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Possibili soluzioni nella lotta contro drosophila suzukii

La Drosophila suzukii (Matsumura) (Diptera: Drosophilidae) è un moscerino arrivato da noi nel 2009 dal sud est asiatico e sta provocando danni ingenti alle coltivazioni di piccoli frutti. La fondazione Edmund Mach in collaborazione con l’Oregon State University, Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari e l’Università di Pisa sta effettuando, dal 2012, degli studiche sono stati oggetto di due pubblicazioni. Sul J. Econ. Entomol. è stato pubblicato lo studio sulla condizione di fichi e more come ospitanti della Drosophila suzukii e su Entomologia è stato pubblicato lo studio sulla Pachycrepoideus Vindemiae (Rondani) (Hymenoptera: Pteromalidae)come parassita naturale di Drosophila suzukii.
Nel primo articolo sono evidenziati gli studi effettuati per identificare le specie coltivate maggiormente attaccate da Drosophila suzukii visto che apparentemente attacca una vasta gamma di frutti a diversi stadi di maturazione (immaturi, maturi, guasti o anche danneggiati). Lo studio si è concentrato sulle more (Morus spp) e sui fichi (Ficus spp) come specie ospitanti. La scelta è stata dettata dall’ambiguità esistente riguardo il loro ruolo verso detto parassita.
La ricerca si è concentrata sui richiami olfattivi provenienti da questi frutti, in caso di infestazione in atto da moscerini e mosche e in assenza di infestazione. La presenza di insetti, infatti, altera gli odori della pianta e di conseguenza anche la risposta delle femmine di Drosophila suzukii viene modificata. La femmina risulta maggiormente attratta quando altri insetti sono presenti. Ulteriori studi sono necessari per verificare l'eventuale fedeltà a questo habitat e quindi come utilizzare tale comportamento nella gestione della lotta integrata. Si sta valutando, infatti, la possibilità di utilizzare tale habitat come una “trappola” e salvaguardare di conseguenza le altre piante dall’attacco di D. suzukii.

Su “Entomologia” è stato pubblicato un articolo sui risultati ottenuti usando Pachycrepoideus vindemiae (Rondani) (Hymenoptera: Pteromalidae) come parassitoide di Drosophila suzukii.
Da maggio ad ottobre 2012 nella provincia di Trento e in Oregon, area Nord Ovest del Pacifico (USA) sono state effettuati test sul campo e in laboratorio per verificare l’esistenza di un agente biologico di controllo. In ambienti abitualmente infestati da Drosophila suzukii, sono state inserite delle trappole sentinella, ovvero trappole contenenti diversi substrati infestati da larve di Drosophila suzukii e di Drosophila melanogaster Meigen (Diptera: Drosophilidae), detto moscerino dell’aceto,come controllo. Il parassitoide generico Pachycrepoideus vindemiae(Rondani) (Hymenoptera: Pteromalidae) è stato ritrovato in entrambe le larve. Il parassitoide altro non è che una piccola vespa che depone le uova nella pupa dell’ospite e si sviluppa a sue spese uccidendola. Questo è stato il primo esempio di parassita della Drosophila suzukii in Europa. I test svolti in laboratorio hanno confermato la capacità del P. vindemiae di attaccare le larve di Drosophila suzukii. Lo studio evidenzia i limiti di P. vindemiae: predilige ambienti non fortemente esposti a trattamenti chimici e non è selettiva nella selezione della pupa ospitante. Tuttavia, sono stati isolati altri parassitoidi che quest’anno stanno dimostrando un adattamento alle nuove condizioni con conseguente attacco delle pupe di D. suzukii.

Per saperne di più:
J Econ Entomol. 2013 Aug;106(4):1932-7
Entomologia (Abstract: "First field records of Pachycrepoideus vindemiae as a parasitoid of Drosophila suzukii in European and Oregon small fruit production areas")

Fondazione Edmund Mach
Envirochange
Indicazioni del Canton Ticino 

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Impiego della tecnologia EM™ per la bonifica di suoli inquinati

La bonifica dei suoli inquinati rappresenta un problema grave e di difficile soluzione quando l’area interessata è vasta. I metodi di decontaminazione finora noti si rifanno agli studi pubblicati da L. E. Johnston (Environmental Health Perspectives), ma sono spesso difficilmente applicabili su grandi aree e in larga scala. Per questo motivo diversi siti, identificati come contaminati e da bonificare, aspettano da anni una soluzione.

