiente in cui si trova è il fulcro della vita di tutti, ricchi e poveri. È il posto in cui si partorisce e si muore, specchio delle abitudini, degli usi e dei costumi, giaciglio di passioni, inganni e tradimenti veri, ma anche inventati per vendicarsi del rifiuto alla tentazione di un rapporto. La camera da letto veniva utilizzata anche di giorno per pranzare, studiare o ricevere visite, essendo l'unico luogo più caldo pure nelle dimore ricche grazie al fuoco che ardeva tutto il giorno. Lo si spegneva prima di andare a letto onde evitare i rischi di un incendio, ma si dormiva nudi per liberarsi il più possibile della compagnia di pulci o altri insetti, però con in testa un copricapo la cui foggia rivelava, naturalmente, il ceto sociale di chi lo indossava.
La narrazione si sviluppa attraverso la testimonianza delle immagini, molte sono miniature, sezionate nei particolari più minuti con l'occhio della storica, ma anche col filo d’ironia ricorrente nelle opere di Frugoni.
Un libro di 168 pagine, pregevole per la ricca documentazione fotografica, sono 65 le illustrazioni, e i riferimenti letterari, come quelli di alcune novelle del Boccaccio o di Franco Sacchetti, e anche di testi biblici, di libri di vita domestica, di cronache e messali.
Un invito a leggerlo per le tante curiosità che ci propone ed è bene che sia il lettore a scoprirle. Il Medioevo non è il secolo scuro che ci è stato tramandato, non è solo superstizione, magia e caccia alle streghe, ma un’epoca molto più complessa.

Etta Artale

 

l'acqua

“L’ACQUA. Dialogo tra fotografia e parola”

Toepffer/Oltre edizioni
Foto di Roberto Besana 
67 foto accompagnate da 67 articoli


Edizioni Oltre pubblica la terza opera che segue l’ALBERO e IL PAESAGGIO in ricordo di Pietro Greco, giornalista, divulgatore scientifico e storico della scienza scomparso due anni fa. Sandro Iovine, giornalista, critico e curatore consegna la penna/testimone a 67 amici, colleghi, studiosi, letterati, giornalisti che completano le foto di Besana con un breve articolo di diverso genere. L’opera è suddivisa in quattro parti.
Nella prima parte il titolo è solo L’ACQUA, acqua quindi protagonista, sollievo per gli occhi e l’animo umano. Ciascun autore parte da un’immagine in bianco e nero: un paesaggio velato di nebbia, un fiume che scorre, suggestive increspature concentriche su una pozzanghera che richiamano le ondulazioni spazio-tempo. Come dire che matematica, fisica e astrofisica sono parte del nostro unico complesso universo. E l’uomo è spettatore, osservatore affascinato e ispirato come nel breve “Haiku nella corrente”. Acqua come bellezza che consola.
Nella seconda parte i protagonisti sono due, L’ACQUA E L’UOMO. Palazzoni di periferia che si specchiano in una vasta pozza d’acqua, non conta se sia frutto di un allagamento o, nella migliore delle ipotesi, una vasca di raccolta di acqua piovana. L’immagine è sufficiente a cogliere la dicotomia naturale-sociale. Come nella risaia che ispira armonia tra gli elementi matericamente diversi: acqua che scorre sui rivoli e terreno fermo. Equilibrio e armonia che permettono la produzione dell’alimento più consumato al mondo. E non è un caso se Talete la considera già nel VI secolo a.c. il “principio”. Tutto aveva inizio con essa e grazie a essa definita pura, fresca e semplice. Parole che troviamo in Francesco d’Assisi che nel Cantico la annovera fra le creature definendola utile preziosa e casta. Il filosofo greco e il santo italiano potevano mai pensare che l’essere umano avrebbe così vilipeso la purezza dell’elemento essenziale alla vita?
LA FORMA DELL’ACQUA, certo l’acqua ha una sua forma. Si muove e accompagna gli uomini nelle migrazioni e non solo gli uomini! I viventi tutti hanno bisogno di acqua e si muovono in continuazione per trovarla. Banalmente siamo portati a pensare di non poter lasciare orme sull’acqua, siamo portati a pensare che l’acqua non ha forma propria. Le splendide foto protagoniste di questo capitolo fanno riscoprire quanto già sappiamo senza esserci mai soffermati a guardare. Un’impronta sulla neve, una nube che ci fa sentire tutt’uno con la forma dell’acqua in vapore, i sinuosi spruzzi d’acqua di una cascata in cui ciascuna goccia contiene miliardi di miliardi di molecole d’acqua: due atomi di idrogeno e uno di ossigeno a formare l’elemento imprescindibile per la vita.
LA MEMORIA DELL’ACQUA, conclude l’opera sottolineando un concetto trascurato: l’acqua lascia la sua memoria sui ciottoli che modella, sugli strati rocciosi recenti o antichi. I ripple marks di ambiente sedimentario di acque basse ci aiutano a dare un’età alle successioni stratigrafiche. Ma, l’essere umano costringe a mettere sempre un ma, sulle spiagge attuali queste onde di sabbia portano i segni di rifiuti di ogni genere. E se diventeranno rocce ingloberanno tappi di plastica invece che conchiglie fossili. I geologi sanno bene che l’acqua, nella sua ciclicità “ricorda” e ci ricorda dove è scivolato lentamente un ghiacciaio e dove scorre impetuoso un torrente. Ricorda il suo percorso per scendere al mare e ricorda dove ha esondato e continuerà a esondare laddove incautamente e privi di memoria gli esseri umani l’hanno imbrigliata tra mura di cemento.

