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Il 22 ottobre 2013 a Parigi, nella sede dell’INRA, si è celebrato il terzo anniversario dell’Iniziativa Comune Programmatica su Agricoltura, Sicurezza Alimentare e Cambiamento Climatico (FACCE-JPI). In tale sede è stato anche lanciato il primo programma biennale 2014-2015 proprio per far fronte alle nuove sfide, quali adattamento climatico, volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli, penuria di scorte alimentari e aumento dei gas ad effetto serra. Vista la multidisciplinarità dei problemi da affrontare, il programma mira a correlare maggiormente la ricerca con le pratiche agricole utilizzando progetti multi-attore, che coinvolgono cioè tutte le parti interessate (ricercatori, agricoltori, consulenti, imprese …) fin dall’inizio dei progetti. Inoltre per ogni singolo progetto si cerca di partire dal basso, ovvero dalle richieste dell’utente finale. Lo scopo è quello di trovare, attraverso un approccio integrato e multidisciplinare, delle soluzioni realizzabili per ottenere un’agricoltura sostenibile.
Il mandato ufficiale del programma FACCE-JPI tocca 5 punti chiave:
Tra gennaio e marzo 2014 l’inizio dei primi progetti internazionali appartenenti al piano biennale 2014-2015: prevedono il coinvolgimento di diversi partner e stati. I temi trattati sono i seguenti:
Tra le attività previste per il 2014 c’è l’avvio di un “Centro di Conoscenze” (Knowledge Hub) e di una “Rete di Conoscenze” (Knowledge Network).
Il primo Centro serve per la diffusione delle conoscenze in ambito epidemiologico alla luce dei cambiamenti climatici, focalizzato soprattutto su parassiti e malattie emergenti. L’intenzione è quella di fortificare le infrastrutture esistenti e di sviluppare ricerche partecipative e nuovi modelli epidemiologici.
La seconda è invece uno strumento da creare ex novo. È simile al Centro di Conoscenza, ma prevede la partecipazione di società consortili di ricerca che si concentrano sullo sviluppo di soluzioni per un’intensificazione della sostenibilità di agricoltura e allevamenti.
Durante il 2014 saranno organizzati due workshop, il primo si terrà a Madrid il 21 maggio prossimo su “Salute e malattie negli animali da allevamento e mitigazione dei gas ad effetto serra”, e un secondo in data ancora da definirsi su “Implicazioni del cambiamento climatico e della variabilità del clima sulla sicurezza alimentare”.
Per saperne di più:
FACCE-JPI
Workshop di Madrid
È stata messa a punto dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) la procedura sistematica per l’identificazione dei rischi chimici nel cibo e nella catena alimentare. Lo studio, pubblicato il 18 dicembre 2013 sul sito dell’EFSA, analizza gli eventuali impatti diretti e indiretti sulla salute, principalmente degli esseri umani, ma anche di animali e di piante. Questa procedura è nata per rispondere al mandato intrinseco dell’EFSA come esplicitato nel Regolamento n. 178/2002/CE.
La procedura messa a punto prende in considerazione tutti i tipi di rischi possibili e li suddivide in tre categorie:
L’analisi delle sorgenti è fondamentale, in quanto le conoscenze ad esse correlate variano moltissimo. Infatti i prodotti industriali tossico-nocivi sono noti nei dettagli perché esiste l’obbligo di inserirli in appositi registri dove sono messe in evidenza tutte le loro caratteristiche. Le sostanze naturali o industriali ma non intenzionali possono essere poco note, ma è comunque necessario prevederne la tossicità.
Il modello comincia con la semplice integrazione dei dati sulla sorgente del rischio con i dati relativi alle sostanze chimiche incriminate, quali i comportamenti ambientali e la tossicità potenziale. Qualora non ci siano dati precisi, questi ultimi possono essere simulati in base alla struttura e alle proprietà chimico-fisiche della sostanza stessa.
La procedura continua con una serie di passaggi successivi atti a meglio identificare il problema e le sue potenzialità tossico-nocive, tipo: quantità di inquinante, provenienza, persistenza nell’ambiente, capacità di bioaccumulo, usi dispersivi, tossicità e comparto ambientale interessato (acqua, suolo e biota).
Per meglio determinare la presenza di una reale pericolosità per la salute umana, la procedura procede in modo molto articolato, prevedendo delle immissioni di dati a multistadio dove ogni risposta risulta essere il punto di partenza per il passaggio successivo. A seconda delle esigenze i dati possono essere inseriti in modo preciso oppure dando dei criteri di selezione. Nel primo caso si ottiene un risultato preciso applicabile al caso in esame, mentre nel secondo si ottengono previsioni su diversi possibili scenari.
I modelli computazionali impiegati per le previsioni sono strumenti in silico; questi modelli sono utilissimi per prevedere il destino ambientale della sostanza in esame. Le previsioni vengono quindi integrate con i dati presenti nelle banche dati delle sostanze potenzialmente dannose: eChem Portal e QSAR Toolbox.
La capacità di basarsi su modelli computazionali in silico permette al sistema si essere applicato anche su sostanze di cui si hanno scarse informazioni. I modelli utilizzati, infatti, sono in grado di prevedere, entro un certo limite, la tossicità e il destino ambientale di sostanze anche scarsamente note. Questa caratteristica rende possibile il prevedere stati di allerta potenziali e quindi consentire agli enti preposti di prendere provvedimenti adeguati.
Questa procedura ha comunque bisogno di essere affinata e testata sul campo, possibilmente in un progetto pilota prima di poter essere impiegata su vasta scala. L’utilizzo del database, infatti, è ancora complesso per poter essere di massa.
Per saperne di più:
EFSA
eChem Portal
QSAR Toolbox