L’estate porta con sé il pericolo degli incendi boschivi

Di Alessandro Campiotti


Ogni anno più di mille incendi bruciano 350.000 ettari di ecosistemi forestali nel territorio europeo, causando notevoli perdite dal punto di vista ecologico ed economico. Oltre a migliorare la manutenzione dei boschi, andrebbe aperta una riflessione sul fatto che la gran parte degli eventi sono causati dall’azione dell’uomo.

Foto di Alessandro Campiotti


L’arrivo dell’estate è alle porte, e come ogni anno la bella stagione apre un ricco ventaglio di opportunità per molte persone, che iniziano a fare il conto alla rovescia prima di abbandonare i centri urbani per qualche settimana di meritato riposo. Tuttavia, l’aumento delle temperature estive non è collegato solo alla fine delle scuole e alla tintarella balneare, ma anche all’inizio della triste stagione degli incendi boschivi, che bruciano annualmente vaste estensioni forestali causando la perdita di numerosi habitat naturali.

Una recente relazione pubblicata dalla Corte dei conti europea in merito allo scottante tema degli incendi boschivi, sostiene che ogni anno il territorio europeo viene investito da circa 1000 incendi di almeno 30 ettari l’uno, per un totale di oltre 350.000 ettari di bosco persi o gravemente danneggiati. Ogni evento, inoltre, comporta una serie di ripercussioni sia per l’ambiente che per l’essere umano, come la perdita del capitale naturale e di biodiversità e il rilascio nell’aria di elevate quantità di anidride carbonica (CO2) e altri inquinanti atmosferici che, se respirati, possono risultare particolarmente pericolosi per la salute umana. Il rischio di incendio può essere valutato in relazione ad alcuni fattori che caratterizzano il bosco, come la struttura del suolo, la topografia del paesaggio e il carico di biomassa combustibile; tuttavia, solo una minima percentuale degli incendi è riconducibile a cause naturali, come l’azione di un fulmine, mentre la gran parte sono attribuibili all’azione colposa o dolosa dell’uomo, e questo dovrebbe aprire una seria riflessione di ordine etico.

A livello europeo, la gestione del patrimonio forestale è di competenza dei singoli Stati, mentre la Commissione europea ha la responsabilità di promuovere strategie di pianificazione e manutenzione del territorio e di finanziare lo sviluppo di progetti di ricerca e innovazione per la salvaguardia del patrimonio boschivo. Al contempo, i diversi Stati dovrebbero tutelare il valore ecologico ed economico delle foreste perseguendo una politica di prevenzione che riduca quanto possibile il rischio di incendio, per esempio attuando una serie di buone pratiche di gestione che vanno dalla rimozione della vegetazione secca alla realizzazione di fasce parafuoco, dal potenziamento del monitoraggio del territorio all’aggiornamento delle mappe di rischio obsolete. Secondo il Sistema europeo d’informazione sugli incendi boschivi, ogni anno in UE si stimano perdite economiche pari a circa due miliardi di euro, pertanto la raccomandazione che viene rivolta ai governi è di investire nella prevenzione dagli incendi più di quando si spenda per far fronte alla loro estinzione, dando la precedenza alle aree più ricche di biodiversità, come quelle della Rete Natura 2000.

Puntando lo sguardo sull’Italia, i dati di un recente rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) basati su analisi di osservazioni satellitare ad alta risoluzione, certificano che nel 2024 una superficie totale di 514 chilometri quadrati è stata interessata da incendi boschivi, pari a circa la metà dell’area del comune di Roma. A farne le maggiori spese sono stati gli ecosistemi forestali costituiti da specie appartenenti alle latifoglie sempreverdi, come lecci, sugheri e mirti, seguiti dalle latifoglie decidue quali querce, faggi e castagni, per finire con le conifere, come pini e abeti, meno soggetti a prendere fuoco per via della composizione cerosa delle loro foglie. Rispetto agli anni precedenti, tuttavia, la superficie media colpita da incendi a livello nazionale è risultata inferiore di circa il 30% e le regioni più coinvolte sono state Sicilia, Calabria e Sardegna, mentre hanno mostrato risultati meno preoccupanti le regioni del centro-nord.

Per approfondire:

Corte dei conti europea, relazione speciale 16/2025, “I finanziamenti dell’UE per affrontare gli incendi boschivi – Sono state adottate più misure preventive, ma gli elementi in grado di attestarne i risultati e la sostenibilità nel lungo termine sono insufficienti”, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2025. https://www.eca.europa.eu/it/publications/SR-2025-16

ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Ecosistemi terrestri ed incendi boschivi in Italia: Anno 2024, https://www.isprambiente.gov.it/files2025/attivita/report_incendi_2024_ispra.pdf.