Un’opera da leggere con gli occhi della mente. Ogni foto è interpretabile prima e dopo la lettura dei 67 interventi degli autori. Si può definire questo libro, come i precedenti della collana, un’opera d’arte nella quale le foto in bianco e nero sono un valore aggiunto.

Alberta Vittadello

Andreatta _copertina

A sfera=4πr². Archimede, l’arte della misura

 


Stringhe di simboli e numeri possono assumere eleganza e armonia come forme d’arte? Secondo l’autore certamente sì! A qualcuno di noi teoremi, postulati e assiomi hanno complicato la vita da studenti. Quando andava bene si trattava di applicare tecniche e algoritmi risolutivi fini a se stessi. Ma l’autore, professore ordinario di Geometria all’Università di Trento, con questo testo snello e gradevole da leggere riesce ad avvicinare alle formule matematiche anche il meno matematico dei lettori. Utilizza un linguaggio niente affatto accademico e una narrazione che conduce per mano a scoprire come la matematica sia una quotidiana compagna di vita.
Archimede fa parte della nostra storia non solo scolastica. Basti pensare a quella copertina di Topolino che negli anni 80 del secolo scorso la Disney italiana ideò per Archimede Pitagorico. Quel Papero milionario che soffia le bolle di sapone a forma di …cubo! E’ un emblema anche per quanti non si sono mai occupati di matematica teorica. Precisiamo che Archimede vive nella Magna Grecia, Siracusa, 200 anni a.c. e può essere definito pitagorico perché riprende alcuni teoremi e postulati di Pitagora che lo precede di più di 2 secoli e opera sempre nella Magna Grecia, in Calabria.
Nel lungo assedio di Siracusa i romani intuiscono l’importanza di questo gioiello di città. La sua conquista è fondamentale per Roma a quanto riporta lo storico Valerio Massimo vissuto intorno all’anno zero: “Marcello espugnata Siracusa, affascinato dal genio di Archimede dispose pubblicamente che ne fosse risparmiata la vita”.  Ma un solerte soldato uccise Archimede che si era schierato con Cartagine. Marcello entra a Siracusa conquistata e piange nel contempo di gioia e di dolore.
Archimede è quindi stimato dai Romani perché intuiscono che la sua matematica non è pura speculazione ma un metodo per costruire macchine da guerra e non solo! Cicerone, questore a Siracusa negli anni 60 a.C., scopre la tomba di Archimede semi nascosta dagli arbusti, traduce la scritta in greco riportata sul basamento che ne accerta l’autenticità. I solidi geometrici scolpiti nella colonna sono una sfera inscritta in un cilindro con lo stesso raggio. Archimede stesso aveva chiesto di avere sulla sua tomba tali figure geometriche. Sono i due solidi che gli permettono, avvalendosi del principio di esaustione, di enunciare l’elegante formula che troviamo nella copertina del libro. Va sottolineato che il principio di esaustione è la base del calcolo integrale.
Ma quanto influenzano la storia della civiltà umana i matematici greco ellenisti, Eratostene, Pitagora, Euclide, Talete, per citarne solo alcuni? Si può rispondere provocatoriamente in modo infinito, visto che le formule di Gauss e di Einstein hanno l’intrinseca eleganza di quel 4πr2 e nel contempo l’essenza fisico-matematica. L’autore con questo agile e piacevole testo contribuisce ad aumentare la consapevolezza che la misura e la matematica sono connaturate all’arte. Nel 2019 l’autore ha pubblicato, nella stessa collana i testi “La forma delle cose” e “L’alfabeto della geometria”.

Alberta Vittadello