Horizon 2020 per l’agricoltura

Il programma europeo Horizon 2020 ha attualmente aperto delle linee di finanziamento che possono interessare le PMI collegate all’agricoltura e alla trasformazione degli alimenti, le aziende agricole e gli Istituti di ricerca del settore agro-alimentare. Qui di seguito riportiamo solo alcuni bandi. Per la lista completa, si faccia riferimento al link posto in fondo all’articolo.

Il bando H2020-SFS-13-2015 per la sicurezza e sostenibilità alimentare, è rivolto con particolare attenzione alla biodiversità, che è considerata fondamentale per garantire la sostenibilità alimentare futura.
I progetti riguardano due tematiche:

  • isorse tradizionali per la biodiversità in agricoltura e nella catena alimentare;
  • gestione e uso sostenibile delle risorse genetiche.

I progetti interessati allo sviluppo del primo tema, la biodiversità, debbono descrivere misure trasferibili dalla ricerca alle dimostrazioni su campo, dalla diffusione della conoscenza allo sviluppo di schemi produttivi sostenibili in campo ambientale ed economico. I progetti devono avere una rilevanza socio-economica ed è gradita la presenza di un network tra Regioni. I progetti possono riguardare sia la zootecnia come l’agricoltura.
I progetti interessati allo sviluppo del secondo tema, la gestione e l’uso sostenibile delle risorse genetiche, dovrebbero sviluppare azioni per migliorare la biodiversità in-situ e ex-situ. In particolare dovrebbero aiutare l’acquisizione, conservazione, caratterizzazione e uso di ogni risorsa genetica negli allevamenti, in agricoltura e in silvicoltura. Sono gradite azioni che mirino ad armonizzare e migliorare le iniziative già esistenti.
Budget complessivo: 104.000.000€.
Data ultima per la presentazione delle domande:03/02/2015.

Il bando H2020-SFS-07b-2015 riguarda la contaminazione biologica delle colture sia in fase di coltivazione, sia nella catena alimentare. I progetti dovrebbero in particolare riguardare il rischio derivante dalle micotossine e quindi indicare metodi o procedure di tipo tecnico, organizzativo o gestionale idonei per diminuire il loro sviluppo in modo efficace in fase di pre/post raccolta.
Si incoraggia la collaborazione con Stati terzi.
Budget complessivo: 104.000.000€.
Data ultima per la presentazione delle domande: 03/02/2015.

Il bando ISIB-04b-2015 riguarda il miglioramento della gestione forestale. I progetti dovrebbero riguardare lo sviluppo di modelli e tecniche che migliorino diversi aspetti della silvicoltura, tra cui: numero di specie, distribuzione delle varie anzianità, tempi di rotazione e taglio, rese sostenibili e riforestazione.
Budget complessivo: 15.000.000€.
Data ultima per la presentazione delle domande: 03/02/2015.

Per saperne di più:
Horizon 2020

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Agricoltura urbana, benefici per la sostenibilità e il benessere

Al mondo esistono diverse proposte e progetti per lo sviluppo dell’agricoltura urbana. Tale sistema risulta importante nella visione di sviluppo sostenibile anche perché un prodotto, quello alimentare in questo caso, viene realizzato dove c’è maggiore domanda, ovvero nei centri urbani. Ovviamente, tali progetti non si fermano qui, ma mirano a ottenere più ampi e fondamentali benefici, come, ad esempio, la limitazione della carenza alimentare a livello mondiale, il riavvicinamento dell’uomo alla natura e la maggiore vivibilità delle città stesse.

Oggi nel mondo ci sono diversi progetti, attuati soprattutto a livello locale. Grandi innovazioni vengono dalla vicina Svizzera, mentre dall’Asia e dagli Stati Uniti arrivano progetti che sono alla base di alcune innovazioni possibili su larga scala.

