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L’appello dell’Europa alle PMI per una agricoltura più sostenibile

SmartAgriFood e ICT-Agri sono due Istituzioni europee nate con lo scopo di incentivare l’impiego di tecnologi informatici in agricoltura, la prima, e di riunire le ricerche nel settore dell’agricoltura sostenibile per poter fornire un indirizzo unico e valido per tutti gli agricoltori europei, la seconda.

SmartAgriFood e ICT-Agri hanno pubblicato due bandi che offrono nuove e interessanti opportunità agli imprenditori, inclusi quelli agricoli, che  nella tecnologia e nel web vedono un futuro per un’agricoltura sostenibile.
I bandi sono relativi a: 

  • il finanziamento di progetti innovativi riguardanti la informatizzazione del settore agricolo;
  • la richiesta di esperti nel settore agricolo, informatico e/o gestionale. 

 

Col primo bando SmartAgriFood finanzia imprenditori, che operano nel web o nelle PMI, che propongano applicazioni tecnologiche nuove o innovative da poter applicare all’agricoltura. Le applicazioni proposte devono impiegare la tecnologia FIWARE e devono essere diffuse tramite la piattaforma FIspace.

I progetti debbono riguardare  almeno uno dei seguenti argomenti:

  • terreni arabili: colture annuali estensive in campo aperto;
  • orticoltura: produzione di fiori (orchidee incluse), frutta e verdura in ambiente protetto o, su piccola scala, colture simili in campo aperto;
  • allevamenti: allevamenti all’aperto, in stalle o in sistemi misti.

I progetti devono fornire soluzioni intelligenti per operazioni specifiche relative ad azioni manuali o di gestione. Possono proporre anche soluzioni completamente innovative su come migliorare soluzioni già esistenti, ma in entrambi i casi devono prevedere l’uso di una piattaforma internet.
I fondi a disposizione ammontano a 4 milioni di euro.
La collaborazione tra SmartAgriFood e ICT-AGRI rende disponibili ulteriori 1.8 milioni di euro per pagare consulenze e servizi di supporto alle PMI premiate.

Le domande devono essere presentate entro il 15 novembre 2014.
Per maggiori dettagli
cliccare su Call for Services and Applications for Smart Agriculture.

Per quanto riguarda il secondo bando, SmartAgriFood e ICT-AGRI cercano esperti da inserire nel proprio roster che abbiano comprovata esperienza in almeno uno dei seguenti settori:

  • infrastrutture informatiche e tecnologia FIWARE;
  • impiego di tecnologie informatiche nel settore agroalimentare;
  • valutazione dei progetti con un ottica di applicazione commerciale.

Le domande debbono essere presentate entro il 31 ottobre 2014; la selezione avverrà nella prima metà del mese di novembre.
Il compito degli esperti sarà quello di valutare i progetti presentati all’interno del bando citato in precedenza (Call for Services & Applications for Smart Agriculture).
Ogni esperto dovrà valutare circa 5-10 progetti e ciascun progetto sarà valutato da tre esperti diversi per coprire le tre aree di progetto.
È richiesta una dichiarazione di assenza di conflitto di interesse con i progetti presentati.
Agli esperti verrà fornita una diaria di 450 euro/giorno.
Gli esperti selezionati verranno contattatati entro il 15.11.14.
Per maggiori informazioni cliccare su Call for smart agri-food expert.

Per saperne di più:

ICT-Agri
SmartAgriFood
FIWARE
FIspace
Register as evaluation expert

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Nuovi microrganismi del suolo contro i gas serra

I ricercatori dell’INRA (Insitute National de la Recherche Agronomique – Istituto Nazionale Francese per la Ricerca in Agricoltura) di Digione hanno pubblicato questo settembre, sulla rivista Nature Climate Change, i risultati di una loro ricerca svoltasi in collaborazione con omologhi svedesi e irlandesi, sulla diversa capacità dei suoli a ridurre l’ossido nitroso (N2O) trasformandolo in azoto atmosferico (N2).

L’ossido nitroso (N2O) è uno dei principali gas ad effetto serra insieme con il biossido di carbonio (CO2) e il metano (CH4), inoltre è uno dei responsabili della distruzione dello strato di ozono. L’ecosistema terrestre contribuisce per circa il 70% alle emissioni di N2O di cui almeno il 45% sono collegabili ai prodotti azotati impiegati nel comparto agricolo (fertilizzanti, reflui di allevamento, letame, residui di colture…).
Per poter riuscire a diminuire le emissioni di N2O e quindi  arrivare ad un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, è importante capire non solo il processo implicato nella produzione di questo gas, ma anche della sua eliminazione.
I ricercatori dell’INRA, in collaborazione con i colleghi svedesi e irlandesi, hanno analizzato 47 tipi diversi di suoli prelevati in tutta Europa e hanno potuto verificare le disparità esistenti tra i vari suoli relativamente alla capacità di assorbire ed eliminare N2O.
Contrariamente a quanto avvenuto per altri gas ad effetto serra, quali il biossido di carbonio o il metano, la capacità dei suoli di intrappolare e eliminare l’N2O è stata, fino ad oggi, molto poco studiata.
Gli studi svolti hanno messo in evidenza che la variabilità del suolo nella capacità di assorbire N2O è collegabile alla presenza di un gruppo di microrganismi scoperti e identificati solo nel 2013 proprio da questo stesso gruppo di ricercatori. Al momento della scoperta però non si era capito il ruolo di questi microrganismi nell’intrappolamento di N2O, messo invece in dovuta evidenza in quest’ultimo studio.
La ricerca ha messo in risalto come la diversità e l’abbondanza di questi nuovi microrganismi siano di fondamentale importanza per la capacità del suolo di ridurre l’ N2O, trasformandolo in azoto atmosferico (N2), gas inerte che rappresenta circa i 4/5 dell’aria che respiriamo e che non ha nessun impatto sull’ambiente.

