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A Lusia gioco di squadra e crescita economica

A Lusia (RO) si sta assistendo ad una riorganizzazione aziendale che va ben oltre la singola azienda, in quanto coinvolge diverse realtà collegate al mondo agricolo.
Il paese è tra i più grandi produttori di insalata e ortaggi di tutta Italia e le aziende giocano in squadra guadagnando in popolarità e ritorni economici.

Gli imprenditori locali stanno sfruttando con profitto i mezzi messi a disposizione dalle realtà e istituzioni locali, primo fra tutti il Consorzio per lo Sviluppo del Polesine (ConSviPo) che dispone di fondi destinati soprattutto ad attività riconducibili al progetto di iniziativa comunitaria App4Inno, creato proprio per promuovere nuovi approcci e strumenti per il rafforzamento della competitività del settore primario. Sul territorio è presente anche l’istituto di credito Bancadria che concede finanziamenti a tassi vantaggiosi alle aziende che fanno propria la cultura e la tutela dell’ambiente. Infine c’è l’associazione no profit World Biodiversity Association (WBA), associazione che ha l’obiettivo di censire la biodiversità in Italia e nel mondo nonchè di tutelarla attraverso azioni di educazione e formazione. Quest’associazione ha messo a punto il disciplinare “Biodiversity Friend” che consente di valutare la conservazione della biodiversità in agricoltura. Ed è proprio di Lusia la prima azienda agricola in tutta Europa ad essere certificata “Biodiversity Friend”.

A Lusia, uno dei progetti innovativi che mira ad avvicinare il consumatore alla campagna, è denominato ’“Ortodidattico, il profumo della freschezza”. Ortodidattico vuole far riscoprire al consumatore la bontà e il gusto di frutta e verdura fresche, far riavvicinare il cittadino alla natura e al proprio territorio nonché di fargli riconoscere quando un ortaggio è fresco e quale sia il suo miglior impiego in cucina.
L’Ortodidattico è un’azienda agricola di due ettari di terreno, impiantati e seminati con varietà di ortaggi locali, con alberi e arbusti appartenenti a 40 diverse varietà, studiati per essere ognuno ricettacolo di qualche insetto utile. A disposizione del visitatore c’è inoltre un percorso olfattivo composto da un centinaio di essenze aromatiche.
La coltivazione orticola è di tipo biologico e fa uso della biodiversità ambientale per la cura e la sanità dei prodotti.
Un altro punto fondamentale per l’Ortodidattico è la salvaguardia dell’ambiente, ivi compresa la biodiversità che viene periodicamente monitorata.
Per la lavorazione del terreno si usano macchinari appositamente modificati per adattarli alle esigenze dell’Ortodidattico. Questi macchinari non sono disponibili direttamente sul mercato, di conseguenza è una cooperativa locale (Coop. Comagri) che modifica le attrezzature commerciali per renderle idonee. In particolare, la Coop. Comagri ha modificato una zappatrice meccanica in grado di togliere le erbacce senza diserbo così da essere impiegata efficacemente nella piccola orticoltura.
I visitatori possono raccogliere liberamente le verdure tutti i giorni, anche i festivi, e possono partecipare ai lavori nei campi. C’è sempre qualcuno che può dare consigli sulla raccolta, coltivazione o cottura dei prodotti agricoli. Il prezzo della verdura raccolta viene lasciato alla decisione e al buon senso del visitatore-compratore.
Collegato alle attività orticole locali, a Lusia,è presente un ristorante che propone piatti vegetariani originali impiegando tutte verdure a km 0.

Le idee non finiscono qui. Si parla già di scuola di cucina vegetariana e attività verdi per studenti.

Per saperne di più:

Argav
Coop. COMAGRI
Consorzio per lo Sviluppo nel Polesine
App4Inno
Trattoria al ponte di Lusia
World Biodiversity Association

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Il vino in casa invecchia quattro volte più rapidamente

L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione finanzia il progetto QUALIFU sulla Qualità Alimentare e Funzionale.