Ecco alcuni progetti di agricoltura urbana già in funzione:

  • Urban Farmers a Basilea (Svizzera). Questo progetto è attivo dal 2012 e consiste nella realizzazione di una serra funzionante con un sistema acquaponico. La serra, costruita sul tetto della stazione merci di Dreispitz, è collegata ad un allevamento ittico. Le sostanze di scarto dell’ittocoltura servono per concimare le piante e le radici depurano l’acqua delle vasche. In questo modo il sistema risulta a ciclo chiuso. Il progetto è stato riprodotto a Berlino e Zurigo.
  • A Suwon (Corea del Sud) il professore Choi Kyu Hong ha realizzato una fattoria verticale urbana. Si tratta di uno stabile di tre piani con pannelli solari sul tetto per fornire l’energia necessaria al sistema. Questo orto non necessita di terreno, ma solo di energia.
     
  • A San Diego, Mark DeMitchell e Mike Tarzian hanno costruito un sistema di orto idroponico in verticale. Si tratta di una struttura in legno intorno a cui vengono fissati, per formare una serpentina, dei tubi in pvc provvisti di buchi dove porre a dimora le piantine. L’acqua per innaffiare l’orto scorre all’interno della serpentina e rientra in un sistema di riciclo e riutilizzo. Questa soluzione tecnica permette di risparmiare circa l’80% di acqua rispetto a un’aiuola coltivata in modo tradizionale.
     
  • A Singapore, il progetto Sky Green è un esempio di agricoltura urbana verticale a basse emissioni di carbonio con un impiego minimo di terra e di risorse idriche ed energetiche. Una delle particolarità di questo sistema consiste nella rotazione, alla velocità di un millimetro al secondo, della serra per consentire l’illuminazione solare di tutte le piante. È un sistema che in un prossimo futuro potrebbe far fronte fino al 10% al fabbisogno orticolo di Singapore.

Ci sono altre innovazioni applicate in prototipi fruibili su larga scala e altre che invece coinvolgono direttamente il singolo cittadino e il suo balcone. Tra queste citiamo:

  • Peperoncini in verticale e i fiori commestibili salva-ambiente, lanciati dall’azienda Carmazzi di Torre del Lago (LU) alForum della Green Economy organizzato dalla Coldiretti Toscana a giugno 2014. L’azienda ha sviluppato una tecnica di "muri verticali" adatti ad ogni ambiente, dal balcone alla finestra, dove poter coltivare peperoncini, ortaggi e fiori.
     
  • Lo Studio OVA (Hong Kong) propone una versione modulare di serre verticali. La struttura base è composta da un modulo di calcestruzzo inserito all’interno di un grande telaio di acciaio. Si crea così una griglia contenente diverse celle aperte dove container attrezzati possono essere introdotti per fornire i servizi necessari, a seconda delle esigenze.

Il vantaggio di questo prototipo sta nella struttura modulare, che permette l’adattamento sia ai luoghi che alla disponibilità economica (si possono prevedere espansioni in momenti successivi).

Infine, la Svizzera si fa avanti con progetti che mirano ad educare sia il consumatore sia il ristoratore. Particolarmente interessante è il progettoBeelong che ha permesso la creazione di una etichetta, del tipo di quella che siamo già abituati a vedere per il consumo energetico, che indica la sostenibilità ambientale dei menù dei ristoranti. L’etichetta tiene conto di diversi criteri: provenienza degli alimenti, modo di produzione, con particolare attenzione a quella locale, anche urbana, stagionalità, grado di trasformazione, emissioni di CO2. Il bilancio totale è riassunto in una semplice lettera (dalla A alla G) fornendo così una rapida ed efficace informazione sul bilancio ecologico di ciascun ingrediente e quindi permette al ristoratore di adattare il menu magari sostituendo alcuni piatti o semplicemente qualche ingrediente. La fase pilota terminerà a fine dell’anno.