L’ing. Mario Franceschetti e i proff. Luciano Forlani e Carla Boga dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna (Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari”) stanno testando la possibilità di abbattimento ‘in vitro’ di inquinanti organici, inclusi i PCB, attraverso l’impiego di microorganismi efficaci EM™.
La tecnologia EM™ consiste in una miscela di ceppi di microorganismi messa a punto dal Dr Higa dell’Università di Ryukyus (Okinawa, Giappone). Tale tecnologia si è dimostrata molto efficace in diverse applicazioni, tra cui il trattamento di rifiuti e di acque reflue (vedere gli articoli “EM treatments of odor, wastewater, and environmental problems” e “Prospects of effective microorganisms technology in wastes treatment in Egypt”).
Qualora il progetto portasse a risultati positivi, la sperimentazione proseguirebbe su substrati reali. In particolare, l’applicazione dovrebbe avvenire nell’area dell’azienda “Caffaro” nel bresciano. Tale zona è tra i siti censiti in attesa di bonifica perché contenenti una quantità elevata di PCB (PoliCloroBifenili).
I PCB sono considerati nocivi per l’ambiente ma anche per l’essere umano in quanto si accumulano nei lipidi degli organismi viventi, entrano nella catena alimentare e possono delocalizzarsi anche in aree lontane dal sito contaminato.
Il sito Caffaro (BS) è stato certificato come pericoloso per l’uomo e per l’ambiente come evidenziato nel rapporto dell’ISDE (International Society of Doctors for the Environment – Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia.
La qualità del terreno è tale da renderne impossibile l’impiego per la produzione agricola, e la contaminazione si sta estendendo oltre i confini della zona da bonificare danneggiando anche terreni dei comuni limitrofi. L’architetta Rossana Bettinelli di Italia Nostra in una lettera al Ministro dell’Ambiente Orlando, evidenzia come l’inquinamento si stia estendendo con l’acqua di irrigazione e come la qualità delle falde possa peggiorare ulteriormente. L’intervento di bonifica risulta urgente e Italia Nostra suggerisce l’uso della tecnologia EM™ a titolo di sperimentazione.

La tecnologia EM™ è ampiamente impiegata in 160 nazionicome alternativa naturale all’utilizzo dei pesticidi in agricoltura,ma è ancora poco conosciuta in Italia. Proprio per divulgare la conoscenza su questa tecnologia, a giugno scorso si è tenuto un convegno presso il Castello Bourbon del Monte, in comune di Monte Santa Maria Tiberina, su “Prevenzione, Ambiente e Salute, Tecnologie dalla natura per la natura”, organizzato dal Comune altotiberino e dall’ATESU (Associazione per la Tutela degli Ecosistemi e della Salute Umana) di Gubbio. L’iniziativa fa parte del progetto “Tutela Ambientale, Economia e Sviluppo”, che si propone di approfondire lo studio dei microrganismi e la loro applicazione nei diversi settori dell’attività umana.
A fine luglio il Ministro per l’Ambiente Andrea Orlando in un incontro a Brescia ha affrontato le problematiche legate all’inquinamento del sito “Caffaro” e al suo trattamento. Si prevede a breve uno sblocco della situazione con inizio della bonifica.

