Milano. Presentato il primo Electricity Market Report dell’Energy&Strategy Group

La ricerca presentata oggi al Politecnico di Milano fotografa per la prima volta la situazione italiana messa a confronto con quella di altri sette Paesi, e traccia le aspettative degli operatori del settore.

Il mercato elettrico in Italia? Conservatore e con mutamenti attesi molto lenti.  Ma bisogna cambiare passo se non si vuole subire la competizione europea.


Nel corso del 2016 il fabbisogno di energia elettrica in Italia è stato pari a 310 TWh (-2% rispetto al 2015 e ben 8 punti percentuali sotto il picco del 2011), a cui corrisponde una generazione elettrica nazionale di 275 TWh di energia. Oggi questa produzione è soddisfatta per circa il 38% da fonti rinnovabili, ma nel 2017, precisamente alla data ormai famosa del 21 maggio, si è arrivati alla copertura record dell’87%.

Il controvalore complessivo del mercato è equivalso a circa 61 miliardi di euro nel 2016 e a quasi 31 miliardi nel primo semestre del 2017, distribuito tra i vari attori, che sono oltre 12.600 nella fase di generazione (con almeno 100 kW di potenza installata, ma va considerato che i primi sei detengono il 50% della capacità installata totale), 11 in quella di trasmissione e 137 nella distribuzione in media e bassa tensione (con i primi 3 che distribuiscono circa il 93% dell’energia totale) a cui si aggiungono 625 imprese registrate all’anagrafe degli operatori per la vendita di energia elettrica. Il tutto per servire un mercato finale fatto da 36,5 milioni di punti di prelievo sul territorio nazionale, di cui circa l’80% domestici.

È la fotografia del mercato elettrico in Italia scattata dalla prima edizione dell’Electricity Market Report, realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, che lo analizza nel dettaglio: dal cambiamento del consumatore, che sempre più spesso è prosumer (quindi anche produttore) e soddisfa con l’elettricità in maniera smart una quota sempre maggiore del proprio fabbisogno energetico, alle liberalizzazioni e all’apertura del mercato dei servizi di dispacciamento, con il conseguente possibile ingresso di nuovi operatori.

Sono ben 18 i grandi trend di cambiamento monitorati dalla ricerca. Il mercato elettrico in Italia e in Europa è infatti alle prese oggi con una delle più profonde trasformazioni degli ultimi decenni, stretto com’è tra le grandi evoluzioni della tecnologia e del mercato da un lato e, dall’altro, dalla necessità di adeguare il quadro normativo che da sempre ne irreggimenta il funzionamento.

L’Electricity Market Report è partito da queste premesse per investigare – sia attraverso il benchmark con gli altri grandi Paesi europei, sia raccogliendo direttamente il parere di un campione significativo di operatori del settore in Italia – le aspettative sulla capacità di innovarsi del nostro mercato. Per ciascuno dei grandi temi vengono infatti analizzate le caratteristiche principali e le implicazioni attese sui diversi attori della filiera: generazione, trasmissione, distribuzione e vendita.

Grafici e informazioni nel comunicato Stampa del Politecnico, sotto allegato.

Il report completo è disponibile in elettronico su richiesta, anche se non è ancora nella versione  definitiva presso
School of Management Politecnico di Milano

NOI_night

“NOI Techpark”, a Bolzano il primo parco tecnologico ispirato alla natura

NOI Techpark, il primo parco tecnologico ispirato alla natura, è stato inaugurato lo scorso venerdì sera,  20 ottobre,  a Bolzano nel cuore delle Dolomiti.

Costato 124 milioni di euro di investimento pubblico, NOI Techpark ospita 60 tra imprese e startup, oltre 20 laboratori e 6 istituti di ricerca.

Progettato da Claudio Lucchin & Architetti Associati e dallo studio italiano del gruppo Chapman Taylor, Nature of Innovation nasce infatti dal recupero del complesso industriale dell’Alumix di Bolzano, storico stabilimento fatto costruire da Mussolini nel 1937.

L’entrata di NOI Techpark è un edificio chiamato Black Monolith, il monolite nero. La copertura dell’edificio è rivestita con pannelli fotovoltaici e lastre in schiuma d’alluminio scura.

Le informazioni nel comunicato stampa allegato

Guarda i video

https://youtu.be/mg02t72pXeI

https://youtu.be/Oi6xd9dt4hU

 

cimice asiatica

Trovato l’antagonista naturale della famigerata cimice asiatica

La cimice asiatica colpisce i raccolti di frutta e cereali da Nord a Sud. Il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di Firenze ha individuato l’antagonista naturale in grado di parassitare le uova della cimice asiatica impedendone la proliferazione.


