Infrastrutture verdi urbane: il caso del deposito ATM di Milano
Di Alessandro Campiotti
Il quartiere milanese di Giambellino è stato teatro di un intervento di rigenerazione urbana basato sulla natura che ha visto la realizzazione di una parete verde di 350 metri quadri sulla facciata di un deposito ATM locale. A tre anni dall’inaugurazione, i residenti hanno accettato positivamente l’iniziativa e c’è stato un solo episodio di vandalismo.

Da alcuni anni l’amministrazione che guida il Comune di Milano persegue una serie di interventi di rigenerazione urbana in sintonia con le politiche green promosse dall’Unione europea, per raggiungere, almeno in parte, gli obiettivi prefissati in termini di contenimento delle emissioni di gas climalteranti, promozione della biodiversità e miglioramento della qualità dell’aria. Sebbene la questione risulti assai spinosa e determini reazioni molto distinte tra i residenti, ci sono alcuni esempi virtuosi attuati tra il centro urbano e le aree limitrofe di cui vale la pena portare l’esperienza, come il caso del quartiere Giambellino.
Ci troviamo in Via Giambellino 121, periferia sud-ovest di Milano, dove nel 2021 il progetto europeo H2020 Clever Cities ha finanziato, in collaborazione con il Comune, la realizzazione di una parete verde in una facciata esterna di un deposito ATM (Azienda Trasporti Milanesi) che ospita 300 mezzi e dove lavorano circa 500 persone. L’iniziativa di candidare la società municipalizzata al bando lanciato dal Comune di Milano è stata frutto di un cambio di paradigma maturato dal CDA di ATM, che dal 2017 ha iniziato a promuovere diversi interventi in linea con le politiche di sostenibilità ambientale, come la sostituzione della flotta costituita da 1250 autobus diesel con mezzi elettrici, alimentati da colonnine installate all’interno dei diversi depositi.
Dopo tre anni dall’inaugurazione, la parete verde di 350 metri quadri, collocata lungo una via molto trafficata, risulta in perfette condizioni e le piante si presentano rigogliose e in buona salute. Il segreto della buona riuscita di questo esempio di infrastruttura verde urbana ci è stato spiegato da Paolo Pignataro, dottore agronomo che da anni opera nel settore del verde pensile e parietale, il quale ha contribuito in qualità di progettista alla realizzazione dell’impianto. Considerando l’elevata concentrazione di polveri sottili che rende l’aria di Milano particolarmente inquinata, è stato deciso di selezionare un mix di specie vegetali sempreverdi a portamento erbaceo e arbustivo, come Hedera helix, Chlorophytum comosum e Trachelospermum jasminoides, che fossero adatte alle condizioni microclimatiche e al contempo resistenti agli inquinanti atmosferici ed efficaci nel sequestro di anidride carbonica (CO2) e nell’accumulo di particolato (PM).

La scelta delle specie botaniche, spiega Pignataro, è essenziale nelle fasi progettuali per definire il numero di piante che possono essere messe a dimora per ogni metro quadro, che nel caso in questione varia tra 20 e 30 in base alle dimensioni. Un impianto di verde parietale ben progettato, infatti, richiede una manutenzione ordinaria limitata, che consiste nello svolgimento di operazioni di potatura due volte l’anno e nel regolare monitoraggio visivo delle piante in modo tale da individuare eventuali carenze nutrizionali, presenza di microrganismi dannosi o fitopatologie ed intervenire in tempi rapidi.
Per quanto riguarda la progettazione dell’impianto di irrigazione, prosegue il progettista, bisogna invece considerare parametri come la portata del muro, il peso della struttura, la tipologia di substrato e la quantità di matrice per garantire una buona ritenzione idrica, con perdite di acqua ridotte. In questo caso, il sistema irriguo è automatico e costituito da microirrigatori alimentati con acqua corrente che veicolano la soluzione circolante lungo la struttura favorendo anche il graduale scioglimento dei fertilizzanti distribuiti. Tuttavia, per rendere più sostenibile l’impianto sarebbe opportuno realizzare un sistema di raccolta e ricircolo delle acque meteoriche, affinché vengano destinate all’irrigazione delle piante.
Inoltre, per favorire il monitoraggio e la valutazione dei benefici ambientali prodotti, la parete verde è stata dotata di sensori di temperatura, umidità relativa e concentrazione di polveri sottili, fungendo anche da strumento di sperimentazione scientifica per studenti degli atenei locali, mentre tre grandi pannelli descrittivi mirano a fornire alcune informazioni sul progetto a residenti, passanti e automobilisti bloccati nel traffico.
In tre anni, un solo atto vandalico ha interessato la parete verde di Via Giambellino, e questo dovrebbe auspicabilmente dimostrare la sua complessiva accettazione da parte della popolazione locale, anche grazie al contributo in termini di sensibilizzazione apportato dalle associazioni di quartiere, che fin dal principio sono state coinvolte nella progettazione dell’intervento. Insieme ai residenti, anche i dipendenti del deposito ATM, inizialmente titubanti sull’iniziativa, hanno mostrato il loro sostegno rispondendo nel tempo a questionari di gradimento che hanno prodotto risultati sostanzialmente positivi.