Per saperne di più: vedi Allegati e:
Prospects of effective microorganisms technology in wastes treatment in Egypt

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Mosca olearia nell’Alto Garda, olivicoltori in allerta. Quali interventi

Il parassita Bactrocera oleae, la mosca dell'olivo, dittero brachicero che presenta adulti di circa cinque millimetri e larve di sei-sette, può riprodursi fino a sei volte in un anno e nelle annate in cui le condizioni climatiche sono favorevoli al suo sviluppo, il pericolo di danni aumenta esponenzialmente. Le femmine depongono le uova sotto la buccia del frutto quando questo ha raggiunto la dimensione di circa 7-8 millimetri; dall’uovo nasce una larva che danneggia la polpa a livello quantitativo e qualitativo, l’olio che si ricava da olive infestate può presentare alti livelli di perossidi e un'acidità superiore.

ll Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Mach ha rilevato che dalla seconda settimana di settembre l’insetto era presente in oltre il 50% delle trappole di monitoraggio posizionate a luglio sul territorio del Garda. La distribuzione delle trappole è una delle fasi del progetto di cattura massale, gestito quest’anno dall’AIPO, di cui si possono conoscere tutte le fasi nel documento di IASMA e sul sito della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano.

Le trappole sono costituite da sacchetti di carta speciale delle dimensioni di 15 x 20 cm contenenti 70 gr di bicarbonato di ammonio, sostanza attrattiva di tipo “alimentare”. La superficie esterna del sacchetto è impregnata a secco con una soluzione concentrata di Deltametrina (15 mg), un insetticida che ha la funzione di devitalizzare le mosche che si appoggiano sul sacchetto. La trappola è completata da una capsula che emana un attrattivo sessuale che attira soprattutto i maschi, ma anche le femmine della mosca. Metà delle trappole va disposta durante la fase fenologica che corrisponde all’indurimento del nocciolo, ovvero nella prima metà di luglio, l’altra metà dopo un mese.

In questa maniera, tenuto conto che ogni trappola è attiva per circa 60-70 giorni, si avrà una copertura di circa tre mesi sulle tre possibili generazioni di luglio, settembre e ottobre, con una maggiore efficienza concentrata nel mese di settembre, periodo più a rischio nella zona considerata.
Ad ogni olivicoltore viene assegnata una trappola ogni 70-100 mq di oliveto; nelle aree più a rischio viene assegnata un trappola ogni due olivi.
La fase di monitoraggio è fondamentale prima di procedere a eventuali trattamenti. Al monitoraggio degli adulti deve affiancarsi anche quello delle perforazioni delle drupe, per individuare in modo preciso il momento ottimale per il trattamento insetticida. Lasoglia d'interventoè generalmente fissata al raggiungimento del 10% delle olive con segni di penetrazione. Per le cultivar da mensa la soglia scende al 5%.

L’obbiettivo del monitoraggio e della cattura massiva è ottenere un prodotto esente da mosca limitando l’uso di pesticidi. Quest’anno, la situazione climatologica ha favorito lo sviluppo del parassita con la conseguente necessità di effettuare trattamenti con pesticidi. Tra i formulati di sintesi sono a disposizione esteri fosforici e preparati a base di dimetoato e piretroidi. Per coloro che attuano la lotta biologica, i disciplinari sono molto nutriti, e utilizzanoalcuni nemici naturali della Mosca: per esempio alcuni imenotteri icneumonoidi, come Opius concolor, e altri calcidoidei come Pnigalio mediterraneus, Eupelmus urozonus, Eurytoma martellii eCyrtoptyx latipes, oltre a predatori delle uova di Bractocera, il ditteroLasioptera berlesiana, e, fra gli insetticidi naturali, Beauveria bassiana, un fungo patogenoper gli insetti che pare abbia un'azione "dissuasiva" all'ovideposizione. Il mercato offre ancheesche proteiche attivate o meno con sostanze insetticide. Esistono, inoltre, trappole che catturano fisicamente gli adulti, attraendoli con proteine idrolizzate. Per controllare le patologie fungine, comunemente, viene usato il rame; dati recenti sembrano indicare una certa azione repellente del rame per le femmine di mosca; causa probabile è l’abbattimento da parte del rame delle popolazioni di alcunibatteri simbionti delle larvedi mosca. Sul mercato si trova anche un’esca biologica a base di caolino che svolge un’azione fisica di copertura/protezione della drupa. 

Per saperne di più:

www.fmach.it/ Difesa-dalla-mosca-olearia

www.ncbi.nlm.nih.gov/ (abstract di uno studio dell’Università di Cordova, Spagna)

olive_fruit_fly.htm