COP 16 sulla Biodiversità: Roma chiude gli accordi iniziati a Cali


Di Alessandro Campiotti

La XVI Conferenza delle Parti sulla diversità biologica definisce le strategie di finanziamento per attuare gli obiettivi dell’Accordo di Kunming Montreal del 2022. Tra le principali sfide figurano la riduzione dei sussidi dannosi per la biodiversità e la creazione di un fondo a sostegno delle comunità locali dei Paesi in via di sviluppo.

Sede centrale della FAO a Roma (foto di Alessandro Campiotti)


Salvaguardia della natura, sviluppo sostenibile ed equità sociale sono tra i numerosi temi che hanno animato la COP 16 sulla Biodiversità, tradizionale Conferenza delle Parti promossa dalle Nazioni Unite che ha avuto luogo a Roma, presso la sede della FAO, dal 25 al 27 febbraio scorsi, per concludere il dibattito iniziato lo scorso novembre a Cali, in Colombia, dove il mancato raggiungimento del quorum aveva causato il rinvio delle discussioni. Alla tre giorni di dibattiti hanno preso parte i rappresentanti di oltre 150 Paesi al mondo, per riprendere i negoziati avviati a Cali, e giungere finalmente alla ratificazione di un pacchetto di accordi su cui basare le strategie di tutela della biodiversità dei prossimi anni.

La necessità di un intervento immediato in questa direzione è dettata dallo stato di grave degrado in cui versa la natura, che da alcuni decenni subisce una progressiva erosione del proprio patrimonio biologico a causa di numerosi fattori di origine antropica, a partire dall’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali. Come certifica il WWF, che ogni due anni pubblica un rapporto approfondito sullo stato di salute globale degli ecosistemi (Living Planet Report), negli ultimi 50 anni si è assistito alla perdita di circa il 70% delle popolazioni di vertebrati come mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci. Questa condizione di rapido impoverimento delle risorse naturali, aggravata dagli eventi climatici estremi sempre più frequenti, determina una serie di elementi di instabilità anche a livello socioeconomico, politico e sanitario, di cui fanno le spese soprattutto le comunità locali dei Paesi in via di sviluppo.

Per far fronte a questa situazione e promuovere dei piani di intervento concreti, la COP 16 ha preso in esame il quadro di riferimento globale per la protezione delle biodiversità (Kunming Montreal Global Biodiversity Framework) approvato nella precedente COP 15 tenutasi a Montréal (Canada) nel 2022. Il Protocollo, caratterizzato da 23 obiettivi da perseguire entro il 2030, annovera tra le principali sfide il ripristino del 30% degli ecosistemi degradati (terrestri, acquatici e marini), la riduzione dell’impatto delle attività antropiche e l’introduzione del concetto di biodiversità nei processi decisionali che guidano le politiche ambientali e le strategie di sviluppo territoriale.

Allo stesso tempo, sono state previste una serie di azioni finalizzate a responsabilizzare imprese internazionali e istituzioni finanziarie nella valutazione dell’impatto ambientale legato al loro operato. Per tale ragione, è stato approvato un taglio progressivo di almeno 500 miliardi di dollari annui di incentivi pubblici considerati dannosi per la biodiversità, e il conseguente finanziamento della protezione della natura con almeno 200 miliardi annui finanziati da soggetti pubblici e privati. Inoltre, dopo avere definito le strategie di finanziamento per attuare gli obiettivi dell’Accordo di Kunming Montreal, la COP 16 ha lanciato il “fondo Cali”, uno strumento finanziario necessario alla raccolta di una parte dei proventi delle industrie farmaceutiche, biotecnologiche e cosmetiche che utilizzano le risorse genetiche di origine vegetale e animale, per destinarli alle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo.

A margine di tre giorni di discussioni, che purtroppo hanno suscitato uno scarso interesse mediatico e politico, si può affermare che la COP 16 abbia compiuto alcuni passi in avanti rispetto al passato, coinvolgendo i rappresentanti delle comunità locali e della società civile a livello decisionale, incentivando la responsabilizzazione del settore privato e definendo una serie di indicatori per rendere omogeneo il sistema di valutazione e monitoraggio degli interventi programmati. Tuttavia, occorre sottolineare anche una serie di elementi contrastanti emersi dagli accordi finali, come la mancanza di vincoli chiari in merito al taglio degli incentivi dannosi per la biodiversità, la non obbligatorietà per le industrie inquinanti di contribuire al fondo Cali e la raccolta di sostegni economici da parte dei paesi donatori per un importo pari a poche centinaia di milioni di dollari, una cifra ancora molto lontana da quella stimata per la realizzazione di azioni concrete a beneficio dell’ambiente.

Per approfondire:

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Cop 16: definita a Roma la strategia per finanziare la protezione della biodiversità, 28/02/2025, https://asvis.it/notizie/2-23139/cop-16-definita-a-roma-la-strategia-per-finanziare-la-protezione-della-biodiversita

Convention on Biological Diversity, Kunming Montreal Global Biodiversity Framework, 2030 Targets (with Guidance Notes), 2022, https://www.cbd.int/gbf/targets

Legambiente, Cop 16, raggiunto accordo per la biodiversità, 03/03/2025, https://www.legambiente.it/news-storie/natura-e-biodiversita/cop-16-raggiunto-accordo-per-la-biodiversita/