I ricercatori hanno  analizzato i suoli e hanno evidenziato quali siano le proprietà chimo-fisiche caratteristiche dei suoli favorevoli allo sviluppo di questi microrganismi.
Grazie a un approccio di tipo meta-genomico comprendente l’analisi di alcune centinaia di migliaia di sequenze di DNA, hanno inoltre identificato diversi gruppi di microrganismi capaci di venire impiegati come bioindicatori relativamente alla capacità dei suoli europei a trasformare l’ N2O in N2.

L’insieme di questi risultati sottolineano l’importanza della biodiversità dei microrganismi del suolo per il funzionamento del suolo stesso e dei relativi servizi ambientali.
La ricerca ora continua per identificare quali pratiche agricole possano stimolare la crescita di questo gruppo di microrganismi consumatori di N2O per auspicare una futura produzione agricola durevole e sostenibile.

Questa ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto europeo EcoFINDERS con il sostegno della Regione della Borgogna e dell’Ambasciata di Francia in Irlanda.

Per saperne di più:
INRA
Nature Climate Change
Progetto EcoFINDERS

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Lieviti inattivi preservano l’aroma del vino novello

Ricercatori dell’Università di Madrid hanno scientificamente provato che l’impiego di preparazioni di lieviti inattivi ricchi in glutatione possono preservare l’aroma dei vini giovani durante lo stoccaggio. Questa tecnica, già in uso anche in assenza di una base scientifica, si presenta come un’alternativa eco-sostenibile rispetto al più tradizionale impiego di solfiti.

L’aroma fresco, fruttato e floreale dei vini novelli (bianco e rosé) può sparire velocemente durante lo stoccaggio a causa del processo di ossidazione. Oltre all’aroma, alle volte, il colore stesso subisce delle variazioni a causa della formazione di polimeri di tonalità arancione e marrone. Inoltre, in taluni casi, questo stesso processo di ossidazione può portare alla produzione di altri aromi, tipici di vini invecchiati, pertanto assolutamente poco desiderabili in vini freschi e giovani.

Per minimizzare il problema è possibile aggiungere dei composti antiossidanti in grado di posticipare l’ossidazione e quindi il deterioramento aromatico del vino.
La pratica enologica più diffusa prevede l’aggiunta al vino di antiossidanti chimici quali i solfiti, tuttavia questo tipo di composti può causare diversi sgradevoli effetti collaterali in alcuni consumatori. Pertanto, i produttori di vino stanno cercando delle soluzioni alternative sostenibili ed efficaci.
L’impiego di lieviti inattivi di origine enologica è una pratica già diffusa tra alcuni produttori, ma fino ad ora era priva di un qualsiasi fondamento scientifico.

I lieviti inattivi sono lieviti non vitali privi di capacità fermentative. I lieviti impiegati per stabilizzare il vino sono di origine enologica, pertanto si presentano come un alternativa naturale e sostenibile all’aggiunta di additivi chimici.

La ricerca condotta dai ricercatori del CIAL e UPM è stata svolta in collaborazione con una cantina di Navarra (Spagna). In questo luogo i ricercatori hanno studiato l’effetto delle preparazioni di lievito inattivato ricche in glutatione nell’aroma del vino rosè della varietà Garnacha e, allo stesso tempo, hanno studiato lo stesso vino trattato con i metodi tradizionali.
Per riconoscere e valutare odori e sapori del vino, alla ricerca hanno partecipato anche 12 sommelier in veste di giudici. Questi giudici hanno testato i vini durante il periodo della ricerca ed hanno riassunto i loro giudizi in tabelle tali da poter essere poi rielaborate ed analizzate dai ricercatori.
I test erano di tipo triangolare e determinavano differenze sensoriali tra il vino trattato e quello di controllo durante il periodo di vita del vino (1, 2, 3 e 9 mesi). Da un punto di vista sensoriale, i vini hanno dimostrato avere le stesse caratteristiche fino al nono mese di stoccaggio.

Per la valutazione delle caratteristiche qualitative e quantitative, i giudici hanno condotto un’analisi sensoriale di tipo descrittivo dove hanno valutato l’intensità di alcune delle caratteristiche principali di questi vini: l’aroma (fragola, pesca, banana, floreale, lievito) e il sapore (acidità).

Dalla ricerca sono emersi i seguenti risultati: i vini a cui era stato aggiunto il lievito inattivo hanno dimostrato mantenere meglio l’aroma fruttato, soprattutto per fragola e banana, e, al tempo stesso, diminuire la percezione aromatica di tutti i processi collegabili all’ossidazione.

Da questo studio pertanto emerge chiaramente come l’impiego di lieviti inattivi ricchi in glutatione sia di fatto una valida alternativa all’impiego di solfiti nei vini novelli.

Per saperne di più:
Università Politecnica di Madrid

International Journal of Food Properties

Instituto de Investigación en Ciencias de la Alimentación (ES); (EN