Il progetto punta a far convergere competenze scientifiche operanti in settori diversi, con lo scopo di contribuire a conoscere più approfonditamente i prodotti nazionali e ricondurre la dieta quotidiana a un sistema di valori qualitativi e salutistici in grado di compensare gli squilibri derivanti da uno stile di vita troppo spesso scorretto.
Il progetto è organizzato in 4 sottoprogetti, interconnessi tra loro, che coprono le seguenti aree.

  •  Area Alimenti: componenti naturali degli alimenti: molecole nutrienti, funzionali, intelligenti.
  • Area Nutrizione: sviluppo e applicazione di un indice multifattoriale, Impronta Digitale Funzionale (IDF) caratterizzante le proprietà antiossidanti e nutrizionali di alimenti italiani di origine vegetale.
  • Area Nutrizione: alimenti funzionali per l’età avanzata, ottimizzazione e valorizzazione dei prodotti italiani in grado di migliorare la qualità della vita delle persone anziane.
  • Area Scienze Applicate/Alimenti: Sistema Informativo sui Prodotti Agroalimentari Italiani, Tabelle di Composizione degli Alimenti.

La Fondazione Edmuch Mach partecipa a questo progetto e, a primavera scorsa, ha pubblicato sulla rivista Metabolomics i risultati della ricerca dal titolo “L’influenza della conservazione sull’età chimica dei vini rossi”.
La conservazione è un punto fondamentale per assicurare la qualità, la bontà nutrizionale e la sicurezza di ogni prodotto alimentare. Il vino è certamente un alimento che viene conservato anche a lungo dopo l’imbottigliamento e pertanto subisce una trasformazione nella sua composizione. L’invecchiamento del vino a condizioni ottimali di temperatura e umidità porta ad un miglioramento dello stesso, ma uno stoccaggio prolungato in condizioni non idonee può comportare un’alterazione negativa.

Nella ricerca pubblicata vengono descritti i meccanismi che determinano i cambiamenti qualitativi del vino, durante la conservazione, a seconda dell’ambiente dove viene conservato. Lo studio ha messo in luce l’esistenza di reazioni inaspettate e la formazione di nuovi composti e spiega così anche perché il vino si conserva meglio in cantina che in casa.
La ricerca dimostra che nella tipica conservazione domestica l’età chimica del vino accelera di ben quattro volte: molte decine di composti cambiano concentrazione partecipando a reazioni indotte dalla temperatura. In particolare la conservazione domestica induce la formazione di composti, mai osservati prima, che nascono dall’unione tra i tannini e l’anidride solforosa e una classe di pigmenti del vino, denominata “pinotine”, che fa evolvere il colore del vino verso toni più aranciati, aumentandone, appunto, l’età chimica.
Un altro dato interessante emerso dalla ricerca è che, per quanto riguarda i composti di valenza salutistica, svariati composti diminuiscono maggiormente la loro concentrazione nelle bottiglie conservate in casa. Tra questi composti spiccano la vitamina B5 e gli antociani (ossia i pigmenti rossi estratti dall’uva), che in due anni sono diminuiti nell’ordine del 30 per cento in cantina e dell’80 per cento in ambiente domestico.

La ricerca ha coperto un periodo di due anni e ha coinvolto 400 bottiglie di Sangiovese, vino tipicamente da invecchiamento, conservato in vetro scuro con tappo di sughero naturale. Duecento bottiglie sono state collocate nella cantina aziendale della Fondazione Mach, ad una temperatura costante tra i 15 e i 17 gradi e con umidità del 70 per cento; le altre duecento sono state collocate in condizioni simulanti la conservazione domestica, al buio, con una temperatura oscillante, secondo le stagioni, tra 20 e 27 gradi. I vini sono stati campionati ogni sei mesi.
La ricerca si è svolta nei laboratori di metabolomica dotati di strumenti che consentono di misurare contemporaneamente l’evoluzione di circa un migliaio di composti presenti nel vino, e si è avvalsa della collaborazione delle cantine (sperimentale e aziendale) della Fondazione Mach.