Per saperne di più:

Urban Farmers
Progetto di Suwon (in tedesco)
Progetto di Suwon (in inglese)
Progetto di San Diego
Progetto Sky Green
Coldiretti Toscana
OVA Studio
Beelong

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Predatori naturali per il controllo biologico dei parassiti nelle serre

Il controllo biologico dei parassiti nelle serre, generalmente, si basa sul rilascio periodico di nemici naturali di produzione commerciale; tale metodo si è dimostrato efficace per decenni. Tuttavia, in alcuni casi si incontrano difficoltà nell’efficacia del controllo dei parassiti, che possono essere attribuite alla scarsità numerica di nemici naturali. Questi problemi derivano dalla diminuzione della colonia di nemici naturali con il diminuire del parassita combattuto, in particolare quando il nemico naturale è molto selettivo. È necessario, di conseguenza, ricorrere a rilasci successivi con associato aumento dei costi.

Ricercatori di diversi Istituti europei, tra i quali, per l’Italia, l’Università di Torino, hanno pubblicato in modo congiunto su Biocontrol di maggio 2014 i risultati delle loro ricerche sui metodi esistenti per il controllo biologico nelle serre, individuandone i punti deboli, i miglioramenti applicabili fin da subito e delineando le linee di ricerca per i progetti futuri.

Il maggior problema del controllo biologico nelle coltivazioni in serra è stata individuato nella necessità di rilasci successivi di predatori naturali. Questa esigenza è dovuta a due fattori principali:

  • l’impiego di predatori efficaci ma troppo selettivi;
  • la percezione e l’uso dei predatori, nemici naturali, alla stregua di bio-pesticidi, senza tenere conto che sono organismi viventi e quindi reagiscono alle condizioni ambientali e di alimentazione, modificando il proprio comportamento.

Per ovviare al primo problema, i ricercatori propongono di ricorrere all’impiego di predatori generici. I predatori generici sono sicuramente meno efficaci e veloci di quelli selettivi, ma offrono il vantaggio di sopravvivere ai parassiti, avendo un’alimentazione più varia, e ne prevengono la ricrescita, stabilendo quindi un regime di controllo biologico conservativo.
L’impiego dei predatori generici è già diffuso in pieno campo, dove è possibile dedicare le cosiddette fasce di rispetto, aree al bordo delle coltivazioni, ad esempio filari di specie da fiore alla creazione di habitat idonei alla loro proliferazione. In serra tale soluzione risulta più difficile soprattutto per l’alto valore del terreno coperto e per il costo di mantenimento. Tuttavia, l’impiego di parassiti generici è una strada consigliabile soprattutto in alcuni casi specifici.
Affinché i predatori generici possano sopravvivere bisogna fornir loro condizioni ambientali favorevoli. Queste condizioni comprendono la disponibilità di risorse alimentari alternative sfruttabili in assenza del parassita da aggredire, oltre a posti per la deposizione delle uova, rifugi per gli adulti, clima idoneo alla proliferazione in serra e limitazione degli effetti collaterali di fitofarmaci.
In alcuni casi la coltura in atto in serra stessa è in grado di fornire tali risorse, ma sono più numerose le colture che non sono in grado di fornire autonomamente risorse addizionali.
La soluzione adottata per il controllo biologico conservativo in pieno campo non è economicamente vantaggiosa all’interno delle serre, pertanto proprio questo è uno dei punti chiave su cui i ricercatori intendono focalizzare le proprie ricerche future.

Il secondo problema invece, necessita di un approccio differente. Infatti, la ricerca ha evidenziato come troppo spesso i coltivatori considerino e impieghino i predatori naturali come impiegherebbero bio-pesticidi, quindi non tenendo in dovuta considerazione che sono degli organismi viventi e che, come tali, necessitano di risorse e condizioni specifiche per sopravvivere e riprodursi.

Gli autori raccomandano ulteriori ricerche per:

  • sviluppo di fonti alimentari alternative che sostengano specificamente i predatori naturali e non parassiti delle piante
  • identificazione di fonti alimentari per i nemici naturali in grado di integrare il valore nutrizionale di alcune specie di parassiti
  • uso di sostanze volatili che conservino i predatori naturali nelle serre
  • selezione di nemici naturali ben adattati alla coltura o al clima delle serre

 

Per saperne di più:
Rivista Biocontrol