Una minaccia per l’agricoltura

È in corso un’invasione, da alcuni definita biblica, della cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys. La cimice sta colpendo da Nord a Sud i raccolti di frutta e cereali, causando gravi danni agli agricoltori italiani. Come altri parassiti alieni comparsi in Italia negli ultimi anni, la cimice asiatica si diffonde attraverso le attività umane (trasporti, prodotti vegetali importati e turismo). Non attacca direttamente persone, animali e oggetti anche se emana cattivi odori se schiacciata. Inoltre, fanno sapere gli esperti, se presente in sciami, può procurare danni agli impianti di ventilazione di case ed edifici commerciali. Grazie alla sua elevata polifagia (sono conosciuti più di 120 differenti ospiti) la cimice può causare gravi danni su oltre 300 specie di piante. In Italia, le maggiori perdite sono state riportate presso numerose aziende agricole, soprattutto in Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Friuli, dove ha praticamente distrutto il 40% dei raccolti di soia e frutta. In particolare, sono a rischio soprattutto le coltivazioni di pere e kiwi che rappresentano per il nostro Paese colture di punta nel mercato frutticolo a livello Europeo e mondiale: l’Italia è il primo Paese al mondo per la coltivazione di kiwi, con circa 470.000 tonnellate e il terzo produttore di pere, dopo Cina e USA, con oltre 670.000 tonnellate (Centro Servizi Ortofrutticoli, 2016). La cimice causa danni importanti anche alle coltivazioni di mele, pesche e uva. La puntura della cimice asiatica può essere fatale: se avviene nella fase iniziale di sviluppo del frutto, si creano fossette e aree necrotiche sulla superficie esterna; se, invece, la puntura avviene nella fase di maturazione, si formano  malformazioni che rendono il frutto deprezzato o non commercializzabile.

 

Figura 1. Attacco della cimice su pera  

 

Figura 2. Attacco della cimice su pesca

 

Complice dell’invasione di cimici asiatiche è anche il cambiamento climatico: da anni ormai assistiamo infatti ad autunni con temperature sopra le medie stagionali, che favoriscono il proliferare dell’insetto. La mappa riporta la distribuzione della cimice asiatica a livello globale:

 

Figura 3. Distribuzione dell’Halyomorpha halys (cimice asiatica) nel mondo. Le aree di colore scuro indicano gli habitat più adatti al proliferare della cimice, mentre quelle di colore più chiaro gli habitat meno adatti. Fonte: Tim Haye et al., J. Pest Sci (2015).

 

Di cosa si tratta

L’Halyomorpha halys (cimice asiatica) appartiene alla famiglia dei Pentatomidae, è originario dei Paesi Asiatici e prolifera soprattutto in aree tropicali e sub-tropicali del pianeta. I ricercatori riportano che questo fitofago era presente già dagli anni Novanta in Cina (dove ha finora causato danni per oltre 1 miliardo di dollari), Taiwan, Giappone e Corea del Sud, per raggiungere gli Stati Uniti nel 1998. In Europa, è apparso nel 2004 in Svizzera e in seguito in Francia, Germania, Ungheria, Grecia. In Italia, il primo esemplare di cimice asiatica è stato rinvenuto nel 2012 in Emilia Romagna, nei pressi di Modena. Nel 2013 l’insetto ha raggiunto Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli. Le cimici adulte sono di colore grigiastro-brunastro, hanno bande scure sul bordo esterno dell’addome e raggiungono una lunghezza compresa tra i 12 e 17 millimetri. Appena nate le neanidi (stato giovanile dell’insetto) sono di colore giallastro con punte di colore nero; poi con la crescita presentano piccole spine sul protorace e sul capo.

 

Figura 4. Uova e neanidi di Halyomorpha halys (cimice asiatica)

 

In primavera le cimici fuoriescono dai “ricoveri invernali” e si portano sulla vegetazione, dove si nutrono e si accoppiano, quindi in estate le femmine depongono sulle foglie fino a 285 uova all’anno (Dioli P., Leo P., Maistrello L., 2016). Nelle regioni italiane con un clima più mite, il fitofago compie una sola generazione all’anno, mentre nelle aree subtropicali può arrivare a sei generazioni. Durante lo sviluppo, le giovani cimici si nutrono della linfa vegetale che trovano nelle foglie. Verso settembre, divenuti ormai adulti, gli insetti si aggregano e cercano crepe e fessure nei muri delle abitazioni e nei telai di porte e finestre, dove passano l’inverno (svernamento).

 

Il Crea trova la soluzione

Il CREA di Firenze ha trovato una soluzione alla pericolosa invasione di questo insetto alieno, cercando quali fossero gli antagonisti naturali della cimice. Tra i molti insetti selezionati, ha individuato quello che sembra essere finora l’unico antagonista capace di combattere la cimice.

 

Figura 5. Femmina di Ooencyrtus telenomicida in procinto di parassitare le uova di cimice asiatica

 

Il suo nome scientifico è Ooencyrtus telenomicida ed è un micro-imenottero, con una lunghezza compresa tra i 12 e i 16 millimetri (1 mm in meno della cimice), capace di parassitare le uova deposte dalla cimice asiatica. La femmina di questo micro-imenottero va ad inoculare uova della cimice, annientandone così la progenie. In particolare, secondo i test, una sola femmina di imenottero in 24 ore riesce a parassitare il 35% delle uova della cimice, ma in presenza di più femmine si arriva anche al 100%. La ricerca è stata portata avanti dal Centro di ricerca e certificazione del Crea in collaborazione con i servizi fitosanitari del Mipaaf (Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali) e di alcune Regioni interessate dall’invasione della cimice, nell’ambito del progetto nazionale “Aspropi – Azioni di supporto della protezione delle piante”. Sino ad oggi, l’imenottero è stato studiato in laboratorio e provato in alcune aziende agricole per testarne l’efficacia. L’Ooencyrtus telenomicida si è dimostrato un efficace rimedio naturale per il controllo biologico dell’insetto infestante e rappresenta oggi la speranza di migliaia di agricoltori, soprattutto nel Nord Italia, dove i raccolti sono stati fortemente danneggiati dalla cimice asiatica. Se questo antagonista naturale si dimostrerà efficace, fa sapere il Crea, nel 2018 accanto alle tradizionali rete anti-grandine usate per ridurre l’attacco sui frutteti, potrebbero essere disponibili anche soluzioni efficaci di lotta biologica per combattere la diffusione della cimice asiatica.