Per saperne di più:

Fondazione E. Mach
Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
UTAGRI
AIOL
Metabolomics

03_04plantLibra_project

Ricerca sui reali benefici dei prodotti da erboristeria

Il progetto PlantLIBRA finanziato all’interno del 7° programma quadro dell’Unione Europea mira ad analizzare e studiare i complementi alimentari di derivazione vegetale. L’acronimo stesso del nome del progetto PlantLIBRA (Plant Levels of Intake, Benefit and Risk Assessment) mette in chiaro gli obiettivi del progetto che punta non solo ad aumentare la conoscenza scientifica nel settore, ma anche a divulgare le conoscenze acquisite e migliorare la cooperazione internazionale nel settore dove manca, infatti, una documentazione scientifica attendibile.

Viene periodicamente pubblicata una newsletter con l’aggiornamento dei risultati; non sempre i dati scientifici del Progetto supportano quelli della divulgazione non scientifica. Si riportano qui due casi pubblicati, relativi alla capacità dei polifenoli di inibire la manifestazione del diabete di tipo II e la capacità dei semi di lino di contrastare i sintomi della menopausa.

Gli studi effettuati sugli alimenti ricchi in polifenoli, quali caffè, the e diversi integratori alimentari vegetali (PFS – Plant Food Supplements) dimostrano che tali alimenti sono effettivamente in grado di ridurre lo sviluppo di malattie correlate al diabete di tipo II. I polifenoli sarebbero in grado di ridurre lo sviluppo del diabete grazie all’azione sul metabolismo del glucosio perché intervengono sulla digestione o sul trasporto del glucosio stesso.
Il glucosio è il principale prodotto della digestione in una dieta a base di amido e disaccaridi, quali saccarosio, maltosio e lattosio. Grazie alla sua idrofilicità, il glucosio non può attraversare le membrane biologiche, di conseguenza si muove nel corpo tra i vari tessuti utilizzando dei trasportatori. Il glucosio una volta assorbito dall’intestino, entra nel sangue e di qui nelle cellule; la conseguente fosforilazione del glucosio provoca la secrezione di insulina che, stimolando l’assorbimento di glucosio in altri tessuti, riporta la concentrazione di glucosio nel sangue a livello base entro 1-3 ore.

I polifenoli si inseriscono in questo meccanismo con un chiaro effetto positivo sul controllo della glicemia, minimizzando la possibilità di sviluppo di malattie quali il diabete di tipo II .

I polifenoli sono presenti in quasi tutti i cibi contenenti derivati vegetali, inclusa frutta, verdura, cacao, caffè, tè, succhi e in quasi tutti i cibi contenenti parti o estratti vegetali, compresi i PFS.
Gli integratori alimentari che maggiormente risultano efficaci contengono almeno uno dei seguenti estratti: Ginseng americano, Coccina indica, Ipomoea batatas, Silybum marianum e Trigonella foenum-graecum.

Gli studi effettuati sui semi di lino invece non hanno evidenziato nessuna capacità reale nel diminuire i sintomi della menopausa. Il giudizio dei ricercatori non lascia spazio a dubbi in quanto non sono stati rilevati miglioramenti oggettivi per nessun tipo dei tre sintomi per i quali si dice i semi di lino abbiano effetto in menopausa, quali: diminuzione dell’intensità delle vampate, miglioramento della densità ossea e rimodellamento osseo. L’unico dato oggettivo riguarda un debole effetto sulla capacità di circolazione degli ormoni sessuali.
Esistono ovviamente casi isolati che riportano un miglioramento, ma data la loro non riproducibilità non possono essere considerati sufficientemente validi per attestare l’effettiva capacità terapeutica dei semi di lino in questo frangente.

Per saperne di più:

PlantLIBRA
PublMed